come si firma?

Referendum, da oggi si firma anche online con Spid e Cie. Ma costa 50 centesimi a persona (a carico dei promotori)

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Si parte con quello su eutanasia legale in corso in questo momento. Obiettivo: 500.000 firme entro il 30 settembre 2021. Ma la firma online con Spid e Cie per i referendum costa 50 centesimi a persona (a carico del comitato promotore).

Da oggi i referendum e le leggi di iniziativa popolare si possono firmare online, con Spid e Cie. Non più solo ai gazebo. A partire da quello sull’eutanasia legale che è in corso e promosso, tra gli altri, dall’associazione Luca Coscioni. L’associazione rivendica la novità insieme a Mario Staderini, ex segretario dei Radicali, dopo una battaglia politico-giudiziaria durata due anni.

Referendum, la democrazia anche online

La svolta è arrivata, dopo i tentennamenti del ministero della Giustizia, con un emendamento approvato negli scorsi giorni all’unanimità dalle commissioni Affari costituzionali e Ambiente per la raccolta firme per i referendum on line tramite identità digitale (Spid) e carta d’identità elettronica (Cie).

Dopo la pubblicazione sulla Gazzetta Ufficiale, la firma digitale con Spid e Cie è realtà. Si tratta di una decisione storica di una riforma epocale che offre la possibilità di firmare online referendum e leggi di iniziativa popolare.

La firma online per i referendum costa 50 centesimi (a carico del comitato promotore)

Ma la firma online non è gratis. Se si usufruisce del sistema tramite SPID o CIE la spesa di circa 50 centesimi è a carico del comitato promotore. Per questo l’associazione Luca Coscioni chiede una donazione di almeno un euro che oltre al costo della propria firma consente di offrire ‘una firma sospesa’.

“La raccolta firme in formato digitale – spiega l’associazione Coscioni – è una pratica comune in quasi tutta l’Unione europea e in alcuni Paesi, come per esempio la Germania, ora anche in Italia, grazie a una pressione politica che ha trovato un prima vera svolta nel 2019 con il caso Staderini-De Lucia, quando le Nazioni Unite hanno condannato la Repubblica italiana per violazioni del Patto Internazionale sui Diritti Civili e Politici, a causa degli ostacoli alla raccolta delle firme sugli strumenti di democrazia diretta: i ricorsi hanno imposto all’Italia di rimuovere i ‘irragionevoli ostacoli’ alla raccolta firme previsti da una legge del 1970, ben prima della nascita del web.”

Nello specifico, l’emendamento adottato prevede una norma transitoria per cui i comitati promotori possono raccogliere – senza alcuna necessità di intervento da parte di organismi pubblici – le firme per referendum e iniziative popolari con una piattaforma predisposta da ente certificatore convenzionato con l’Agenzia per l’Italia Digitale (Agid); il Comitato promotore può effettuare la raccolta attraverso un applicativo web che prevede l’uso universale della firma elettronica qualificata per firmare la richiesta di indizione di un referendum.