Finestra sul mondo

Ratifica dell’accordo con l’Ue sulla Brexit, I gilet gialli diventano un movimento, Nord Stream 2

di Agenzia Nova |

Poteri, economia, finanza e geopolitica nelle ultime 24 ore.

Finestra sul mondo è una rubrica quotidiana con le notizie internazionali di Agenzia Nova pubblicate in collaborazione con Key4biz. Poteri, economia, finanza, lette in chiave di interdipendenza con un occhio alla geopolitica. Per consultare i numeri precedenti, clicca qui.

Regno Unito, premier Theresa May lancia battaglia per la ratifica dell’accordo con l’Ue sulla Brexit

07 gen 11:09 – (Agenzia Nova) – Il primo ministro britannico, Theresa May, ha lanciato la sua offensiva finale per convincere la Camera di comuni a ratificare l’accordo tra Regno Unito e Ue sulla Brexit, da lei raggiunto il 25 novembre scorso con il presidente della Commissione europea Jean-Claude Junker. La stampa del Regno Unito dedica oggi ampio alle dichiarazioni rese da May durante la puntata dello “Andrew Marr Show”, andata in onda nella serata di ieri, 6 gennaio, sull’emittente televisiva britannica “Bbc”. My ha evocato “scenari da paura”, alternandoli ad inviti alla ragione per il bene comune, che ha poi condito con offerte di compromesso. Il Regno Unito, ha ammonito May, rischiera’ di “addentrarsi in territori sconosciuti” se il suo accordo per la Brexit non sara’ ratificato il 14 o 15 gennaio prossimo dalla Camera dei comuni. Molti parlamentari che si oppongono alla ratifica, ha detto la May, “sono motivati da quello che pensano sia meglio per il paese; ma sono cosi’ focalizzati sulla loro particolare visione della Brexit”, o sono cosi’ spinti dalle loro convinzioni pro-Europa bocciate dal referendum del giugno 2016, “da dimenticare che il meglio e’ nemico del bene”; e che affossare il buon accordo da lei raggiunto metterebbe a repentaglio la democrazia della Gran Bretagna ed il livello di vita dei suoi cittadini. In compenso, la premier si e’ detta ben disposta ad ascoltare e prendere in considerazione tutte le proposte sensate che emergeranno nel dibattito che iniziera’ nell’aula parlamentare dopodomani mercoledi’ 9 gennaio; ed ha promesso di fare il necessario per ottenere dall’Unione Europea quelle chiarificazioni e rassicurazioni capaci, secondo lei, di placare tutte le ansie e le preoccupazioni nutrite dai parlamentari di ogni tendenza: sia quindi dagli estremisti anti-Ue (i cosiddetti “hard Brexiters”) che dai piu’ pervicaci filo-europei (i “Remainers”). Cio’ che la premier non ha voluto o potuto dire pero’, annotano tutti i commentatori, e’ se il governo forzera’ la mano del Parlamento, in caso di bocciatura dell’accordo, imponendo la ripetizione del voto fino ad ottenerne la ratifica; ne’ se lei prenderebbe in considerazione l’ipotesi di convocare un secondo referendum sulla Brexit, qualora pure fosse richiesto da una maggioranza trasversale di deputati. A forzare la mani dei deputati pero’ potrebbe essere un audace tentativo per sventare il rischio della “no-deal Brexit” lanciato da un gruppo trasversale di autorevoli esponenti di diversi partiti, che minacciano di chiudere il rubinetto dei soldi al governo, in una sorte di “shutdown” in stile-Trump: cosi’ il “Times” riporta il contenuto di due emendamenti alla Legge finanziaria che saranno messi ai voti dopodomani mercoledi’ 9 alla Camera dei Comuni. Gli emendamenti, spiega il giornale londinese, in sostanza sospenderebbero i fondi erogati ai ministeri, bloccando l’intera attivita’ della macchina statale, nel caso che il Parlamento non dovesse ratificare l’accordo May-Juncker sulla Brexit; e il rubinetto dei soldi pubblici quindi rimarrebbe chiuso finche’, appunto, una maggioranza di deputati non si convincesse ad approvare quell’accordo. L’audace inizativa, racconta il “Times”, e’ guidata dall’ex ministra laborista Yvette Cooper ed ha raccolto l’adesione di un corposo gruppo trans-partitico di presidenti di commissioni parlamentari: come si vede, sottolinea il giornale, non si tratta affatto di sostenitori della May, ne’ di impenitenti “Remainers”. La loro intenzione e’ di legare alla condizione dell’approvazione dell’accordo sulla Brexit ogni provvedimento di spesa, in applicazione della Legge di bilancio, che nei giorni prossimi sara’ dibattuto e votato sia nelle commissioni che nell’aula plenaria della Camera dei Comuni; nella convinzione che, vada come vada, e’ troppo grande per l’economia del paese e per il livello di vita dei suoi abitanti il rischio che il 29 marzo prossimo il Regno Unito esca dall’Unione Europea senza alcun accordo sui successivi rapporti commerciali, diplomatici e politici.

