la dichiarazione

Rai, per la Slc-Cgil è un banco di prova per il nuovo governo

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Per la Slc-Cigil "è assolutamente necessario che in questa nuova legislatura non si perpetui il copione secondo il quale la Rai diventa un bottino per la spartizione di poltrone, un’impresa da tenere al guinzaglio per motivi economici o per la sua capacità di indirizzare l’opinione pubblica".

“La formazione del nuovo governo coincide temporalmente con il rinnovo del consiglio di amministrazione della Rai. E’ assolutamente necessario che in questa nuova legislatura non si perpetui il copione secondo il quale la Rai diventa un bottino per la spartizione di poltrone, un’impresa da tenere al guinzaglio per motivi economici o per la sua capacità di indirizzare l’opinione pubblica”, lo scrive in un nota la Slc Cgil, aggiungendo che “il servizio pubblico di nuova generazione dovrà svolgere una funzione essenziale, per condurre una nuova alfabetizzazione degli italiani nell’era digitale, far vivere nel presente la memoria audiovisiva e sonora, contribuire al rilancio del cinema e della radio, parlare del paese e del mondo e, finalmente, aprirsi all’estero diffondendo informazione e contenuti”.

“Nella stagione delle fake news, l’informazione di qualità sarà cruciale. Non solo. La vicenda dell’uso improprio dei dati degli utenti, esploso con il caso Facebook, interpella proprio la sfera della cosa pubblica, cui spetta il compito di porsi come interlocutore autorevole rispetto agli oligarchi degli algoritmi, ai potenti mercanti delle identità personali, recuperando credibilità e autorevolezza nei confronti dei cittadini.

Gli investimenti in nuove tecnologie, le sinergie con altre imprese per l’utilizzo delle nuove piattaforme, il passaggio al Dvb-t2, il miglioramento della presenza sul Web, sono tutti temi che competono anche al Governo e alle sue scelte di politica industriale per il nostro paese. La valorizzazione dei territori dovrà inoltre diventare un asse strategico per il rilancio del servizio pubblico radiotelevisivo e multimediale. Deve essere un impegno del prossimo Governo favorire l’incremento della capacità produttiva dei centri di produzione di Roma, Torino, Milano e Napoli, senza dimenticare l’importanza di sviluppare il presidio  territoriale delle sedi regionali e dei centri di produzione presenti in tutte le regioni e le province autonome,  valore su cui investire per raccontare il paese.

Su queste sfide il sindacato può essere il veicolo del cambiamento: i lavoratori e le lavoratrici della Rai vanno risarciti superando le vecchie pratiche spartitorie che negli anni hanno umiliato il lavoro in azienda. Va loro riconosciuta la professionalità che hanno, restituendo loro la possibilità di produrre e ideare internamente i contenuti del servizio pubblico. L’alternativa è la condanna all’irrilevanza della Rai”.