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Rapporto Svimez 2014 sull’economia del Mezzogiorno

SvimezIl Mulino editore

Pubblicato: 13 novembre 2014

Pagine: 1000

ISBN: 9788815253866

Prezzo: € 62,00

Anche nel 2013 l’economia italiana ha avuto un andamento tra i peggiori in Europa. L’eredità che lasciano sei anni di recessione è un Paese ancor più diviso e diseguale, dove la crisi sta ridisegnando la geografia economica e sociale del Mezzogiorno.

Con effetti non più solo congiunturali ma strutturali: cambia la struttura produttiva, con un peso dell’apparato industriale sempre minore, si manifesta un’evidente incapacità di generare reddito e posti di lavoro, ci si sta sempre più avvitando in una spirale perversa di calo della domanda e disoccupazione.

Mentre si aggrava la crisi demografica del Sud, che perderà entro il prossimo cinquantennio più di un quinto della popolazione. Purtroppo, diversamente dal Centro-Nord, non si intravedono segnali di un’inversione di tendenza per il prossimo biennio.

Il “Rapporto SVIMEZ sull’economia del Mezzogiorno” (materiale di presentazione presso l’Associazione per lo sviluppo dell’industria nel Mezzogiorno) documenta quest’anno il persistere di una crisi che si sta sempre più radicalizzando, nella quale l’emergenza economica, contrassegnata da forti rischi di desertificazione industriale, si intreccia con un’emergenza civile e sociale.

Per fronteggiare le due emergenze il Rapporto propone alcune direttrici di intervento nel campo delle politiche della formazione, politiche attive del lavoro, politiche di welfare, delle politiche infrastrutturali e di una politica industriale, da rilanciare su scala nazionale, affiancandola con una specifica politica volta a riprendere il processo di industrializzazione del Sud.

SVIMEZ – Associazione per lo sviluppo dell’industria nel Mezzogiorno, è un ente privato senza fini di lucro istituito il 2 dicembre del 1946. Obiettivo principale dell’Associazione è lo studio dell’economia del Mezzogiorno, per proporre a istituzioni centrali e locali concreti programmi di sviluppo delle Regioni meridionali, arrivando così a realizzare “l’unificazione anche economica dell’Italia”.

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