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Francia, a Marsiglia un gruppo di gilet gialli lancia il coordinamento nazionale del movimento

07 gen 11:09 – (Agenzia Nova) – Il 5 gennaio scorso, a Marsiglia, un gruppo di gilet gialli ha annunciato la creazione di un coordinamento nazionale della protesta denominato “Gilet gialli, il movimento”. L’annuncio, riferisce il quotidiano francese”Libe’ration”, e’ arrivato al termine di una riunione avvenuta nei locali del quotidiano “La Provence” di proprieta’ di Bernard Tapie. Nel corso dell’incontro, un gruppo composto da circa un centinaio di gilet gialli ha manifestato al di fuori della sede del giornale per protestare contro l’iniziativa, accusando gli organizzatori di voler strumentalizzare il movimento per fini personali. Nel corso della contestazione ci sono stati alcuni attimi di tensione, duranti i quali e’ intervenuta la polizia in assetto antisommossa. “L’obiettivo e’ il coordinamento di azioni su territorio e di lavorare alla creazione di un vero programma sociale attraverso l’insieme delle rivendicazioni”, ha detto uno dei portavoce dei gilet gialli, Hayk Shahinyan. Tapie, che ha negato di voler entrare nel movimento, ha deciso di mettere a disposizione dei gilet gialli due pagine del suo giornale per il prossimo mese. Una mossa che ha suscitato le proteste dei giornalisti, contrari all’iniziativa.

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Stati Uniti, prosegue lo stallo governativo mentre Trump e Congresso continuano le trattative sul muro

07 gen 11:09 – (Agenzia Nova) – Sebbene gli incontri domenicali tra i rappresentanti dell’amministrazione Trump e quelli del Congresso statunitense abbiano registrato dei piccoli progressi nei negoziati per finanziare la costruzione di un muro lungo il confine con il Messico, appare comunque non imminente un accordo che possa porre fine al blocco parziale delle attivita’ governative (il cosiddetto “shutdown”). La Casa Bianca ha mantenuto la linea dura sui finanziamenti per il muro di confine in una lettera indirizzata ai leader del Congresso, chiedendo 5,7 miliardi di dollari per la costruzione di una barriera, mentre il parziale arresto del governo si avvia oramai alla terza settimana. Lo stesso Trump ha pero’ definito la seconda giornata di colloqui tra il vicepresidente Mike Pence e i leader del Congresso democratico come “produttivi”, dopo aver affermato in precedenza di non riscontrare molti progressi. I negoziati si sono incentrati anche sulla “definizione” di muro del presidente Trump, che si e’ detto a favore di una struttura in acciaio invece che in cemento. L’amministrazione ha scritto la lettera dopo che i funzionari democratici del Congresso hanno chiesto al vicepresidente Mike Pence, che guidava le discussioni del fine settimana alla Casa Bianca, le specifiche sulle stime di bilancio per le priorita’ dell’amministrazione Trump in modo che i negoziati potessero avanzare in settimana. Intanto la paralisi di parte del governo federale, iniziata prima delle feste natalizie, ha provocato i primi disagi, non solo per il personale rimasto senza paga, circa 800 mila dipendenti pubblici. A risentirne in particolare gli aeroporti dove ad essere colpiti dallo “shutdown” sono gli agenti federali addetti alla sicurezza.

