Nota diplomatica

Regine sanguinarie, quando sono le donne a portar guerra

di James Hansen |

Forse è bene ricordare che la Crimea invasa da Putin nel 2014 era già stata invasa e formalmente annessa alla Russia da Caterina la Grande nel 1783, oltre due secoli prima della mossa dell’attuale “strong man” del Cremlino.

Per quanto sia un tratto comune a molti politici, il Primo Ministro britannico Boris Johnson si distingue in modo particolare per la tendenza di aprire bocca e dire qualsiasi cosa pur di accaparrarsi le simpatie del pubblico. Tra le sue esternazioni più note, c’è la promessa elettorale da lui fatta nel corso di un comizio del 2005 quando—scherzosamente, si presume—assicurò agli elettori maschi di Henley, nell’Oxfordshire, che dare il voto al suo partito, quello Conservatore, “avrebbe fatto diventare più grandi i seni delle loro mogli”.

James Hansen

Il 2005 è ormai lontano anni luce, moralmente parlando. Forse per riparare proprio al misfatto politically incorrect di allora,  in questi giorni Johnsonha espresso con molta enfasi all’emittente tedesca ZDF l’opinione secondo cui le azioni di Vladimir Putin nell’invadere l’Ucraina sarebbero un “esempio perfetto della mascolinità tossica e che Putin non avrebbe mai attaccato il paese vicino, lanciando una “crazy macho war”, se fosse stato una donna…

La cosa interessante è che entrambe le dichiarazioni—quella sui seni e quella su Putin che sarebbe più pacifista se solo fosse una donna—sono smentite dai fatti. Tralasciando i commenti idioti sulle ‘misure’ femminili, esistono prove convincenti secondo cui, almeno storicamente, le leader donne sarebbero state sanguinarie e bellicose anche più degli uomini. Infatti, un famoso studio del 2017 sui regnanti europei—re e regine, imperatori e imperatrici—condotto da Oeindrila Dube dell’University of Chicago e S.P. Harish del College of William and Mary, dimostra che, partendo dal 15° secolo, le monarche avevano una probabilità del 38,8% maggiore rispetto ai colleghi  maschi di portare i propri paesi in guerra.

Non è affatto detto che in questi conflitti le regine fossero le vittime innocenti, aggredite per la loro presunta ‘debolezza femminile’. Secondo lo studio citato, tra il 16° e il 20° secolo, con il rafforzamento degli stati e con la creazione degli eserciti permanenti: “Le guerre europee diventarono frequenti, richiedendo sempre più un oculato management finanziario e militare… I regni retti da regine potrebbero aver avuto una maggiore capacità gestionale… poiché le regine spesso utilizzarono i loro consorti per aiutarle a governare”.

Parecchie monarche però, personaggi del calibro delle regine britanniche Elisabetta I e Vittoria d’Inghilterra, di Maria Teresa d’Austria e in particolar modo di Caterina la Grande di Russia, non erano dei fiori delicati: comandarono sul serio. Forse è bene ricordare che la Crimea invasa da Putin nel 2014 era già stata invasa e formalmente annessa alla Russia da Caterina la Grande nel 1783, oltre due secoli prima della mossa dell’attuale “strong man” del Cremlino.