A Perugia

Rai, Campo Dall’Orto rilancia con la Digital Media Company

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La Rai presto sarà multipiattaforma. Lo ha detto il Dg Campo Dall’Orto, intervenendo alla cerimonia inaugurale alla Scuola di giornalismo di Perugia.

Il Direttore generale della Rai, Antonio Campo Dall’Orto, non abbandona l’idea di fare della tv pubblica una digital media company nonostante le forti critiche arrivate dal governo al piano presentato, definito poco convincente.

Questa mattina, intervenendo alla cerimonia inaugurale del 13° biennio della Scuola di giornalismo radiotelevisivo del Centro italiano di studi superiori per la formazione e aggiornamento di Perugia (fondato dalla stessa Rai e dall’Università del capoluogo umbro), Campo Dall’Orto ha detto chiaramente: “La strada che stiamo percorrendo ci sta portando a diventare una media company, in grado di lavorare in ogni piattaforma per raggiungere ogni cittadino dove vuole e quando vuole, con tutta la nostra offerta di contenuti che trova il suo senso più profondo proprio nell’informazione”.

 

Informazione, principale missione del servizio pubblico

Su questo ultimo punto il Dg si sofferma, per spiegare che ritiene proprio l’informazione centrale nel servizio pubblico.

“La Rai come servizio pubblico – ha indicato – ha come principale missione quella di offrire una informazione il più possibile oggettiva, che garantisca un dibattito plurale e al contempo un servizio essenziale per i cittadini”.

Campo Dall’Orto ha poi aggiunto, rivolgendosi agli allievi presenti: “Stiamo cercando di trasformare la Rai in un luogo che sia più meritocratico e che sia aperto al talento dei ragazzi di oggi”.

“Il ruolo del giornalismo oggi è più che mai necessario”, ha osservato, spiegando che “oggi che la moltiplicazione delle fonti e delle voci si è fatto a volte assordante o al contrario il silenzio regna ancora sovrano”.

“L’augurio che mi sento di rivolgervi – ha concluso – è di restare ciò che siete, con gli occhi spalancati di fronte alla realtà, assetati di sapere, di conoscere, di incontrare. Chiedete molto a voi stessi perché molto vi sarà restituito e non dimenticate mai, nemmeno per un istante il motivo per il quale avete deciso che questa sarà la vostra professione: raccontate sempre ciò che avete visto, rimanete sempre indipendenti e andate incontro alle difficoltà con spirito costruttivo”.

Il piano di Campo Dall’Orto

Per il Dg Rai, è necessario un profondo rinnovamento editoriale per consentire all’azienda di sviluppare una vocazione sempre più universale e mantenere la leadership di ascolti nel nuovo contesto digitale multipiattaforma.

Presentando il piano Rai lo scorso aprile, il Dg aveva indicato due direttrici di sviluppo per mettere a segno i nuovi obiettivi:

  1. La generazione dei contenuti diventa centrale grazie allo sviluppo di un’offerta editoriale di qualità e al rafforzamento delle caratteristiche di servizio pubblico anche attraverso la revisione del mix dei generi e dei linguaggi.
  2. Il completamento della trasformazione da broadcaster tradizionale a Digital Media Company rivedendo il modello ideativo e distributivo; sviluppare un’offerta digitale distintiva e personalizzabile attraverso investimenti tecnologici, nuovi modelli produttivi e professionali adeguati al proprio ruolo di Servizio pubblico leader degli ascolti televisivi.

Sei le parole chiave indicate da Campo Dall’Orto per l’avvio di questa nuova fase: universalità, indipendenza, pluralismo, responsabilità, innovazione, eccellenza.

 

Le critiche del governo

 

Il primo ad attaccare il Piano è stato il Sottosegretario alle Comunicazioni, Antonello Giacomelli, del parere che quelle presentate dal Direttore generale Campo Dall’Orto, e approvate all’unanimità dai vertici di Viale Mazzini, sono solo indicazioni di massima e manca chiaramente la parte pratica e di fattibilità di questi obiettivi.

Successivamente è intervenuto anche il Ministro dello Sviluppo Economico, Carlo Calenda, dichiarando: “E’ fondamentale che la Rai torni ad essere il grande motore culturale del Paese, ma deve fare un piano editoriale e un piano industriale molto convincenti. Ma parto dal primo, è ancora più importante”.