la situazione

Qualcuno si ricorderà delle oltre 54.000 associazioni culturali italiane nei programmi elettorali?

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Solo 3mila delle oltre 54mila associazioni culturali hanno beneficiato della “percentage philantrophy” del “2×1000”: lo Stato ha assegnato 12 milioni di euro, ma soltanto 3 italiani su 100 ha donato alla cultura.

Gli staff dei vari schieramenti politici stanno lavorando alacri alla presentazione dei programmi elettorali, mentre le città si riempiono di manifesti (la vecchia cara ancora valida “pubblicità esterna”…) con una Giorgia Meloni che si dichiara “pronta” (a divenire la prima Premier donna d’Italia, anche?!) ed il Partito Democratico che promette “affitti più bassi per i giovani” (slogan un po’ debole, rispetto alle promesse fantastiche di Forza Italia ed altri partiti)…

Ieri, su queste colonne, (ci) domandavamo se qualcuno – almeno nei 3 principali “aggregati” ovvero il “centro destra” (Meloni, Salvini, Berlusconi…) ed il “centro sinistra” (Letta, Fratoianni, Bonelli, Bonino…) ed il “centro centro” (Calenda e Renzi) – sta pensando di inserire un pensiero chiaro ed organico, sistemico e strategico, magari… forte (in contrapposizione ai diffusi e dilaganti “pensieri deboli”), sulla Rai, sul suo futuro di breve e di medio (magari anche lungo) periodo. Ovvero sul senso del “servizio pubblico mediale” nell’era del digitale e delle invadenti piattaforme.

Si attendono segnali.

Oggi affrontiamo su queste colonne un altro tema, che non è mai assurto ai primi posti nelle gerarchie dei programmi elettorali e purtroppo nemmeno delle agende politiche dei partiti (che fossero al governo o all’opposizione non rileva).

Esiste in Italia un “mondo”, vivo e vivace, ricco e plurale, di associazionismo, ed in particolare di “associazionismo culturale”: si tratta di un mondo – anzi di un universo, date le sue caratteristiche – animato da centinaia e centinaia di migliaia di artisti, autori, creativi, organizzatori culturali…

Secondo stime Istat (le ultime risalgono al 2017), si tratterebbe di oltre 54.000 associazioni culturali. Si tratta di teatranti, musici, film-maker, organizzatori di eventi di spettacolo ed arte, di artisti di ogni tipo…

Queste associazioni vivono prevalentemente partecipando a bandi pubblici: nazionali, regionali, comunali, finanche municipali.

Avvisi pubblici che non sono mai stati oggetto di una disciplina normativa organica, al punto tale che ogni Pubblica Amministrazione segue regole sue proprie, decide discrezionalmente pre-requisiti ed impone paletti di varia natura, con continue contraddizioni, con poca trasparenza e certamente con deficit di dialettica con le associazioni stesse, e ne consegue una diffusa frustrazione ed un frequente fiorire di ricorsi ai Tribunali Amministrativi Regionali…

Le associazioni culturali ancora nel limbo del “Registro Unico del Terzo Settore” e non granché premiate dal “2 x 1000”

Basti pensare che ancora oggi nessuno si è preso la briga di affrontare in quale “sezione” del tanto atteso Registro Unico del Terzo Settore (il mitico “Runts”) debbano andare ad iscriversi queste associazioni, costrette a decidere se cambiare la propria forma giuridica da “associazione culturale” ad “associazione di promozione sociale” o altro ancora, per cercare di beneficiare di un qualche “privilegio” rispetto alla classica attività di impresa…

In questo scenario, lo Stato non si è mai dimostrato sensibile.

Non è mai stata realizzata una indagine seria su questo universo delle associazioni culturali. Mai un intervento mirato a favore delle loro variegate attività, fatte salve rare (rarissime) eccezioni.

Tra queste rarissime eccezioni… il famoso “2 per mille” a favore giustappunto delle “associazioni culturali”. Ne abbiamo scritto – tra i pochi – anche su queste colonne, più volte: da ultimo, si rimanda a “Key4biz” del 17 giugno 2022, “Cultura, saltato il 2 x mille: a bocca asciutta oltre 3mila associazioni” (ma vedi anche il nostro intervento sulle colonne del settimanale “Tpi – The Post Internazionale” del 24 giugno 2022, “La politica si è mangiata pure la cultura”).