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Stati Uniti, Casa Bianca disponibile a considerare un muro di acciaio al confine con il Messico

07 gen 11:09 – (Agenzia Nova) – Il capo di gabinetto facente funzioni della Casa Bianca, Mick Mulvaney, ha ribadito che il presidente Donald Trump e’ disposto a cedere sulla costruzione di un muro di cemento lungo il confine tra Stati Uniti e Messico pur di far avanzare i negoziati e porre fine alla parziale chiusura del governo, entrata nella sua terza settimana. Parlando domenica all’emittente “Nbc”, Mulvaney ha detto che il presidente Trump potrebbe “togliere dal tavolo (delle trattative) il muro di cemento” aggiungendo che i legislatori stanno discutendo “se considerare una struttura con sbarre d’acciaio alte 20-30 piedi (5-10 metri circa) un muro o no”. Il problema di un muro lungo il confine meridionale con il Messico e’ al centro della battaglia sulla legge di bilancio che ha innescato l’arresto del governo prima di Natale. Trump ha dichiarato che il muro di confine, una delle sue principali promesse elettorali nel 2016, e’ necessario per la sicurezza nazionale, ma negli ultimi giorni ha indicato che non avrebbe dovuto essere per forza di cemento. “Se deve abbandonare il muro di cemento, sostituirlo con una barriera d’acciaio per fare in modo che i Democratici possano dire: ‘Vedi? Non sta piu’ costruendo un muro’, questo dovrebbe aiutarci a muoverci nella giusta direzione”, ha detto Mulvaney. Piu’ tardi e’ stato lo stesso Trump a confermare la sua flessibilita’ in merito al muro. “Ho informato i miei di dire che costruiremo una barriera d’acciaio”, ha detto Trump ai giornalisti dopo essere tornato alla Casa Bianca da una riunione con alti funzionari a Camp David. Il capo della Casa Bianca ha poi aggiunto, parlando dei Democratici, che “a loro non piace il cemento, quindi gli daremo acciaio”.

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Spagna, l’anno elettorale mettera’ alla prova la leadership di Podemos

07 gen 11:09 – (Agenzia Nova) – Unidos Podemos si sta preparando ad affrontare un anno elettorale ricco di incertezze e che inizia con l’assenza del suo segretario generale, Pablo Iglesias, momentaneamente fuori dalla scena politica per congedo di paternita’, e con la guida provvisoria di Irene Montero, portavoce del partito al Congresso. Lo scrive oggi il quotidiano spagnolo “El Pais”, sottolineando che le urne metteranno a dura prova la leadership di Iglesias, la cui popolarita’ e’ in forte caduta come hanno dimostrato le regionali andaluse del 2 dicembre, che hanno decretato per il partito, alleato con Izquierda Unida sotto il nome di Adelante Andalucia, la perdita di 3 seggi e circa 300mila voti. Appena rieletto alle primarie, con i voti di 50 mila iscritti, Iglesias ha promesso, nel suo ultimo discorso prima di assentarsi, che il primo ministro Pedro Sanchez avrebbe convocato le elezioni anticipate, un’ipotesi questa che appare oggi sempre piu’ remota. “Iglesias e’ consapevole che la sua leadership e’ devastata”, ha commentato il politologo Pablo Simo’n. Secondo l’analista Berta Bartet, invece, “non c’e’ un rimpiazzo evidente di Iglesias fino a quando Montero non sara’ pronta a fare il grande passo ma l’operazione e’ in corso”.

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Spagna, il Pp tenta di “istituzionalizzare” l’estrema destra di Vox

07 gen 11:09 – (Agenzia Nova) – Le direzioni generali del blocco nazionale di centrodestra sono ormai certe che l’Andalusia, dopo le regionali dello scorso 2 dicembre, avra’ un governo guidato da Partito popolare (Pp) e Ciudadanos (Cs), con Juan Manuel Moreno Bonilla presidente, Juan Marin suo vice e con Vox che sosterra’ l’amministrazione dall’esterno, attraverso i voti dei suoi 12 rappresentanti parlamentari. Lo scrive oggi il quotidiano spagnolo “El Pais”, sottolineando che i vertici di Pp e Cs non hanno dubbi sul percorso da seguire, sebbene siano consapevoli che sara’ ricco di insidie. L’ostacolo piu’ difficile da superare sara’ gestire i rapporti con Vox, dal momento che le trattative sono ancora in alto mare. Secondo il giornale, in particolare, il Pp sarebbe intenzionato a “istituzionalizzare” la formazione e a portarla al pieno rispetto dello Statuto dell’autonomia, allontanando cosi’ il suo discorso “nazionalista”. I popolari insisteranno sul fatto che il partito di estrema destra abbia ora l’obbligo di soddisfare i bisogni dei cittadini della regione che lo ha votato e che quindi debba mettere da parte le proposte elettorali che esulano dalle competenze dell’Andalusia e che riguardano questioni prettamente nazionali, come per l’appunto l’accentramento dei poteri nelle mani dello Stato centrale.

