Servizio pubblico

Rai, futuro da media company? Ce lo dirà la Consultazione

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Il 12 aprirle partirà la consultazione sul servizio pubblico. Il governo disposto ad allargare il tax credit all’audiovisivo.

Ridefinire la mission del servizio pubblico e trasformare la Rai in una media company in grado di raccogliere anche le nuove sfide poste da un pubblico sempre più esigente che desidera palinsesti su misura da poter fruire on-demand, anywhere e anytime.

E’ questo l’obiettivo della consultazione pubblica che partirà il prossimo 12 aprile, per chiudersi a fine maggio, in vista della scadenza, il 6 maggio, della Concessione Stato-Rai.

In una prima fase saranno coinvolte oltre 60 associazioni e organizzazioni e poi, attraverso una serie di quesiti online, tutti i cittadini.

“La consultazione pubblica che comincia la prossima settimana è l’occasione per capire come la Rai può porsi a servizio dell’industria pubblica Italia, ha dichiarato il Sottosegretario alle Comunicazioni, Antonello Giacomelli, in occasione del convegno “Format Italia: perché Israele esporta televisione e noi no“, organizzato alla Luiss Guido Carli.

“L’internazionalizzazione non è un problema di risorse né di qualità dei contenuti: bisogna creare un sistema Italia, in cui il pubblico e il privato si prendano una quota di rischio. Sogno che entro la fine della legislatura broadcaster e produttori si presentino dal governo non a chiedere risorse ma a indicare cosa serve al settore – ha aggiunto Giacomelli – il governo è disposto ad allargare il discorso del Tax Credit all’audiovisivo e trovare strumenti innovativi, così come ad aprirsi a sinergie con nuovi investitori nell’arte e nella cultura. Ma in questo la Rai dovrà essere riferimento anche per la crescita delle aziende, in una logica di sistema Paese”.

Per il Sottosegretario, “il punto è l’italianità, non come inizio e fine della filiera, ma come fattore che ci renda protagonisti nonostante il nostro sia un mercato piccolo e nonostante la burocrazia vogliamo sbloccare talento e potenzialità e ci interessa che ciò che produciamo crei ricchezza in Italia. Sbaglia chi pensa che il Governo abbia voluto fare solo un giro di nomine in Rai. La consultazione, i cui temi sono individuati da oltre 100 soggetti di tutti i settori, non è per addetti ai lavori: ogni cittadino avrà possibilità e diritto di dire la sua”.

Il 7 marzo key4biz.it ha lanciato un’iniziativa editoriale speciale che si spera possa concretamente contribuire alla consultazione, ovvero una raccolta di articoli di studiosi, addetti ai lavori, esperti, che offra idee e sollecitazioni ai rappresentanti del Ministero dello Sviluppo Economico, alla Commissione Parlamentare di Vigilanza ai vertici Rai.

Il caso Riina

A margine del convegno, Giacomelli ha commentato anche la recente vicenda che vede coinvolta la Rai dopo l’intervista di Bruno Vespa al figlio del boss Totò Riina, durante il programma ‘Porta a porta’ sulla rete ammiraglia.

E’ questo il tipo di servizio pubblico che si aspettano i cittadini che pagano il canone?

Abbiamo fatto una battaglia per l’autonomia tra Rai e politica – ha commentato Giacomelli –  quindi mi pare improprio un giudizio del governo su questa vicenda, credo ci siano organismi chiamati a valutare il servizio pubblico e se ne stanno già occupando. A titolo personale però comprendo le emozioni dei parenti delle vittime di mafia”.

Oggi sit-in davanti alla sede Rai sostenuto da Sabina Guzzanti per dire che “non paghiamo il canone per promuovere Riina e Cosa Nostra”. E’ anche partita una petizione online per mandar Vespa via dalla Rai.

Per la vicenda, ieri i vertici Rai, l’Ad Antonio Campo Dall’Orto e il presidente Monica Maggioni, sono stati auditi dalla Commissione antimafia.

Campo Dall’Orto l’ha definita “una decisione delicata“, una prova difficile. Al centro del dibattito le modalità dell’intervista di Vespa: il messaggio mandato dal figlio del boss, le domande eluse dall’ospite, la liberatoria concessa solo alla fine.

Sulla vicenda si sono registrate le critiche del presidente del Senato Pietro Grasso, del fratello di Borsellino che ha attaccato Vespa dal blog di Grillo e, dopo il dispiacere trapelato dal Quirinale per la vicenda, a prendere posizione sono stati anche esponenti del governo. Accanto al commento di Giacomelli anche quello del Sottosegretario Luca Lotti che ha fatto sapere: “Non ho voluto vedere la puntata“.

Per la presidente della Commissione antimafia Rosy Bindi, “Riina jr è stato reticente e omertoso, ha raccontato menzogne e ha mandato messaggi pericolosi senza essere contrastato dal conduttore”.

“Nel risentire il racconto di Riina jr molte cose sono insopportabili. Non rinnegare la storia del padre, ad esempio. In sostanza Riina dà una intervista da mafioso“, ha ammesso la presidente Rai Monica Maggioni, pur sottolineando l’interesse giornalistico all’intervista. Qualcosa però non ha funzionato al meglio. E’ mancato, secondo i vertici, un confronto preventivo su un tema così delicato. Il direttore per l’offerta informativa, Carlo Verdelli, ha dato il suo via libera dopo aver visto un prodotto già pronto, mentre occorreva una valutazione a monte. “Per questo – ha spiegato Campo Dall’Orto – dal primo settembre bisognerà riuscire ad avere una supervisione che lavori a priori sui contenuti giornalistici ovunque essi siano”.

Misura inaccettabile, secondo i sindacati dei giornalisti Fnsi e Usigrai, perché “viola la legge e il contratto di lavoro”.

Intanto la Commissione di Vigilanza Rai ha convocato il direttore di Rai1, Andrea Fabiano, che sarà audito il 13 aprile.