Nonostante i migliori intendimenti annunciati dal Ministro Dario Franceschini in Parlamento – ovvero la volontà di stabilizzare questo intervento di sostegno – nessuno ha affrontato la questione in Consiglio dei Ministri e quindi la chance di assegnare il “2 x 1.000” della imposta sul reddito per l’anno 2020 è purtroppo slittata all’anno prossimo (se verrà ripresa)…

Nel silenzio dei più, anzi di tutti, il Ministero per la Cultura il 1° luglio scorso ha pubblicato sul proprio sito web l’elenco delle “associazioni culturali” beneficiarie del contributo “2 per mille” (ovvero l’“Avviso pubblicazione tabella di riparto – 2x 1.000 alle associazioni culturali Anno 2021”), strumento che è stato provvidamente riattivato nel 2021, dopo l’esperimento del 2016.

Non ne ha scritto veramente nessuno, se non la sempre attenta testata del terzo settore “Vita” (diretta da Stefano Arduini) in un articolo efficacemente intitolato “2 per mille alla cultura, sconosciuto ai contribuenti”. Si legge nel sottotitolo dell’articolo, ben sintetizzato: “Uno strumento importante di sostegno che merita fiducia. Assif ha analizzato i risultati del 2 per mille alla cultura del 2021 da poco resi pubblici dal Mic. Per l’associazione italiana dei fundraiser questo strumento merita di essere reso stabile, come già avvenuto per 5 per mille e Art Bonus. Dopo la sperimentazione del 2016 è riapparso lo scorso anno, ma le associazioni culturali hanno avuto solo 15 giorni per iscriversi all’elenco”.

Assif (associazione dei fundraiser italiani): lo strumento del 2 per mille va stabilizzato

In effetti, un paio di settimane fa, per l’esattezza il 21 luglio scorso, l’Assif ha promosso un forum web per annunciare alcuni risultati di un proprio studio sull’argomento. Si ricorda che Assif, presieduta da Nicola Bedogni, è nata nel 2000 per diffondere la cultura e la conoscenza del fundraising in Italia, rappresentando e favorendo la crescita dei professionisti del settore.

Il 2×1000 alle “associazioni culturali” è stato introdotto in via sperimentale nel 2016, quale ulteriore strumento di “sussidiarietà fiscale” da affiancare all’“8×1000” destinato alle Confessioni religiose e allo Stato, al “5×1000” alle Organizzazioni Non Profit (Onp) ed alla Ricerca (2006), ed al “2×1000” ai Partiti Politici (2014).

Purtroppo, nei fatti, la saltuarietà con cui è stato proposto lo strumento – sommata alle difficoltà iniziali nella definizione di criteri chiari di accesso e al ritardo reiterato con cui è stato attivato nelle sue uniche, ad oggi, 2 edizioni (2016 e 2021, giustappunto) – non ha consentito di evidenziare a pieno la complessità e numerosità di un settore assolutamente ancora poco censito, ed ancor meno sociologicamente conosciuto.

Sostiene Assif che, nonostante le criticità, i risultati in termini numerici sono interessanti e, se ripristinato, permetteranno al 2×1000 di essere cartina tornasole del variegato mondo culturale: per questa ragione, l’Associazione ha deciso di lanciare un 2° “Quaderno di Assif” sul 2×1000 come terzo strumento di sussidiarietà fiscale e di realizzare un “Osservatorio sui dati 2×1000 che ricalca quello già realizzata sul “5×1000”.

Dati essenziali: 3.027 associazioni beneficiate, circa 1,1 milioni di firme dei contribuenti, poco meno di 12 milioni di euro assegnati

Dalla commendevole analisi realizzata da Assif, mettendo a confronto i dati del 2016 con quelli del 2021 usciti lo scorso 1° luglio, emergono alcuni dati interessanti:

  • il numero di associazioni culturali beneficiarie resta esiguo: 3.027 su circa 54mila associazioni culturali presenti in Italia (secondo gli ultimi dati Istat 2017, che includono però nell’ambito “cultura” anche sport e tempo libero): è evidente che la campagna di promozione su questa possibilità deve essere rafforzata, per raggiungere un maggior numero di organizzazioni potenzialmente beneficiarie;
  • il quantum raccolto, pari nel 2021 a poco meno di 12 milioni di euro (per l’esattezza 11.757,811.77 euro) si avvicina moltissimo al tetto (12 milioni, appunto), e quindi, se si vuole allargare in futuro il numero di organizzazioni beneficiarie, sarà necessario alzare nuovamente il tetto;
  • l’interesse da parte dei contribuenti resta basso, anche se crescono leggermente le firme (870.949 nel 2016 e 1.095.502 nel 2021): solo un 3 % degli italiani (per la precisione, il 2,66 %) degli italiani destina il “2 per mille” alla cultura; una quota bassissima, se si osserva che essa è del 40 % se ci si riferisce al “5 per mille” ed 43 % se parliamo di “8 per mille”…

È evidente che lo strumento “2 x 1000” per la cultura è ancora uno strumento poco conosciuto  dai cittadini italiani che fanno la dichiarazione dei redditi, oltre che scarsamente promosso dai soggetti coinvolti quali dottori commercialisti e caf.