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Francia, i gilet gialli tornano a mettere in difficolta’ il governo

07 gen 11:09 – (Agenzia Nova) – Le misure annunciate alla fine del 2018 dal presidente francese Emmanuel Macron per calmare la protesta dei gilet gialli non hanno avuto l’effetto sperato, visto che il 5 gennaio scorso il movimento e’ tornato a manifestare nelle strade di tutta la Francia con nuovi episodi di violenza. Alla mobilitazione, ricorda la stampa francese, hanno partecipato in tutto 50 mila persone. Sebbene la cifra sia nettamente inferiore rispetto ai 282 mila del 17 novembre, il movimento ha registrato un aumento della partecipazione rispetto alla scarsa adesione ottenuta nel corso del periodo delle festivita’ natalizie. A Parigi. un gruppo di manifestanti ha forzato il portone di un palazzo di un ministero, obbligando il portavoce del governo, Benjamin Griveaux a lasciare il palazzo insieme ai suoi collaboratori. Per risolvere questo clima di tensione, Macron punta sul “grande dibattito nazionale”, un’iniziativa che prevede un confronto tra i rappresentanti politici e le diverse realta’ territoriali come associazioni, cittadini e aziende al fine di discutere di alcuni grandi temi. In questo modo, il governo francese mira a separare le frange piu’ estreme dei gilet gialli da quelle aperte al dialogo. Tuttavia, i contorni dell’iniziativa, che comincera’ il 15 gennaio e durera’ tre mesi, restano vaghi. Secondo un sondaggio realizzato da Harris Interactive il 2 gennaio, circa un francese su due pensa che non prendera’ in considerazione le opinioni raccolte durante i dibattiti.

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Stati Uniti-Germania, ambasciatore Grenell, “sanzioni del tutto possibili” per imprese che partecipano a costruzione Nord Stream 2

07 gen 11:09 – (Agenzia Nova) – Le imprese che partecipano alla realizzazione del gasdotto Nord Stream 2, tra cui l’italiana Saipem, sono “sempre in pericolo, perche’ le sanzioni” degli Stati Uniti nei loro confronti sono “del tutto possibili”. E’ quanto affermato dall’ambasciatore degli Usa in Germania, Richard Grenell, durante un’intervista al quotidiano tedesco “Handelsblatt”. Al contempo, Grenell si e’ detto “convinto le aziende tedesche si ritireranno dal progetto per il Nord Stream 2”, il gasdotto che colleghera’ Russia e Germania attraverso il Mar Baltico, prima di eventuali sanzioni da parte degli Stati Uniti. Secondo fonti del governo tedesco interpellate da “Handelsblatt”, gli Stati Uniti “stanno prendendo di mira soprattutto le societa’ di costruzioni altamente specializzate, impegnate nella posa delle condotte” del Nord Stream 2 sul fondale del Baltico. Tra queste imprese vi sarebbero “il gruppo Allseas, con sede a Chatel-Saint-Denis, in Svizzera, e la societa’ italiana Saipem”. Tuttavia, l’azienda di San Donato Milanese “ha gia’ svolto la sua parte dei lavori” per il Nord Stream 2. Pertanto, nota “Handelsblatt”, la minaccia di sanzioni degli Usa nei confronti di Saipem risulta “incomprensibile”.

