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Raddoppia chi non fa quasi mai uso del contante: 16,7% in 2 anni. I numeri di Banca d’Italia

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Cresce la quota di italiani che preferisce affidarsi alle carte di credito e ai pagamenti digitali e parallelamente aumenta, più che raddoppiando, la percentuale quanti non fanno mai o quasi mai uso del contante.

Cresce la quota di italiani che preferisce affidarsi alle carte di credito e ai pagamenti digitali e parallelamente aumenta, più che raddoppiando, la percentuale quanti non fanno mai o quasi mai uso del contante.

Lo conferma un working paper di Banca d’Italia, che analizza l’atteggiamento dei nostri connazionali di fronte ai temi del risparmio, dell’investimento, dei sistemi di pagamento, anche in relazione alle competenze digitali e a quelle finanziarie.

Tra i dati più interessanti vi è, appunto il cambiamento dell’approccio verso il denaro liquido. Come si vede dalla nostra infografica, che mette a confronto i dati del 2021 e del 2019 (prima del Covid), la maggioranza degli italiani, il 61,7% continua a utilizzarlo spesso, molto spesso o sempre. Si tratta però di una percentuale di dieci punti inferiore a quella di soli due anni prima, quando il cash era quasi l’unica forma di pagamento per il 34,6% ed era usato spesso dal 37%.

Se la proporzione di quanti ricorrono solo qualche volta a monete e banconote è rimasta sostanzialmente stabile, 21,5% nel 2021 e 20,8% nel 2019, è invece più che raddoppiata quella di coloro che tendono a fare uso del contante raramente o addirittura mai, passando dal 7,6% al 16,7%.

Tra questi quanti si servono solo di carte di credito o app digitali per pagare e non tengono cartamoneta nel portafoglio sono cresciuti dall’1,1% al 4,3%

Assieme all’uso del contante diminuisce, però, la fiducia nell’economia e nella finanza digitale

La stessa ricerca, tuttavia, restituisce anche un dato paradossale. Parallelamente alla minore dipendenza degli italiani dal contante emerge anche una maggiore diffidenza verso il mondo della finanza e dell’economia digitale.

La quota di quanti pensano che i pagamenti digitali consentano una pianificazione migliore delle proprie sostanze scende, tra 2019 e 2021, dal 59,1% al 53,8%, mentre cresce dal 33,6% al 40,5% la percentuale di quelli che ritengono di avere bisogno di aiuto per effettuarli.

Non solo, diminuiscono dal 67,1% al 57,9% quelli che considerano utili le app di gestione degli investimenti e del risparmio. Dato molto significativo, sono diventati di più dopo la pandemia quanti affermano di non avere alcuna conoscenza finanziaria: sono il 15,7% contro il 4,2% del 2019.

Si riduce anche la percezione del proprio grado di competenza digitale, in particolare nel Mezzogiorno.

Perché tutto ciò? Secondo gli analisti della Banca d’Italia siamo probabilmente davanti a un effetto Dunning Kruger invertito. Si tratta di quel fenomeno per cui proprio i meno esperti tendono a sovrastimare le proprie conoscenze in un dato ambito.

Ebbene, durante l’emergenza Covid molti italiani hanno cominciato, spesso obbligati, ad avere più dimestichezza con applicazioni sul cellulare, carte di credito, strumenti digitali nell’ambito dei pagamenti, dell’economia e della finanza. Questo li ha resi più coscienti sia delle proprie abilità sia dei difetti di tali strumenti, che prima forse erano molto idealizzati perché non venivano usati giornalmente come è capitato di fare nei periodi delle restrizioni.

Italiani, popolo di risparmiatori ma non di investitori

Gli stessi dati confermano quella che è una evidenza da tempo: gli italiani risparmiano ma investono poco. Il 60% mette da parte qualcosa regolarmente, di solito alla fine del mese, mentre solo il 30% colloca il proprio denaro su asset reali o finanziari.

Anche questo contribuisce a spiegare perché, sia prima che dopo la pandemia, il livello di competenza finanziaria non è molto alto in Italia. Il rapporto causa-effetto va in entrambe le direzioni: gli investimenti sono bassi perché c’è una ridotta conoscenza, e vi è una conoscenza limitata dei meccanismi economici anche perché in pochi si cimentano in operazioni complesse come sono molti investimenti.

Compra infatti titoli o azioni il 76% dei risparmiatori molto preparati dal punti di vista finanziario e solo il 27% di quanti non lo sono per nulla.

Anche il divario di genere influenza le scelte. La propensione a investire delle donne è del 6,3% inferiore a quella degli uomini, ma vi è comunque un rilevante miglioramento rispetto al 2019, quando questo gap era molto superiore, del 22,8%.

Le competenze influenzano l’opinione sugli strumenti digitali

La ragione di queste differenze tra i sessi è sempre la stessa: le italiane risultano avere meno competenze digitali, in particolare in campo finanziario, degli italiani.

Queste conoscenze non influenzano però solo il comportamento e il modo di utilizzare le proprie sostanze o la frequenza dell’uso del contante, ma anche le opinioni sulle questioni di economia e finanza.

Secondo il report di Banca d’Italia, infatti, tra coloro che dichiarano di non avere alcuna preparazione la percentuale di quanti sono molto a favore della tracciabilità dei pagamenti è inferiore al 20%, mentre sale a quasi il 40% tra quanti affermano di avere skill molto elevate. Il valore medio, per quanto riguarda il 2021, è del 24,6% , in calo rispetto al 27,8% del 2019.

Chi sa usare meno l’informatica ha meno fiducia in essa

Allo stesso modo passando da un gruppo all’altro cresce da meno del 10% a circa il 37% la proporzione di coloro che sono molto d’accordo con l’idea che che i servizi digitali finanziari possano portare a una maggiore inclusione in campo economico. In questo caso la percentuale complessiva è del 16,4%, sostanzialmente analoga a quella precedente alla pandemia.

Vi è comunque una maggiore tendenza a investire e a ritenere positivo l’impatto della tecnologia nel mondo dell’economia e della finanza non solo tra chi ha competenze specifiche più elevate, ma in generale tra chi ha studiato di più. Significa che una modernizzazione di tutto il sistema Paese in questo ambito passa necessariamente per un aumento del livello d’istruzione della popolazione e in particolare per un miglioramento dell’insegnamento dei rudimenti di informatica e delle conoscenze economiche fin dall’infanzia. Solo in questo modo, suggerisce Bankitalia, possono venire ridotte le disuguaglianze presenti anche nell’uso degli strumenti finanziari.

I dati si riferiscono al: 2019-2021

Fonte: Banca d’Italia