finestra sul mondo

Putin, Macron e Merkel a colloquio sulla Siria, La bancarotta del terzo istituto della Lettonia, Crisi del centrosinistra

di Agenzia Nova |

Poteri, economia, finanza e geopolitica nelle ultime 24 ore.

Finestra sul mondo è una rubrica quotidiana con le notizie internazionali di Agenzia Nova pubblicate in collaborazione con Key4biz. Poteri, economia, finanza, lette in chiave di interdipendenza con un occhio alla geopolitica. Per consultare i numeri precedenti, clicca qui.

Siria, colloquio telefonico fra Putin, Macron e Merkel su situazione ad Al Ghouta

26 feb 10:58 – (Agenzia Nova) – Il presidente russo Vladimir Putin ha avuto ieri un colloquio telefonico con l’omologo francese Emmanuel Macron e con il cancelliere tedesco Angela Merkel per discutere della situazione in corso ad Al Ghouta in Siria. Lo riferisce l’ufficio stampa del Cremlino, secondo cui durante i colloqui si e’ discusso di come garantire l’accesso degli aiuti umanitari a questa e ad altre regioni siriane. Le parti hanno elogiato i risultati “congiunti e il lavoro costruttivo” che ha consentito l’adozione della risoluzione 2401, approvata ieri, 24 febbraio, dal Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite. Inoltre, i leader di Russia, Germania e Francia hanno “sottolineato l’importanza di proseguire gli sforzi congiunti volti a raggiungere una piena e rapida attuazione dei provvedimenti contenuti nella risoluzione”. Il presidente Putin ha riferito ai leader francese e tedesco dei progressi compiuti dalla Russia in Siria per favorire lo sgombero dei civili, le forniture di aiuti umanitari e le cure mediche per aiutare i feriti. “Al tempo stesso, e’ stato sottolineato che la cessazione delle attivita’ militari non si applica alle operazioni contro i gruppi terroristici”, prosegue la nota. “E’ stato raggiunto un accordo sul rafforzamento dello scambio di informazioni sulla situazione in corso in Siria attraverso vari canali”, conclude la nota del Cremlino.

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Usa, il crollo del dollaro svela il mistero dei cambi di valuta

26 feb 10:58 – (Agenzia Nova) – Analisti e investitori stanno rovistando nei precedenti periodi di debolezza del dollaro statunitense per cercare di capire quali scenari si potranno presentare. La valuta Usa, ricorda il quotidiano “Wall Street Journal”, e’ crollata dell’11 per cento dalla fine del 2016 nel confronto con altri partner commerciali, oltre a registrare quest’anno una riduzione del 2,7 per cento nell’Wsj Dollar Index, che confronta il biglietto verde con altre sedici valute. Si tratta di un elemento di sorpresa per molti alla Borsa di New York, dato che la ripresa del dollaro era stata prevista grazie ad una serie di interventi di rialzo dei tassi di interesse da parte della Federal Reserve, Fed (la Banca centrale statunitense), che ha aumentato i rendimenti dei buoni del Tesoro Usa rispetto, ad esempio, a quelli tedeschi. La strategia, che in genere attira capitali verso i rendimenti piu’ alti, attivando un ciclo che avvantaggia anche la valuta, questa volta sembra non aver funzionato, nonostante il 23 febbraio scorso i buoni del Tesoro a dieci anni Usa presentassero un rendimento del 2,87 per cento in confronto a quello di 0,66 per cento dei titoli del Tesoro tedeschi. Alcuni analisti ritengono che il dollaro continui ad essere troppo costoso rispetto ad altre valute, altri pensano che la crescita economica in Europa, Giappone e nei mercati emergenti presenti occasioni di maggior ripresa che negli Stati Uniti. Qualunque sia la spiegazione, e’ evidente che gli investitori si aspettano un peggioramento del percorso del dollaro. Gli hedge funds ed altri speculatori stano scommettendo circa 8 miliardi di dollari contro la valuta statunitense e 19 miliardi sul rafforzamento dell’euro.

