Capitale umano e conoscenza i pilastri della trasformazione digitale
Nel cuore dell’economia italiana, la trasformazione digitale si fa sempre più strategica. Dall’adozione dell’intelligenza artificiale (IA) al cloud computing fino alla fatturazione elettronica, le tecnologie digitali stanno ridefinendo le fondamenta del sistema produttivo nazionale. A rivelarlo è il Rapporto Annuale 2025 dell’Istat, che dedica una sezione specifica alla diffusione della conoscenza e alla digitalizzazione nell’economia.
Il rapporto evidenzia come la crescita del valore aggiunto sia stata più intensa nei comparti ad alta tecnologia e nei servizi basati sulla conoscenza, rispetto ai settori tradizionali. Tuttavia, l’Italia mostra ancora un ritardo strutturale nella dotazione di capitale umano specializzato in scienza e tecnologia: nel 2023, solo il 40% della forza lavoro rientrava nella categoria delle “Risorse umane in scienza e tecnologia”, contro il 50% circa di Germania e Spagna, e ben il 57% della Francia.
Intelligenza artificiale e cloud strumenti di resilienza e competitività
Tra le tecnologie emergenti, l’intelligenza artificiale gioca un ruolo sempre più rilevante, in particolare nei processi di ottimizzazione delle catene produttive, nella manutenzione predittiva e nella personalizzazione dei servizi. Il cloud computing, dal canto suo, permette alle imprese – soprattutto alle PMI – di abbattere i costi infrastrutturali e aumentare la flessibilità operativa, potenziando l’accesso a risorse informatiche avanzate senza grandi investimenti iniziali.
Nel biennio 2023-2024, secondo i dati riportati nel Rapporto, si è registrato un incremento dell’adozione di soluzioni cloud e IA in particolare nei settori manifatturiero, dei servizi ICT e nei servizi professionali e tecnici, contribuendo direttamente alla produttività dei comparti più dinamici.
tecnologie considerate centrali per il proseguimento della trasformazione digitale della nostra economica anche dal Tavolo tecnico permanente appena inaugurato dal Dipartimento per la Trasformazione Digitale (DTD) e dedicato alla filiera italiana delle comunicazioni elettroniche, della società dell’informazione e dei media audiovisivi.
Fatturazione elettronica centrale nella trasformazione digitale
Un altro pilastro della digitalizzazione è rappresentato dalla fatturazione elettronica, ormai diffusa obbligatoriamente nel sistema imprenditoriale italiano. Questo strumento ha ridotto drasticamente i tempi di pagamento e migliorato la tracciabilità dei flussi economici, contribuendo alla semplificazione fiscale e alla lotta all’evasione.
Per le PMI italiane c’è un ritardo da colmare
Nonostante l’avanzamento, permane un divario tecnologico tra grandi imprese e PMI. Molte piccole aziende, soprattutto in settori tradizionali e in aree periferiche, mostrano una adozione limitata delle tecnologie digitali, frenata da competenze insufficienti, resistenze culturali e scarsa disponibilità di risorse.
Ciò ha implicazioni dirette sulla produttività totale dei fattori (PTF), che nel 2024 è addirittura diminuita, segnalando una difficoltà del sistema economico a convertire conoscenza e innovazione in efficienza produttiva.
Come già emerso per le tecnologie digitali, anche in tema di R&S e commercio hi-tech le PMI italiane appaiono in ritardo. Solo una piccola parte di esse investe in modo strutturato in innovazione, e le collaborazioni con centri di ricerca, università e hub tecnologici sono ancora troppo limitate. Questo incide negativamente sulla produttività totale dei fattori, che nel 2024 è tornata a calare, riflettendo una scarsa capacità di trasformare capitale umano, tecnologia e conoscenza in output competitivo.
Ricerca e sviluppo, una leva ancora sottodimensionata
L’Italia continua a soffrire di un cronico ritardo negli investimenti in Ricerca e Sviluppo, sia pubblici che privati. La spesa per R&S sul PIL resta sotto la media europea, limitando la capacità del Paese di generare innovazione endogena. Nel contesto produttivo, l’R&S si concentra soprattutto nelle grandi imprese, mentre le PMI — che rappresentano la struttura portante del tessuto industriale italiano — faticano ad accedere a progetti di innovazione complessi.
Nonostante ciò, si registra un miglioramento nella diffusione di competenze tecnico-scientifiche, specialmente nei settori ICT, biomedicale, elettronico e nei servizi ad alta intensità di conoscenza. Questo dinamismo, tuttavia, non è ancora sufficiente a colmare i gap con le principali economie europee.
Nel contesto del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza e delle nuove strategie industriali europee, la sfida per l’Italia è duplice: da un lato, favorire la trasformazione digitale delle imprese (soprattutto piccole e medie), dall’altro potenziare in modo significativo l’infrastruttura di R&S, promuovendo sinergie tra pubblico e privato.
Solo così sarà possibile rafforzare la competitività delle imprese italiane sui mercati internazionali, invertire la tendenza alla stagnazione della produttività e garantire al sistema economico una traiettoria sostenibile e innovativa.
Commercio di prodotti ad alta tecnologia: luci e ombre
Secondo i dati contenuti nel rapporto, l’Italia mostra un modesto dinamismo nel commercio di beni ad alta tecnologia. In termini di esportazioni, i settori più rilevanti sono quelli farmaceutico, chimico e dell’elettronica, che hanno registrato incrementi sostenuti anche tra il 2019 e il 2024. Tuttavia, l’incidenza complessiva dei beni ad alta tecnologia sulle esportazioni italiane rimane contenuta, a conferma di una specializzazione industriale ancora troppo orientata verso settori tradizionali.
Sul fronte delle importazioni, il quadro è più variegato: l’Italia continua ad acquistare dall’estero tecnologie avanzate, soprattutto nei comparti della componentistica elettronica, dei dispositivi digitali e delle apparecchiature scientifiche, a testimonianza di una dipendenza tecnologica significativa dai partner esteri, in particolare Germania, Cina e Stati Uniti.
Un futuro ancora da scrivere
Per colmare il gap e sfruttare appieno il potenziale del digitale, l’Istat sottolinea l’importanza di rafforzare la formazione tecnica e scientifica, incentivare la digitalizzazione delle PMI attraverso politiche mirate e accelerare gli investimenti in infrastrutture digitali.
In uno scenario globale sempre più competitivo e incerto, la digitalizzazione non è solo una leva di efficienza: è una condizione imprescindibile per la sopravvivenza e la prosperità del tessuto produttivo italiano.