l'analisi

Rapporto tra genitori e figli nell’era del digitale, a che punto siamo?

di Dana Geanina Tudor, digital consultant |

I genitori dovrebbero avere le competenze per insegnare ai loro figli sia da piccoli che da adolescenti qual è il giusto utilizzo della tecnologia. Ma chi le da queste competenze?

L’uso quotidiano di Internet, smartphone e tutti i vari device stanno cambiando le relazioni tra i membri familiari? Qual è il giusto approccio nell’era del digitale verso un figlio? Che ruolo stanno avendo i genitori? Sono interrogativi che oggi hanno assunto un’importanza molto profonda nella vita familiare.

15 anni fa Steve Jobs presentava il primo iPhone dicendo: “Abbiamo reinventato il telefono”. Quel giorno non è stato reinventato solo il cellulare, ma anche lo stile di vita di milioni di giovani e adulti che già da alcuni anni nuotavano in nel mare chiamato internet.

I “nativi digitali”, espressione coniata da Prensky per indicare coloro che sono nati e cresciuti in un’era dove internet rappresenta una realtà dalla loro nascita, non hanno nessuna difficoltà a usare le nuove tecnologie, ma possiamo dire altrettanto dei rapporti interpersonali? La risposta è no, se i media digitali aiutano a migliorare le interazioni sociali allo stesso tempo riducono la qualità delle relazioni, rendendo il nativo digitale sempre più solo e vulnerabile fin dai primi anni di vita.

Dall’altro lato ci sono gli immigrati digitali che hanno dovuto adattarsi piano piano a questa nuova realtà, spesso anche in età adulta.

La tecnologia è diventata una parte permanente della vita di tutti i giorni. Viene utilizzato nei processi accademici, lavorativi e ricreativi. Tuttavia, è anche diventata una parte importante della vita dei bambini perché è arrivata a sostituire il ruolo che i genitori hanno nello sviluppo emotivo dei loro figli.

Statistiche italiane ci dicono che il 56% dei bambini tra 4 e i 10 anni usano abitualmente la rete, quindi oggi la genitorialità ha una sfida importante: saper usare la tecnologia per rafforzare la comunicazione in famiglia, perché ormai è comune trovare padri e madri che, inconsciamente, prestano più attenzione al cellulare che ai figli.

Questi bambini mancano di attaccamento emotivo da parte dei genitori, il che genera conseguenze come insicurezza e problemi nelle loro relazioni interpersonali. Queste famiglie sono caratterizzate dal fatto che durante l’ora dei pasti non c’è una conversazione fluida, ma è interrotta dall’uso dei telefoni cellulari, come altrettanto normale è’ che in un ristorante si veda un bambino in carrozza, o seduto al tavolo, che interagisce con un cellulare perché per i genitori è più facile gestirlo, quando potrebbero parlare con lui o semplicemente porgergli più attenzioni come facevano i genitori degli immigrati digitali.; dato che ai tempi la tecnologia non esisteva e la comunicazione verbale era indispensabile.

Le conseguenze

Questo tipo di genitori, pur essendo fisicamente presenti con i propri figli, sono emotivamente assenti perché dedicano maggiore attenzione ai social network o ad altre tecnologie. Questo tipo di relazione li fa sentire ignorati, insicuri, timorosi e ansiosi e quindi si può dire che i nativi digitali sono vittime dei loro genitori

Il legame tra genitori e figli si forma fin dall’infanzia e aiuta l’idea di sé del bambino, ma quando i genitori sono emotivamente assenti, questo legame si forma in maniera debole e l’autostima del minore ne risente.

Inoltre i bambini avranno difficoltà nei rapporti interpersonali perché non eserciteranno la capacità di interagire facilmente. A causa dell’uso eccessivo della tecnologia e della mancanza di attenzione, i nativi digitali si ritirano e si isolano, tanto da evitare il contatto con altre persone e preferiscono farlo tramite telefoni cellulari o computer perché si sentono più al sicuro con il loro utilizzo poiché è ciò a cui sono abituati fin dai primi anni di vita.

Infatti il rapporto tra i bambini e la tecnologia è un problema a cui prestare atteznione poiché i bambini stanno già interagendo con alcuni dispositivi tecnologici prima dei 24 mesi, il che non è del tutto salutare per il loro sviluppo emotivo e questa disattenzione influenza la loro personalità e la facilità che avranno in futuro di socializzare e di fidarsi delle altre persone.

Come si potrebbe migliorare la situazione?

L’uso della tecnologia non può essere proibito, perché è già una parte fondamentale della loro vita quotidiana e di quella del bambino. Non va però dimenticato che i dispositivi tecnologici non possono sostituire gli adulti nel loro ruolo di genitori.

Quindi fare attività ricreative che non richiedono l’uso della tecnologia come ad esempio, giochi da tavolo, lettura di libri, passeggiate all’aria aperta o sport sarebbero molto importante, nonché attuare regole e limiti all’uso dei dispositivi elettronici. Le regole devono includere: tempo, contenuto da osservare e in quali luoghi è consentito il suo utilizzo.

Utilizzare la tecnologia solo in caso di emergenza durante i pasti e non utilizzare dispositivi tecnologici per distrarre o calmare i bambini. Comunica e dimostra a tuo figlio che è più importante della connessione a Internet o dell’utilizzo di dispositivi tecnologici e che sei disposto a soddisfare le sue esigenze.

I genitori dovrebbero avere le competenze per insegnare ai loro figli sia da piccoli che da adolescenti qual è il giusto utilizzo della tecnologia. Ma chi le da queste competenze?

Nell’ambito dell’educazione tecnologica si dovrebbe pensare come per la normale educazione scolastica in cui sia ragazzi che adulti dovrebbero frequentare dei corsi, tipo quelli offerti della Digital Coach, che gli aiuterebbero a capire non solo come utilizzare al meglio gli strumenti tecnologici ma anche come funzionano.

Conclusione

Il dibattito intorno ai reali vantaggi e svantaggi derivanti dall’uso dei dispositivi e della tecnologia è molto complesso, soggettivo e non ancora risolto sia in ambito familiare che non. La realtà è che la tecnologia prenderà sempre più piede nelle nostre vite, ma le famiglie non dovrebbero mai perdere l’essenza di comunicare e passare tempo insieme come “ai vecchi tempi”.