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Usa, cresce il numero di governatori disponibili a considerare misure di controllo delle armi

26 feb 10:58 – (Agenzia Nova) – Cresce il numero bipartisan di governatori di Stati Usa che chiedono una revisione della legislazione sulle armi e invocano misure di sicurezza nelle scuole dopo la sparatoria di massa nel liceo di Parkland in Florida. E’ un segnale, riferisce il quotidiano “Washington Post”, che i provvedimenti adottati dalla Florida potrebbero riguardare nei prossimi mesi anche altri Stati statunitensi. Nell’incontro di questo fine settimana dell’Associazione nazionale dei governatori a Washington, molti leader hanno sostenuto la necessita’ di intervenire sulla legge sulle armi e di occuparsi dei problemi di salute mentale. In molti, inoltre, non si sono trovati d’accordo con la proposta del presidente Donald Trump di armare gli insegnanti. Il movimento, nato dai sopravvissuti della sparatoria, dai genitori e dagli insegnanti, che ha avuto un’eco anche nel mondo del cinema e dello spettacolo, chiede che le 17 vittime della scuola di Parkland non siano morte invano. Come gia’ accaduto in Florida, alcuni governatori vorrebbero innalzare a 21 anni l’eta’ legale per l’acquisto di un’arma da fuoco, una misura avversata dalla National Rifle Association, Nra (la lobby delle armi Usa). Tra gli Stati prossimi ad adottare misure di contrasto, l’Ohio, il Michigan e il Tennessee, tutti a guida repubblicana.

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Spagna, il Re chiede cooperazione istituzionale affinche’ il Mwc continui a Barcellona

26 feb 10:58 – (Agenzia Nova) – Il Re Felipe VI ha presieduto ieri la cena ufficiale di inaugurazione del Mobile World Congress (Mwc), ospitata dal Palau de la Musica di Barcellona, la cui edizione piu’ decisiva iniziera’ oggi tra non poche polemiche. La notizia e’ stata riferita da tutti i principali quotidiani spagnoli che specificano come l’evento, la piu’ grande fiera commerciale al mondo, sia stato usato dal Re come occasione per sottolineare la necessita’ di cooperazione tra il governo spagnolo, la Generalitat catalana, il Parlamento catalano e il comune di Barcellona. Felipe IV ha pronunciato il suo discorso alla presenza del presidente del Parlamento Roger Torrent e del sindaco di Barcellona Ada Colau, che ha evitato di partecipare al saluto al Monarca nel momento del suo ingresso al Palau de la Musica come segno di protesta contro il discorso pronunciato dal Re lo scorso 3 ottobre sulla sfida indipendentista catalana. All’estero dell’edificio centinaia di manifestanti, riuniti dai cosiddetti Comitati per la Difesa della Repubblica (Cdr), hanno circondato le strade adiacenti come segno di protesta contro le azioni repressive dell’esecutivo. La manifestazione, fortemente contrastata dalle forze dell’ordine, si e’ conclusa con cinque feriti e un arresto.

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Il leader laborista britannico Jeremy Corbyn, la spia cecoslovacca e l’ombra lunga della Guerra fredda

26 feb 10:58 – (Agenzia Nova) – cecoslovacca secondo cui il leader del Partito laborista Jeremy Corbyn negli anni Ottanta sarebbe stato al servizio del Patto di Varsavia e’ un’occasione per il settimanale “The Observer”, supplemento domenicale del quotidiano progressista “The Guardian”, per affrontare alcune irrisolte questioni radicate sin dall’epoca della Guerra fredda. L’accusa secondo cui Corbyn sarebbe stato una spia sovietica e’ “ridicola”, scrive Jamie Doward su “The Observer”; e tuttavia essa e’ resa in qualche modo credibile dalle contraddizioni che all’epoca laceravano la sinistra britannica e che sono tuttora alla base dei suoi “tic” ideologici, degli atteggiamenti nei confronti del mondo e delle scelte politiche attuali. Negli anni Ottanta dello scorso secolo, ricorda l’articolo di Jamie Doward, la repressione sovietica della rivolta del 1956 in Ungheria e della Primavera di Praga del 1968 aveva gia’ alienato le simpatie di molti laboristi britannici verso il comunismo; ma c’era tuttavia molto diffidenza nei confronti dei dissidenti dei paesi dell’Europa Orientale e del movimento sindacale polacco di Solidarnosc, malvisto come uno strumento reazionario guidato dalla Chiesa cattolica. Inoltre i servizi segreti dell’Unione sovietica e dei suoi paesi satelliti sapevano coltivare sapientemente i sentimenti dei movimenti pacifisti e la paura di un olocausto nucleare, sfruttandone in particolare il radicato anti-americanisno: consapevole o no, sostiene “The Observer”, una parte consistente della sinistra britannica era diventata il megafono della propaganda de Kgb. Tutto cio’ sarebbe stato gia’ consegnato al passato ed alla storia, scrive Jamie Doward, se proprio gli esponenti laboristi che all’epoca avevano posizioni filo-sovietiche e che oggi sono piuttosto restii a chiarire se ne siano pentiti, oggi non si candidassero a formare il prossimo governo della Gran Bretagna. La loro visione del mondo, quindi, e’ tutt’altro che irrilevante: le simpatie di cui continua a godere la Russia anche se non e’ piu’ comunista, fanno si’ ad esempio che la sinistra chiuda un occhio sulla sua invasione dell’Ucraina ed il suo coinvolgimento nella guerra in Siria. I vecchi pregiudizi sono duri a morire, conclude l’analisi del settimanale “The Observer”: per buona parte dei laboristi britannici la storia tende a ripetersi ed essi non riescono a liberarsi dell’ombra lunga della Guerra fredda.