Quel 3 per cento del “2 per mille”, a fronte del 40 per cento per il “5 per mille” e del 43 per cento per l’“8 per mille” stimola riflessioni – sociologiche e culturologiche ma anche politiche ed istituzionali – sulle grandi potenzialità di questo strumento.

Rispetto al 2016, è sceso ulteriormente il “valore medio” della destinazione, che passa da 12,37 euro del 2016 ai 10,73 euro del 2021, ma questo dato potrebbe essere collegato agli effetti della pandemia sui redditi dei contribuenti italiani.

Nel 2016, le associazioni beneficiarie erano state 1.130, a fronte del 3.027 del 2021.

Nel 2016, le firme sono state 871mila (ovvero 870.940), a fronte dell’1,1 milioni del 2021 (ovvero 1.095.502).

Tra le criticità che si riscontrano, va segnalato che la finestra temporale di adesione agli elenchi del 2 per mille è stata molto confinata, ovvero è stata limitata 15 giorni soltanto. Questo lasso temporale va assolutamente prolungato, abbinando il periodo di apertura ad una seria campagna nazionale di promozione di questa possibilità per il contribuente; inoltre, sempre riguardo alla “finestra di adesione”, andrebbe anticipata (nel 2021, si è aperta ad aprile con esiti a giugno, ovvero a dichiarazioni dei redditi paradossalmente già avviate…). Per esempio, un’apertura a gennaio con esiti entro marzo, consentirebbe di strutturare un’adeguata campagna a cura dei soggetti ammissibili verso i loro potenziali sostenitori e contribuenti, in vista delle opportune scadenze fiscali.

Questo l’elenco delle “Top 10”, ovvero delle dieci associazioni culturali vanno a beneficiare dei contributi più consistenti: (1.) Associazione Amici del Fai (Milano) – Restauro Monumenti e Passaggio odv ets, 830mila euro; (2.) Associazione Nazionale Comunità Sociali e Sportive aps (Roma), 344mila euro; (3.) Touring Club Italiano – Tci (Milano), 317mila euro; (4.) Auser aps Rete Associativa Nazionale per l’Invecchiamento Attivo onlus (Roma), 296mila euro; (5.) Federazione Nazionale delle Associazioni per i Diritti degli Anziani (Ada) di Volontariato odv (Roma), 152mila euro; (6.) Arci aps (Roma), 137mila euro; (7.) Essere Animali (Bologna), 98mila; (8.) Associazione Amici di Brera e dei Musei Milanesi onlus (Milano), 76mila; (9.) Associazioni Cristiane Lavoratori Italiani – Acli aps (Roma), 74mila; (10.) Arcigay aps (Bologna), 74mila…

Dario Franceschini (Ministro della Cultura): “il 2 per mille dell’Irpef a favore delle associazioni culturali è una misura di assoluta giustizia sociale”

In Parlamento, il Ministro Dario Franceschini ha dichiarato l’11 maggio, rispondendo al “question time” (ad una domanda della parlamentare “dem” Rosa Maria di Giorgi): “il 2 per mille dell’Irpef a favore delle associazioni culturali è una misura di assoluta giustizia sociale che, negli anni, ha aiutato migliaia di associazioni che faticano a vivere perché hanno sempre meno risorse dai Comuni per via delle difficoltà di bilancio degli enti locali. Condivido che sia importante e di assoluta utilità ed è giusto che diventi strutturale (…). È una decisione però che va presa a livello collegiale e per questo la proporrò in sede di predisposizione della legge di Bilancio per introdurla in via strutturale”.

Qualcuno confidava – con eccessivo ottimismo – che il Ministro ponesse la questione sul tavolo del Consiglio dei Ministri nei mesi successivi, ma questa prospettiva è purtroppo svanita.

Non resta quindi che augurarsi che il prossimo Ministro della Cultura sappia ereditare dal suo predecessore questo impegno.

E che magari qualche partito ne faccia cenno nei programmi elettorali in gestazione…