l'intervista

Recovery e Crisi. F. De Leo: ‘Necessario cambiare la narrativa italiana agli occhi dell’Europa’

a cura di Raffaele Barberio |

La crisi politica che si è aperta lo scorso anno a dicembre ha avuto fra gli elementi scatenanti anche l’impostazione del Recovery Plan e il suo assetto di governance. I mercati “scontano” le incertezze riguardanti la reale possibilità che il nostro Paese si presenti puntuale agli appuntamenti con l’Europa.

Consueto appuntamento del lunedì con Francesco De Leo, Executive Partner di Kauffman & Partner, per discutere di Recovery Plan e gestione della pandemia alla luce dell’argomento del giorno: la crisi di governo che si dimostra sempre più incerta e aperta ad ogni tipo di soluzione, considerando pur sempre come del tutto improbabile la soluzione elettorale. Ecco il quadro che ne viene fuori.

Key4biz. Partiamo dalla pandemia, da stamane molte regioni tornano in area gialla ma andiamo incontro ad un inverno che si preannuncia ancora lungo. Ci sarà spazio per qualche punta di ottimismo?

Francesco De Leo. Chi non vorrebbe tornare a “vivere” come prima? E anche immaginare che un giorno ci sia “concesso” di uscire di casa, senza indossare la mascherina. Ma non sarà così ancora per molto tempo. Il professore Andrea Crisanti, da noi in Italia, e Anthony Fauci a Washington hanno confermato a pochi giorni di distanza l’uno dall’altro che ci vorranno dai 18-24 mesi per tornare a un regime di semi-normalità. Sono i numeri, la matematica e la scienza che ci devono guidare fuori dalla pandemia. Non dobbiamo farci illusioni perché’ non ci sono scorciatoie, che possiamo imboccare facilmente. È il momento delle responsabilità e di scelte difficili.

Key4biz. Se è così, quali sono stati in questo mese di gennaio i fattori chiave che hanno modificato le aspettative?

Francesco De Leo. I mercati finanziari avevano anticipato alla fine dell’anno l’impatto positivo dell’arrivo dei vaccini, ma le notizie riguardanti almeno tre mutazioni del COVID-19 (le varianti inglese, sudafricana e brasiliana), l’incertezza sugli approvvigionamenti, e le criticità legate alla logistica nella distribuzione, hanno progressivamente raffreddato gli entusiasmi degli investitori. Nel complesso, il 2021 si preannuncia più difficile del 2020: e questa non è una buona notizia. I mercati sono “event-driven” e si muovono sulla base di anticipazioni che successivamente sono oggetto di correzione, sulla base dei fatti: come si è usi dire “buy on rumors and sell on news”.

Key4biz. L’Italia sta affrontando anche una crisi politica, in una situazione di emergenza. Che idea si sono fatti, secondo lei, all’estero?

Francesco De Leo. Occorre tenere presente che gli osservatori internazionali e i mercati finanziari si sono abituati nel tempo a “pesare” la volatilità degli assetti di governo del nostro Paese e in una certa misura ci riconoscono a noi italiani le capacità di uscire da situazioni di crisi all’ultimo minuto. Questa volta è differente, perché siamo precipitati in uno scenario in cui dobbiamo affrontare più contesti di crisi contemporaneamente. Sembra quasi che in una certa misura le crisi ce le siamo andati a cercare. Abbiamo dato l’impressione che da questo punto di vista abbiamo complessivamente sottovalutato l’impatto della pandemia in un contesto di progressiva fragilità dell’economia. Forse sarà anche per questa ragione che i mercati, nel corso dell’ultima settimana, hanno in effetti iniziato a “prezzare” un rischio “Italia”. Così non era stato agli inizi di gennaio.

Key4biz. In compenso sta arrivando il Recovery Plan, che potrebbe accontentare tutti. Ci potrebbe essere un’inversione di tendenza?

Francesco De Leo. In linea di massima sono d’accordo. Il Recovery Plan è l’ultima opportunità che avremo in questa decade per rilanciare il nostro Paese. Entro il 15 febbraio l’Italia dovrà presentare il draft del Piano Nazionale di Rilancio e Resilienza (PNRR) a Bruxelles (e ad aprile il progetto definitivo). Siamo al 1° di febbraio e, in piena crisi politica, quindici giorni volano via in fretta. Al pessimismo della ragione dobbiamo anteporre l’ottimismo della volontà e quindi augurarci, anche in questa occasione, di cogliere l’obiettivo, arrivando all’ultimo minuto. Certo, sarebbe preferibile non ridursi in queste condizioni, ma in questo caso conta davvero solo il risultato. Non è importante come ci si arriva, occorre solo farsi trovare pronti. Come diceva Giampiero Boniperti: “vincere non è importante. È l’unica cosa che conta”. Questo per noi deve essere il Recovery Plan. Siamo saldamente in Europa, ci siamo per rimanerci e le risorse che ci sono state assegnate dall’Europa sono un’occasione di rilancio che non possiamo permetterci di perdere.

