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Qualche riflessione sui requisiti del bando per il nuovo direttore dell’AgID

agenzia per l'italia digitale

Adesso che sono scaduti i termini per la presentazione delle candidature per la selezione del nuovo direttore generale dell’AgID (Agenzia Italia Digitale) vale la pena fare una riflessione “a bocce ferme”.

Ricordo preliminarmente che l’AgID ha il compito di “promuovere l’innovazione digitale nel Paese e l’utilizzo delle tecnologie digitali nell’organizzazione della pubblica amministrazione e nel rapporto tra questa, i cittadini e le imprese”.

Sembrerebbe quindi una condizione necessaria quella di essere esperti del settore delle tecnologie digitali e dell’innovazione digitale.

Il bando AgID 2018

Infatti il bando del precedente governo (3 luglio 2018) elencava i seguenti requisiti (grassetto mio):

Il bando AgID 2019

Il bando di questo governo (24 ottobre 2019) elenca invece i seguenti requisiti (in grassetto i miei commenti):

Un elemento che fa pensare è il fatto che nell’elenco dei requisiti di quest’ultimo bando manca la “conoscenza della progettazione, realizzazione e implementazione di piattaforme digitali”.

È un po’ come se tra i requisiti per diventare presidente dell’Istituto Superiore di Sanità (l’organo tecnico-scientifico del servizio sanitario nazionale italiano) mancasse la conoscenza scientifica e sperimentale relativa alla medicina e alla sanità. Potrebbe sorgere qualche dubbio sulla possibilità di guidare in modo efficace quell’Istituto.

La lingue inglese non presente

Considerando poi che tra le funzioni dell’AGID vi è anche quella di “prestare la propria collaborazione alle istituzioni dell’Unione europea e svolgere i compiti necessari per l’adempimento degli obblighi internazionali assunti dallo Stato nelle materie di competenza” colpisce in modo particolare l’assenza del requisito dell’ottima conoscenza della lingua inglese.

Il mondo dell’informatica e del digitale parla infatti questa lingua e, anche se è giustissimo che in Italia parliamo ed usiamo l’italiano (io sono uno strenuo difensore dell’uso dei termini italiani laddove esistono e svolgono benissimo il loro ruolo), non si capisce davvero in base a quale motivo il massimo responsabile del supremo organo tecnico che opera in Italia in questo ambito possa essere dispensato da tale conoscenza.

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