Botta e risposta

Rai, si riapre lo scontro su canone e governance

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Per Enel la prima rata potrebbe arrivare già a marzo. Intanto si riaccende la polemica sull’ingerenza della politica in Rai e sui tetti pubblicitari.

E’ di nuovo scontro aperto su canone Rai e riforma della governance. Gli italiani continuano a essere divisi sul pagamento in bolletta e l’amministratore delegato di Enel, Francesco Starace, ha fatto sapere che la prima rata potrebbe già pagarsi a marzo mentre l’azienda insiste che si comincerà dal prossimo luglio.

L’importo per il 2016 è stato ridotto a 100 euro, 13 euro in meno rispetto al precedente, ma si attende ancora il provvedimento dell’Agenzia delle Entrate che chiarirà le modalità di autocertificazione per chi non deve pagarlo.

La Rai intanto si è organizzata: spot ad hoc e da oggi diventa gratuito il numero verde 800.93.83.62 istituito per fornire chiarimenti ai cittadini. Il servizio sarà attivo dal lunedì al sabato dalle 9 alle 21.

In tutto questo però si riaccende nuovamente la polemica.

Questa volta a rilanciare è il patron di La7 Urbano Cairo che, in occasione del convegno ‘Microfoni @perti’, organizzato dal senatori di Forza Italia Maurizio Gasparri, ha criticato la riforma del governo.

Il Sottosegretario alle Comunicazioni, Antonello Giacomelli, ha subito replicato, difendendo i cambiamenti avviati che, ha spiegato, permetteranno di sganciare la tv pubblica dai partiti. Una posizione che però non convince non solo il sindacato Usigrai, ma anche una buona parte della politica.

La riforma però è stata avviata.

 

Ok dal Cda Rai al nuovo Statuto

Ieri il Cda Rai ha dato il via libera al nuovo statuto che adegua le norme interne alla riforma della governance. Lo statuto sarà approvato dall’assemblea degli azionisti il 3 febbraio e da quel momento il direttore generale Antonio Campo Dall’Orto acquisirà i poteri previsti per l’amministratore delegato dalle nuove norme.

Hanno votato contro i consiglieri Rai Giancarlo Mazzuca, Arturo Diaconale e Carlo Freccero, che si sono detti contrari alla riforma.

Il Dg sta già esercitando in via transitoria i nuovi poteri: può nominare i dirigenti, ma per le nomine editoriali deve avere il parere del Cda; può assumere, nominare, promuovere e stabilire la collocazione anche dei giornalisti, su proposta dei direttori di testata e nel rispetto del contratto di lavoro giornalistico; può firmare contratti fino a 10 milioni di euro e avere massima autonomia sulla gestione economica.

All’ad spetta anche l’approvazione del piano per la trasparenza e la comunicazione aziendale, con la pubblicazione degli stipendi dei dirigenti. Quanto alle norme statutarie sui dirigenti esterni, rispetto all’ipotesi iniziale di un tetto del 10% si è deciso di dimezzare la soglia. Potranno essere chiamati, quindi, non più di 12-13 dirigenti esterni in totale.

Sempre ieri il Dg dopo il voto del Cda ha illustrato le linee guida del piano industriale per il triennio 2016-18 indicando come principale obiettivo dei prossimi anni la piena realizzazione del ruolo nel Paese di “servizio pubblico universale”, avviando un profondo rinnovamento editoriale e la trasformazione della Rai da broadcaster tradizionale a Digital media company.

Un bel progetto. Ci riuscirà?

Intanto Cairo parte come un razzo. Il pomo della discordia sono le entrate pubblicitarie.

Urbano Cairo: ‘La Rai prende il canone ma non riduce la pubblicità’

Siamo reduci da sette anni di vacche magre. Dal 2008 ad oggi il mercato della pubblicità e quello dell’editoria è imploso”, ha osservato Cairo.