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Italia, il “patto faustiano” per attrarre i turisti

07 gen 11:09 – (Agenzia Nova) – Le misure adottate fa diverse citta’ e mete turistiche italiane per limitare l’eccessivo afflusso di turisti, soprattutto giornalieri, e preservare il patrimonio storico-artistico e naturale attraggono sempre piu’ l’attenzione internazionale, secondo cui tali iniziative sono un possibile esempio da seguire in altri paese. Tuttavia, sono sorti vari interrogativi sugli effetti di tali iniziative nel lungo periodo. L’ultima di tali misure e’ l’intenzione di Firenze, di seguire l’esempio di Venezia, Cinqueterre e Polignano a Mare e introdurre un biglietto d’ingresso per frenare il turismo di massa e i comportamenti “anti-sociali” dei visitatori che minacciano il patrimonio del capoluogo toscano e la vita quotidiana dei suoi abitanti. Tuttavia, secondo il settimanale britannico “The Observer”, questa come altre iniziative simili “forse arriva troppo tardi”. Nonostante i ripensamenti degli ultimi anni, scrive “The Observer”, forse e’ ormai impossibile invertire la tendenza e revocare quella sorta di “patto faustiano” che l’Italia, “benedetta dalle sue bellezze naturali, dalla sua millenaria cultura e dalla sua classe innata” ha stretto per attrarre il denaro dell’industria turistica, sin dagli albori del moderno fenomeno del turismo di massa, dopo la seconda guerra mondiale. A dimostrazione di questa tesi, “The Observer” cita il caso di Venezia, che rischia di morire nel modo piu’ imprevedibile che fosse possibile immaginare. In particolare, la Serenissima starebbe perdendo la sua guerra al turismo di massa. La causa di questa sconfitta sarebbe proprio l’iniziativa del Comune di Venezia di imporre un biglietto d’ingresso ai turisti giornalieri. Il rischio e’ che il tributo abbia esattamente l’esito che vorrebbe invece evitare, ossia la definitiva trasformazione di Venezia in un parco divertimenti alla Disney: un monito per la citta’ lagunare, ma anche per le principali destinazioni turistiche di tutto il mondo.

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Italia, Salvini, “lo sceriffo con le foto dei gattini” che detta l’agenda politica del paese

07 gen 11:09 – (Agenzia Nova) – In Italia, e’ il vicepresidente del Consiglio, ministro dell’Interno e leader della Lega, Matteo Salvini, che “detta l’agenda politica” del paese. Lo sostiene il quotidiano tedesco “Sueddeutsche Zeitung”, che descrive Salvini come “lo sceriffo con le foto dei gattini”. Il riferimento e’ all’abile utilizzo dei social network da parte del leader della Lega. Salvini, “maestro di propaganda”, pubblica, infatti, fotografie in cui indossa l’uniforme della Polizia, alternate a quelle in cui mangia o e’ in compagnia di gatti. L’obiettivo e’ diffondere “un’immagine rassicurante” per mobilitare il consenso. I dati dimostrano come quella di Salvini sia una propaganda efficace. A marzo scorso, quando si sono tenute le ultime elezioni politiche in Italia, la Lega era al 17 per cento dei consensi. Ora, il partito di Salvini ottiene il 33 per cento delle preferenze. “Al netto di eventuali sorprese”, scrive la “Sueddetusche Zeitung”, la Lega “vincera’ chiaramente le elezioni europee” che si terranno a maggio prossimo. Inoltre, “se l’Italia andasse a elezioni anticipate”, la Lega sarebbe “il partito piu’ forte” del paese. I successi della Lega accompagnano l’ascesa di Salvini, “che e’ una lezione politica di questi tempi incerti, un capolavoro tattico”. Per la “Sueddetusche Zeitung”, “tutto ha avuto inizio quando Salvini si e’ reinventato come un populista” prima delle elezioni tenute in Italia a marzo 2018. Il leder della Lega si e’, infatti, presentato come “un uomo del popolo contro l’establishment: le lobby, le banche, l’Unione europea” Tuttavia, secondo la “Sueddeutsche Zeitung”, “anche questo e’ un travestimento” di Salvini, come quando il ministro dell’Interno si fa fotografare con l’uniforme della Polizia. Come “partito piu’ antico” tra le attuali formazioni politiche italiane, anche la Lega e’, infatti, “diventata establishment”. A ogni modo, Salvini e’ “attualmente senza avversari politici” e rimane “l’uomo forte” in Italia. Nella sua ascesa, prosegue la “Sueddeutsche Zeitung”, Salvini e ha potuto approfittare della “un’asimmetria” con l’altro vicepresidente del Consiglio, il ministro dello Sviluppo economico, del Lavoro e degli Affari sociali, Luigi Di Maio. Mentre il leader della Lega e’ “un professionista della politica”, il capo politico del Movimento 5 Stelle e’ “un inesperto”, “un apprendista”.

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