Key4biz. Perché, allora, i mercati iniziano a “prezzare”, come dice lei, un rischio Italia?

Francesco De Leo. La crisi politica che si è aperta a dicembre scorso ha avuto fra gli elementi scatenanti anche l’impostazione del Recovery Plan e il suo assetto di governance. I mercati “scontano” le incertezze riguardanti la reale possibilità che il nostro Paese si presenti puntuale agli appuntamenti con l’Europa. Sono convinto che anche questa volta ci riusciremo e che, se del caso, ci saranno date occasioni per recuperare. Ma è chiaro che i mercati fanno le loro valutazioni sulla base dei fatti e registrano in maniera asettica le prese di posizione dei principali protagonisti della crisi politica attualmente in corso. È bene tenersi pronti per un avvio di febbraio carico di tensioni sui mercati finanziari, per le preoccupazioni sulla stabilità politico-finanziaria del nostro Paese.

Key4biz. Insomma riusciremo a tirarci fuori dai pasticci all’ultimo momento, come siamo bravi a fare?

Francesco De Leo. In condizioni “normali”, è chiaro che non ci dovrebbero essere dubbi sulla resilienza dell’Italia e del suo “peso” economico nell’eurozona. Ma non viviamo tempi “normali” e i mercati ne tengono conto. Il problema è che la crisi politica viene vissuta dagli attuali protagonisti come se fosse un problema solo dell’Italia. Si registrano, di sovente, dichiarazioni che se possono sembrare giustificabili nell’agone politico nazionale suonano stonate e avulse dalla realtà in cui siamo precipitati per la pandemia, una volta riportate nel contesto dell’Europa. Devono passare ancora due-tre settimane: poi le tensioni sui mercati finanziari e il progressivo rialzo dello spread porteranno tutti i protagonisti della politica ad abbassare i toni.

Key4biz. Quindi torniamo sempre al punto di partenza: il rapporto dell’Italia con l’Europa. Ma siamo destinati ad essere percepiti sempre così, come quelli che arrivano all’ultimo minuto?

Francesco De Leo. Vorrei ricordare una frase di Anna Frank: “Non possiamo controllare il nostro destino, ma possiamo controllare chi diventiamo”.  Dovrebbe essere così anche per noi. Pensare che la crisi politica a cui stiamo assistendo sia una questione meramente italiana, vuol dire essere profondamente slegati dalla realtà. Siamo saldamente integrati in Europa e viviamo in un mondo sempre più interconnesso.

Key4biz. Insomma sempre più Italia in Europa e sempre più Europa in Italia?

Francesco De Leo. Il nostro Paese è considerato un laboratorio dal quale possono emergere i trend che determineranno gli equilibri dell’eurozona. In una certa misura siamo degli “osservati speciali”, e questo richiede maggiore responsabilità da parte di tutti. Chi si troverà a guidare il Paese, una volta superata la crisi politica, dovrà essere un interlocutore autorevole con l’Europa: sarebbe auspicabile non “avvelenare i pozzi”, per poi trovarci a dovere risalire la china e riconquistare la fiducia dei nostri partner europei e dei mercati.

Key4biz. Ritorniamo alla crisi di governo in corso, come si supererà la crisi politica? Quali sono gli scenari che emergeranno nei prossimi giorni?

Francesco De Leo. Occorre riconoscere che di questi tempi, in quanto a crisi, non ci siamo fatti mancare nulla. A partire dagli inizi della legislatura, chi avuto responsabilità di governo si è trovato ad affrontare, in rapida sequenza, più di un fronte di crisi contemporaneamente, come mai si era verificato sin dal secondo dopoguerra. E forse, anche per questo, le continue pressioni hanno determinato un progressivo affaticamento del Governo e un rallentamento alla necessità di imprimere un cambio di passo. Ricordo che agli esordi del primo Governo Conte si era prospettata anche una possibile “staffetta” fra Luigi Di Maio e Matteo Salvini.

Key4biz. Il quadro che lei ricorda sembra già lontano nel tempo, eppure sembra ci sia un filo che unisce i cambiamenti nella continuità…

Francesco De Leo. Fra gli osservatori e gli analisti si sta facendo strada l’orientamento che un cambio di leadership consenta di dar vita ad una nuova narrativa, una nuova “equity story” e questo è un fattore apprezzato dai mercati. Ripeto, devono ancora passare due-tre settimane e poi maturerà fra tutte le parti coinvolte un orientamento condiviso a convergere su una soluzione che dia maggiori garanzie ai mercati e all’Europa. Quindi attendiamoci meno divisioni e maggiore coesione.

Key4biz. Sta dicendo che potremmo non vedere la nascita di un “Conte ter”?

