I numeri

Record inflazione 2022: a maggio sale al +6,9%

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A confermarlo i dati del report Istat del 31 maggio 2022 sui conti economici trimestrali del Paese. Un problema? Si, un grosso problema per i portafogli delle famiglie che vedono calare il loro potere d’acquisto.

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Mai così alta dal 1986, consumi delle famiglie a meno 0,9% nel primo trimestre

L’inflazione nel 2022 torna ad accelerare e oscura la lieve crescita trimestrale del Pil. Infatti l’inflazione in Italia a maggio, dopo il rallentamento di aprile, registra il picco più alto di sempre da marzo 1986, con un aumento dello 0,9% su base mensile e del 6,9% su base annua. A confermarlo i dati del report Istat del 31 maggio 2022 sui conti economici trimestrali del Paese. Un problema? Si, un grosso problema per i portafogli delle famiglie che vedono calare il loro potere d’acquisto. In Germania, però, stanno peggio, molto peggio: dalle parti di Berlino l’inflazione è a quota 8,7%, un livello inimmaginabile per uno Stato che ha fatto della stabilità dei prezzi il proprio mantra. Eppure…

L’inflazione in Italia a maggio

Se non intervengono ulteriori variazioni l’inflazione acquisita entro la fine del 2022 salirà del +5,7%. Prova di questo è il risultato negativo del contributo al Pil dei consumi delle famiglie, che rappresentano la fetta più grande dei contributi al prodotto interno lordo: il 57,3%. Rispetto al primo trimestre 2021 infatti l’apporto dei consumi dei nuclei famigliari è sceso dello -0,5%; cosi come quello sul breve periodo nel quale i consumi delle famiglie hanno registrato una diminuzione dello 0,9%. Nel grafico in apertura l’andamento e le variazioni nella crescita del Pil dal 2010 al 2021.

L’inflazione del 2022 oscura la crescita del Pil

Nel primo trimestre del 2022 il prodotto interno lordo dell’Italia totalizza una crescita dello 0,1% rispetto al trimestre precedente e del 6,2% nei confronti del primo trimestre del 2021. Una crescita, quella del primo trimestre del 2022 minima, è vero, ma c’è un dato positivo. Infatti il report Istat corregge le precedenti stime diffuse il 29 aprile 2022 che prevedevano una contrazione nella crescita congiunturale (da un trimestre all’altro) di meno 0,2 punti percentuali. Il nuovo report quindi apporta una revisione alle stima di crescita del Pil dello 0,3%. Un dato positivo che ritroviamo anche nelle stime di crescita al 2023, le cosiddette crescite acquisite, che raggiungono il 2,6%. Questo dato ci dice il potenziale di crescita del Pil se nei trimestri che mancano a fine anno la variazione congiunturale (da trimestre a trimestre) rimarrà fissa a zero.

Perché l’Istat ha corretto le stime sul Pil del 2022

La ragione di questa correzione, spiega l’Istat, è da individuare nell’apporto, al prodotto interno lordo, del comparto dei servizi che nel precedente report era stato sotto rappresentato: infatti per i servizi relativi al commercio, al trasporto e alle strutture ricettive il nuovo report mostra una variazione tendenziale (sul lungo periodo) del +17,5. In aumento anche l’apporto economico delle attività artistiche e di intrattenimento, insieme al turismo le più colpite dalla pandemia: per questo settore la variazione tendenziale (rispetto al primo trimestre del 2021) è di +12,4. Per quanto riguarda invece le variazioni sul breve periodo (congiunturali) il settore che registra la migliore performance è quello delle attività professionali, ricerca e servizi di supporto: per loro la differenza rispetto ai tre mesi precedenti è del +4,0, fanno bene nel breve periodo anche le attività immobiliari con una variazione positiva del +1,3.

Pil 2022, occupazione e redditi da lavoro

Risultati positivi invece, nel primo trimestre del 2022, per le ore lavorate, che hanno registrato un aumento dell’1,5% rispetto al trimestre precedente. Questo risultato è dovuto a una crescita del 2,1% in agricoltura, silvicoltura e pesca e dell’1,2% nell’industria in senso stretto. Salgono anche del 5% le ore nel settore delle costruzioni e dell’1,2% per i redditi da lavoro dipendente pro-capite. La ripresa del totale economia è risultata pari allo 0,2% per effetto di una crescita dello 0,5% nell’industria in senso stretto, dello 0,4% nelle costruzioni, e dello 0,1% nei servizi. Per contro, in agricoltura si è registrata una diminuzione dello 0,7%.