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Quarentena & coronavirus, i numeri impressionanti del food delivery

Il lockdown generale causato dal Covid-19, che riguarda ormai non più solo l’Italia ma mezzo mondo, è indispensabile per assicurarsi che la pandemia possa essere fermata ma costituisce (e costituirà) un costo salatissimo per l’economia.

Il mondo post Covid-19

Politologi ed economisti si affanno a immaginarsi il mondo “come sarà” quando finalmente il contagio potrà essere considerato un ricordo, ma di certo saranno indispensabili ingenti investimenti da parte delle istituzioni nazionali e sovranazionali per evitare che il colpo sia così forte da non potersi più rialzare.

Mentre continua il braccio di ferro in vari settori tra gli imprenditori che vorrebbero tenere aperte le fabbriche e i sindacati che chiedono la chiusura per tutelare i lavoratori, ci sono ambiti che soffrono del problema opposto: troppa domanda e tutta d’un colpo, tanto da non riuscire a tenere il ritmo.

Si è parlato dei detergenti e dei disinfettanti, delle preziosissime mascherine ormai introvabili perfino per gli ospedali, ma questa primavera così diversa dalle precedenti ha cambiato le nostre abitudini anche in altri modi.

Spesa e ristorante? Ora arrivano a casa

In questi giorni, un anno fa – ma sembra passato un secolo – la bella stagione spingeva famiglie, coppie, amici ai primi pranzi all’aperto e agli aperitivi dopo il lavoro, con la complicità dell’ormai prossima ora legale. Con la quarentena, e con i decreti governativi a imporre l’isolamento assoluto vista l’insidiosa contagiosità del coronavirus, tutto questo è stato cancellato.

Non solo: anche se per ora in quasi tutta Italia i supermercati non stanno andando incontro a particolari chiusure, e malgrado il Governo si affanni a rassicurare la popolazione sul fatto che la filiera alimentare non verrà intaccata dalle misure restrittive, le immagini delle code fuori dai supermarket (per fortuna, ormai, quasi tutte ordinate e con la giusta distanza tra un cliente e l’altro) fanno il giro dei social, e in altre parti del mondo diversi scaffali, da quelli con il pane alla carta igienica, sono vuoti.

Le code fuori i supermercati

Il semplice atto di fare la spesa assume connotazioni differenti a seconda di chi acquista, spesso con comportamenti sbagliati: c’è chi teme la chiusura imminente dei supermercati e quindi cerca di comprare più cose possibili, manovrando immensi carrelli ricolmi d’ogni ben di Dio e facendo piazza pulita di decine di prodotti, e chi, in barba alle istruzioni, mette in pericolo sé stesso e gli altri uscendosene dai negozi più volte alla settimana con una manciata di acquisti, cogliendo l’occasione per una passeggiata.

Food delivery: i numeri

E infine c’è chi si affida al food delivery: che sia una pizza fumante – per i pochi che ancora non si sono improvvisati panificatori a uso di Instagram e Facebook – o la spesa settimanale, la possibilità di farsi arrivare tutto a domicilio effettivamente riduce di molto le possibilità di contagio, se sono rispettate le norme di igiene.

E basta usare lo smartphone, il tablet e il PC, insieme alla mai tanto usata ADSL o fibra ottica casalinga (su SOStariffe.it rimangono sempre valide le promozioni per le connessioni Internet più economiche).

Un boom a cui è difficile tenere testa

Il risultato è che quasi tutte le catene di supermercati che rendono disponibile la spesa online sono fully booked come un hotel di grido ad agosto: in molte città è un miracolo riuscire a trovare una consegna a una settimana dall’acquisto, e anche i servizi garantiti da terzi sono in sofferenza. Su tutti il leader del mercato in 35 province italiane, Supermercato24, che si basa su personal shopper che effettuano gli acquisti per gli utenti. Molto prima del problema della disponibilità c’è quello della salute e della sicurezza degli shopper e dei clienti: per questo l’azienda si è mossa per assicurare le necessarie protezioni e coperture assicurative, con buone pratiche come la modalità contactless (la spesa lasciata fuori dalla porta), oltre ad annullare le spese di consegna fino a Pasqua per tutti i clienti over 65.

