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Ragazzi italiani passano online 35 ore a settimana, per l’Ocse sprovveduti davanti a fake news e cyber minacce

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I quindicenni italiani e del resto del mondo spesso incapaci di comprendere gli ambienti digitali che navigano, di saper distinguere tra ciò che è vero e ciò che non lo è, tra un’informazione attendibile e una fake news, soprattutto se appartenenti alle fasce sociali più disagiate e svantaggiate.

Distinguere tra notizie vere, tendenziose e false non è semplice, non lo è per gli adulti, figuriamoci per i più giovani. Secondo un nuovo Rapporto pubblicato dall’Organizzazione internazionale per la cooperazione e lo sviluppo economico (Ocse) e riportato dal Sole 24 Ore Radiocor, basato sui sondaggi condotti duranti i test internazionali di Pisa, gli adolescenti passano sempre più tempo online e spesso sono vittime di disinformazione e fake news.

Aumenta il tempo passato online

I teenager europei e del resto del mondo passano molte ore davanti ad un computer collegato a internet, ma anche uno smartphone o un tablet, 35 ore settimanali di media, che nel caso degli adolescenti danesi arrivano a 47 ore settimanali.

Sopra le 40 ore ci sono anche i quindicenni svedesi, cileni e americani. Gli italiani passano online circa 35 ore, in piena media globale, con un aumento notevole rispetto al 2021, quando le ore erano 21 a settimana.

I ragazzi italiani ogni giorno navigano in rete per 7 ore a scuola e per le restanti 28 da casa.

Ovviamene accedere a internet tramite un dispositivo elettronico e navigare il web sono tutte operazioni che implicano il sapere utilizzare determinate tecnologie, quindi competenze digitali ed informatiche necessarie ad evitare tutta una serie di problematiche sempre in agguato, tra cui le fake news, le minacce informatiche, il cyberbullismo.

Informazione attendibile o fake news

Ad esempio, solo il 54% degli intervistati si è detto in grado di distinguere tra un’informazione attendibile e un’indicazione tendenziosa. Il dato sale al 70% tra gli adolescenti di Australia, Canada e Danimarca, per scendere sotto il 45% in Lettonia, Repubblica Slovacca, Slovenia e Svizzera.

Il nostro Paese si ferma al 49%.

Secondo il Report, a scuola si insegna ad esempio a stare molto attenti al modo in cui si utilizzano correttamente i social network, a proteggere i propri dati personali e più sensibili, in una parola tutelare la privacy, cosa che riesce bene in alcuni Paesi portando la media Ocse al 76% (Italia al 60%).

Altro aspetto meno curato, invece, è la capacità di riconoscere spam e attività di phishing, con una media Ocse del 56% e il dato italiano al 44%.

Competenze “di classe”, il peso della condizione socio-economica delle famiglie

Il generale è stato anche confermato il peso dello status economico delle famiglie di appartenenza. I dati migliori si ottengono tra gli studenti socio-economicamente più avvantaggiati rispetto agli altri. Più si scende verso il basso, più i risultati peggiorano.

Altro dato considerato fondamentale per la crescita dei ragazzi e lo sviluppo della loro capacità di giudizio e di scelta è il sapere distinguere tra un fatto e un’opinione, tra un’informazione obiettiva e un suggerimento tendenzioso, tra ciò che è vero/reale e ciò che non lo è.

Anche qui, hanno risposto affermativamente solo il 40% degli adolescenti italiani contro la media Ocse del 47%. Un dato allarmante, anche in considerazione del fatto che “la capacità di distinguere la buona informazione dalla cattiva è importante per preservare i valori democratici”, si legge nel commento ai risultati del sondaggio.