Francesco De Leo. Per i mercati non è questo il punto. Occorre dire che sarebbe come se nell’arco di uno stesso campionato Cristiano Ronaldo giocasse prima con la maglia della Juventus, poi con quella dei rivali di sempre, ovvero l’Inter, per quindi chiudere la stagione con la Roma. Al di là della suggestione del momento, temo che le rispettive tifoserie non la prenderebbero bene e anche la FIFA interverrebbe per sollevare qualche dubbio sulla regolarità del suo tesseramento. È chiaro che “la politica è l’arte del possibile”, come diceva Otto von Bismark. Ma in questo contesto siamo ben oltre quanto i mercati sono disposti ad assecondare.

Key4biz. E quindi, quali sono le attese che si stanno formando? Sul Recovery si sta perdendo tempo?

Francesco De Leo. In primo luogo, occorre recuperare rapidamente il tempo che è andato perduto sul Recovery Plan: sarebbe grave se si percepissero ulteriori tentennamenti e fibrillazioni. Poi, è opportuno tenere presente, che non c’è solo un problema di contenuti, ma anche di autorevolezza e legittimità del Governo nel rapporto con l’Europa e con i mercati. In sostanza, si tratta in larga misura di nuovo debito, e quindi chiunque si troverà ad essere Primo Ministro dovrà offrire ampie garanzie all’Europa e alla BCE. In questi casi, il track-record è il primo dei requisiti sul quale i mercati concentrano l’attenzione. E non potrebbe essere diversamente, considerato l’elevato livello di indebitamento del nostro Paese. Si è detto, con eccessiva enfasi da più parti, che l’Italia era riuscita a portare a casa un risultato straordinario diventando, di fatto, il maggiore beneficiario del Next Generation EU con 209 miliardi di euro (di cui 70 miliardi di sovvenzioni): questi ultimi due mesi hanno lasciato il segno, e hanno contribuito a determinare fra gli investitori una percezione diffusa che sia un percorso ancora lungo e non così scontato negli esiti. Ed è anche per questo motivo che i mercati hanno iniziato a “prezzare” un rischio “Italia”.

Recovery e trasformazione del Paese

Key4biz. Ma quali sono i fronti aperti, che l’Italia deve sapere affrontare agli occhi dell’Europa? Il Recovery è la sfida più ardua?

Francesco De Leo. L’avvocato Gianni Agnelli diceva che “per essere italiani nel mondo, dobbiamo essere europei in Italia”. Ecco, questa è la sfida più difficile che ci attende, quella di dimostrare con i fatti che l’impiego del Recovery Plan è realmente mirato ad una trasformazione del Paese. Dobbiamo attenderci un controllo meticoloso della destinazione dei fondi del Next Generation EU e degli obiettivi chiave (milestones) che devono essere raggiunti nel tempo. Quindi non aspettiamoci che siano giustificati investimenti a pioggia o in settori maturi che presentano un’eccesiva esposizione al debito e alla leva finanziaria: non sarà possibile “travasare” vecchio debito in nuovo debito, senza correre il rischio che il debito a livello corporate diventi a tutti gli effetti una proxy del debito sovrano. Chi spera in una moratoria, o in un allentamento dei vincoli sulle condizionalità del debito è destinato a rimanere deluso.

Key4biz. Quindi, per tornare sul tema, quali sono gli scenari che potrebbero emergere dalla crisi di governo?

Francesco De Leo. Antonio Gramsci scriveva che “crisi è quel momento in cui il vecchio muore ed il nuovo stenta a nascere”: credo che offra un quadro della transizione che stiamo vivendo in questi giorni. Ci sono pressioni crescenti per una discontinuità nell’azione di governo: le attese dei mercati sono concentrate su una maggiore incisività nella gestione dei dossier rimasti ancora senza risposta da troppo tempo (ndr. sin dagli inizi della legislatura), vedi BMPS (Banca Monte Paschi di Siena), ASPI (Autostrade per l’Italia), Rete Unica e Alitalia. Ma, ove non fosse percepito un cambio di passo, ci sono attese per una forte discontinuità in termini di leadership. Al di là delle dichiarazioni di intenti e di una politica più orientata agli annunci che a scelte di politica industriale, si è progressivamente andato deteriorando il rapporto con l’Europa, con prese di posizione di frequente in contrasto con gli orientamenti della Commissione Europea che, almeno per il momento, anche in considerazione della criticità della situazione attuale, si è ben guardata dall’esprimere una censura sull’operato del governo italiano. Ma questo “grace period” è destinato chiudersi entro marzo, alla fine del primo quarter. Come dice Mark Twain: “Un banchiere è uno che ti impresta il suo ombrello quando c’è il sole, ma che lo rivuole indietro quando inizia a piovere”.  Il mondo non è cambiato molto da allora: quindi direi che è bene prepararsi ad affrontare giornate ancora difficili. Il futuro arriva inatteso, e non fa sconti.