Guardo l’Europa e noto che rispetto alle risorse delle tv pubbliche, la Rai rispetto alle altre avrà a disposizione 250 milioni di euro in più grazie al canone in bolletta”, evidenzia Cairo facendo notare che, però, di contro l’azienda di viale Mazzini non ha diminuito la pubblicità. “Vedo che in Inghilterra – ha precisato Cairo – la BBC non ha neanche un centesimo di pubblicità. Lo stesso vale per la tv pubblica spagnola. In Francia, invece, la tv pubblica non ha pubblicità dopo le ore 20″ e il prime time è una fascia molto ambita per la pubblicità.

“E in Germania – ha ancora ricordato Cairo – anche la pubblicità nella tv pubblica c’è dalle 17 alle 20. In Italia, di contro, si fa una riforma e si introduce il canone in bolletta, ma nulla si dice sulla pubblicità. Avrebbero potuto ridurla, considerato, tra l’altro, che essendocene troppa, ha un costo troppo basso”.

Per il patron di La7, “se la Rai riducesse la pubblicità consentirebbe anche a tutto il settore di aumentare i prezzi”.

Cairo infine provocatoriamente si è chiesto: “E’ giusto che tutto il canone e cioè 2 miliardi di euro vada tutto alla Rai? Siamo sicuri che la Rai faccia tutto questo servizio pubblico? Rai Gulp, Rai 4, Rai Sport, Rai Yoyo fanno servizio pubblico? E siamo sicuri che il Tg di Mentana sia meno servizio pubblico del Tg Rai?”.

Enrico Mentana: ‘La Rai distruggerà i concorrenti meno forti’

A rilanciare e poi il direttore del TgLa7, Enrico Mentana, convinto che “con l’introduzione del canone in bolletta e l’abbattimento dell’evasione, Viale Mazzini potrebbe incamerare fino a 300 milioni in più, distruggendo i concorrenti meno forti che, come La7, puntano sull’informazione”.

Per Mentana, “la politica deve uscire dalla Rai e servirebbe un incubatore per una nuova riforma” e ha aggiunto: “L’attuale legge sulla Rai è peggiorativa perché riporta l’azienda in mano all’esecutivo … io sono radicalmente avverso a questa tesi”.

 

Antonello Giacomelli: ‘Tetti pubblicitari? Ne possiamo parlare’

Pronta la replica del Sottosegretario alle Comunicazioni. Quello dei tetti pubblicitari “è un tema, se ne può parlare. Però era giusto contrastare l’evasione del canone”, ha commentato Giacomelli.

“Il processo di eliminazione degli spot su alcune reti – ha puntualizzato il Sottosegretario – è stato già avviato. Da maggio infatti canali come Rai Yoyo e Rai Storia saranno senza interruzioni. Quello della pubblicità è un tema vero purché si riconosca che è giusto combattere l’evasione. Nella Legge di Stabilità è inoltre chiarito che solo parte dei soldi andrà alla Rai, un’altra parte andrà invece all’emittenza locale e alla riduzione della pressione fiscale”.

Per nuovi interventi, comunque, se ne riparlerà tra un anno, quando si saprà l’entità del calo dell’evasione.

“C’è stata una levata di scudi – ha poi osservato – contro la decisione del governo di mettere il canone Rai in bolletta e recuperare l’evasione fin qui tollerata degli anni passati, dimenticando che proprio a causa dell’evasione la Rai ha avuto meno risorse a disposizione. Era giusto perseguire l’evasione”.

In merito alle critiche alla riforma della governance, Giacomelli ha spiegato che consentirà “ai vertici Rai di governare l’azienda. Ricordo anni alle nostre spalle segnati dagli editti di Berlusconi, ora l’amministratore delegato avrà la responsabilità della gestione aziendale e si potrà interrompere il rapporto perverso tra la politica e l’azienda. Serviva qualcosa che slegasse la Rai dai partiti, serviva un’azione che invece legasse la Rai alle necessità del Paese”.

Nessuna risposta invece riguardo alla proposta di Freccero di riportare Beppe Grillo in Rai: “E’ una scelta editoriale che spetta all’azienda”.

Le dichiarazioni di Giacomelli non convincono l’opposizione. Gasparri è convinto che la Consulta boccerà il testo, perché “deve essere il Parlamento e non il governo a guidare la Rai” mentre il senatore Gaetano Quagliariello annuncia una petizione al Parlamento europeo.