Supermercato24

Secondo Federico Sargenti, CEO di Supermercato24, «dall’8 marzo a Milano gli ordini sono cresciuti del 35,1%, a Torino del 23,6%, a Roma del 22,4%, a Napoli del 22,3%», in particolare per quanto riguarda alimentari, prodotti da forno e prodotti per la pulizia ela prevenzione. Ma non tutti riescono ad essere serviti: «i tempi di consegna sono dilazionati per motivi di compliance alle direttive governative per i punti vendita e, a causa delle numerosissime richieste che stiamo ricevendo, sono possibili disagi e ritardi». Il problema è la mancanza di shopper che fisicamente si occupino di riempire il carrello (questa volta reale) dei clienti. «A fronte di una domanda eccezionale da parte degli utenti, stiamo riscontrando una carenza per quanto riguarda gli shopper, i nostri esperti incaricati di fare fisicamente la spesa presso il punto vendita scelto e consegnarla a domicilio».

Prima di tutto, sicurezza per rider e clienti

Ma le ditte costrette a un superlavoro in queste settimane sono tante. In primo luogo Deliveroo, JustEat, Glovo, Uber Eats e compagnia, che in base all’ultimo decreto del governo Conte possono continuare a consegnare il cibo richiesto a domicilio. Come fa notare la FIPE, la Federazione italiana del Pubblici esercizi, in merito alle ultime misure prese dal governo per contenere il Covid-19, il food delivery è infatti «un aiuto per milioni di persone costrette in casa, in particolare per i più anziani che possono continuare a farsi consegnare cibi preparati nei loro ristoranti di fiducia».  La stessa FIPE ha stilato una serie di norme per garantire la sicurezza, con ritiro e consegna effettuati nel rispetto della distanza di sicurezza interpersonale di almeno un metro e assenza di contatto diretto.

Deliveroo

Con i ristoranti chiusi, anche chi fra gli esercenti snobbava questi metodi adesso sta cambiando idea. Secondo i dati di Deliveroo, se il trend rimanesse l’attuale il mese di marzo verrebbe chiuso con un aumento del 40% del numero dei ristoranti che hanno scelto la piattaforma: come dice Matteo Sarzana, general manager Deliveroo Italia, «stiamo facendo il massimo per sostenere i nostri ristoranti partner e quelli che hanno deciso in questi giorni di fare il proprio ingresso in piattaforma. Siamo un servizio essenziale per la vita di molte persone, lo facciamo con grande senso di responsabilità pensando prima di tutto alla sicurezza di ristoranti, rider e clienti».

I numeri da record in USA di Instacart e Amazon

Il trend è generalizzato. Secondo App Annie, le app più diffuse per la spesa negli Stati Uniti, come Instacart, hanno più che raddoppiato i loro download nella settimana dell’8 marzo rispetto alle precedenti, con un aumento degli acquisti di addirittura 10 volte.

Nello stesso periodo, la sezione “food e drink” dell’app store ha visto ben tre app di food delivery (DoorDash, Uber Eats e Grubhub) tra i primi cinque posti della classifica dei download. E buone notizie, tanto per cambiare, anche per Jeff Bezos: Amazon Prime Now (attiva anche in Italia, anche se la selezione di Amazon Pantry al momento non è delle più fornite) ha infatti fatto segnare negli Stati Uniti un ragguardevole +45%.

Fonti

http://www.ecodallecitta.it/notizie/392602/emergenza-coronavirus-crescono-gli-ordini-della-spesa-online-in-italia-risponde-supermercato24

http://www.ansa.it/canale_terraegusto/notizie/business/2020/03/25/coronavirus-deliveroo-corsa-di-ristoranti-al-food-delivery_4465cefd-17a0-4feb-a473-7e945c1d5dff.html

http://www.ansa.it/canale_terraegusto/notizie/in_breve/2020/03/23/coronavirus-fipe-ok-servizio-food-delivery-e-consentito-_38da6b07-7893-499b-a69d-82309355d4f9.html

https://www.appannie.com/en/insights/mobile-minute/food-delivery-apps-spike-amid-coronavirus-quarantines/

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