La protesta

Rai, ricorso al Tar contro prelievo di 150 milioni e vendita Raiway

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Slc-Cgil, Uilcom-Uil, Federconsumatori e Adusbef hanno depositato ricorso al Tar contro il prelievo di 150 milioni di euro dal canone Rai deciso dal Governo. Nel mirino anche la quotazione di Raiway.

I sindacati Slc-Cgil e Uilcom-Uil e le associazioni dei consumatori Adusbef e Federconsumatori hanno depositato oggi ricorso al Tar contro il prelievo di 150 milioni di euro dal canone Rai, che il Governo ha deciso in ottica di spending review con il DL 66/2014 dello scorso 24 aprile. Nel mirino di sindacati e consumatori c’è anche la quotazione di Raiway, tanto che i ricorrenti intendono fare ricorso al Tar contro l’operazione il giorno dell’offerta pubblica, prevista per il 13 novembre. I contenuti del ricorso al Tar sono stati illustrati oggi in conferenza stampa nella sede della Cgil.

Per quanto riguarda il prelievo di 150 milioni,  nel mirino dei ricorrenti diversi profili di legittimità del provvedimento varato dal Governo Renzi. “Ogni variazione normativa che riguarda la Rai è di competenza del Palralmento e non del Governo, che invece ha utilizzato in modo improprio lo strumento del Dpcm (Decreto della Presidenza del Consiglio) – dice Antonio Saitta, giurista e ordinario di Diritto Costituzionale – questo è uno dei profili di incostituzionalità che abbiamo evidenziato nel ricorso sul prelievo di 150 milioni, tanto più che mancano anche i requisiti di necessità e urgenza propri del DL. Altri profili di incostituzionalità riguardano la sottrazione di quote del canone, che è una tassa di scopo, per questioni di finanza pubblica. Inoltre, la norma emanata a luglio è valida in modo retroattivo e interferisce sull’esercizio in corso sottraendo fondi già destinati dalla Rai al finanziamento dell’anno in corso”.

Per quanto riguarda la quotazione di RaiWay, discorso analogo per quanto riguarda l’utilizzo “illegittimo” dello strumento del DL, tanto più che l’azienda è controllata al 100% dalla Rai. “L’inadempimento è ascritto al Mise – dice Angelo Danilo De Santis, professore di Diritto Processuale – il ministero è obbligato per legge all’erogazione dei fondi necessari all’espletamento dei suoi compiti di servizio pubblico e al mantenimento dei livelli occupazionali”. L’obiettivo del ricorso è fare in modo che il Mise versi alla Rai quanto previsto alla fine del 2013, prima del DL sulla spendeng review.

Per Elio Lannutti, presidente dell’Adusbef, “è ingiusto sottrarre alla Rai 150 milioni in corso d’opera – dice – tanto più che per coprire questo prelievo è stata decisa la quotazione di Raiway, su cui ci sono diversi dubbi di legittimità, tanto più che da questa operazione a guadagnarci 8 milioni di euro saranno le banche che curano l’operazione”.

Sulla stessa linea Rosario Trefiletti, presidente di Federconsumatori, che aggiunge: “Abbiamo sempre difeso il ruolo del servizio pubblico – dice – sappiamo benissimo che ci sono questioni di efficienza, ma non è con questi tagli che si risolvono in Rai. Il problema più evidente è che il canone è una tassa di scopo mentre il prelievo di 150 milioni viene usato dal governo per questioni di fiscalità generale, sottraendo i soldi del canone ai cittadini che non hanno certo pagato il canone per questo motivo”.

Infine, Massimo Cestaro, segretario generale della Slc-Cgil: “L’azione legale di oggi ha origine dallo sciopero che abbiamo indetto lo scorso 15 giugno – dice – siamo di fronte ad un prelievo di 150 milioni illegittimo, a piano industriale approvato e a esercizio in corso. Per ripianare i bilanci della Rai, l’azienda ha deciso la parziale societarizzazione di Raiway che consideriamo anch’essa illegittima. Il nostro non è un recupero crediti, siamo preoccupati per le prospettive della Rai in un momento in cui Telecom Italia e Mediaset stanno lavorando ad un accordo in vista dell’avvento della tv del futuro, basata sul 4K che avrà bisogno della rete fissa per funzionare. In tutto ciò, non si sente dire nulla sulla Rai del futuro. Ci auguriamo che si parli di questo ed altro nel prossimo Cda Rai fissato il 12 novembre”.

La Slc Cgil chiede che la Rai apra il dialogo con Telecom Italia, così come, secondo quanto anticipato dalla stampa, ha già fatto Mediaset. “Per la Tv di nuova generazione è necessaria la rete fissa, e l’unica ad avere la rete è  Telecom Italia. Le grandi aziende di telecomunicazioni stanno procedendo nei rapporti con i grandi produttori di contenuti”.

Se nulla in contrario ha il sindacato affinché si proceda a “un confronto tra Mediaset e Telecom che sono due aziende private” per un eventuale collaborazione nella Pay Tv, c’è “preoccupazione che in questo scenario la Rai rischi di rimanere fuori. Bisogna cominciare a pensare a prodotti destinati a questo tipo di televisione e ciò significa programmare investimenti”, ha aggiunto il sindacalista.

Infine “se il Governo continuerà a togliere quattrini alla Rai, sarà difficile che si investa nelle piattaforme digitali”.

Slc-Cgil, Snater e Libersinf-Confsal hanno già annunciato una nuova giornata di sciopero contro i provvedimenti del governo che riducono la capacità produttiva della Rai.