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Dalla Spagna alla Germania all’Italia, il declino del centrosinistra sotto assedio

26 feb 10:58 – (Agenzia Nova) – Questi sono tempi difficili per i socialdemocratici d’Europa e nuove minacce incombono sui partiti di centrosinistra domenica prossima 4 marzo, con le elezioni parlamentari in Italia ed in Germania il referendum interno con cui gli iscritti all’Spd decideranno se approvare o meno la nuova grande coalizione di governo con l’alleanza di centro-destra Cdu-Csu guidata da Angela Merkel: da questi due prossimi appuntamenti il settimanale “The Observer”, supplemento domenicale del quotidiano laborista “The Guardian”, parte per delineare un’analisi della crisi di cui soffrono i principali partiti di centro-sinistra europei. Scavalcati alla loro sinistra ed alla loro destra, ricorda l’autore dell’articolo Jon Henley, i partiti socialdemocratici sembrano condannati ad un declino inarrestabile: dopo lo scioccante collasso del partito socialista greco Pasok, sono stati spazzati via in Francia ed in Olanda, umiliati in Germania ed appaiono in difficolta’ persino nella loro roccaforte della Scandinavia. In Italia tutti gli scenari che potrebbero emergere dalle prossime elezioni non promettono niente di buono per il Partito democratico (Pd) di Matteo Renzi, che appena quattro anni fa era indicato come la speranza del centro-sinistra europeo e che ora e’ accreditato nei sondaggi intorno al 21 per cento dei voti: comunque meglio dell’Spd in Germania, che nelle elezioni del settembre 2017 ha ottenuto il suo peggior risultato dal 1949. Le trattative in corso con la Merkel per il rinnovo della “Grosse koalition” ne stanno ulteriormente riducendo il gradimento nei sondaggi e tra i socialdemocratici tedeschi si sta diffondendo la convinzione che sul lungo periodo sarebbe meglio per il partito non tornare al governo adesso ed in queste condizioni: per fermare il populismo di destra, molti pensano che sarebbe necessaria una rigenerazione dell’Spd, con un ritorno alle sue radici popolari, anche se questo dovesse provocare un terremoto nel paese ed in Europa. Secondo l’analisi di “The Observer”, tra le principali cause del declino dei partiti di centrosinistra ci sono le politiche della “terza via” propugnate da leder come Tony Blair e Gerhard Schroder, che anno funzionato bene durante il boom economico di inizio secolo ma che oggi offrono ben poco agli elettori delle classi sociali piu’ disagiate. Il crollo finanziario del 2008 e le sue conseguenze (disoccupazione alta, bassi salari e taglio della spesa pubblica) hanno aggravato le tendenze di lungo periodo (globalizzazione, automazione, immigrazione): se si aggiunge che i socialdemocratici sono accerchiati da un lato dai populisti di estrema destra e dall’altro da una nuova estrema sinistra anti-capitalista, anti-globalista e anti-establishment, il risultato naturale e’ una continua erosione del loro elettorato tradizionale. Insomma, conclude l’articolo di Jon Henley, se la sinistra moderata, che ha giocato un ruolo fondamentale nella ricostruzione post-bellica della democrazia dell’Europa, non sara’ capace di tornare ad offrire soluzioni credibili ai veri problemi della gente, continuera’ ad affondare ed a liquefarsi ed il suo destino potrebbe diventare terminale.

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Francia, il governo svela la riforma del sistema ferroviario

26 feb 10:58 – (Agenzia Nova) – Oggi il premier francese, Edouard Philippe, svelera’ il calendario e le misure previste dalla riforma del sistema ferroviario. Lo riporta la stampa francese, sottolineando che il testo dovrebbe essere adottato attraverso dei decreti. Secondo “Les Echos” il governo vuole “andare veloce”. I sindacati hanno pubblicato un comunicato comune per “mettere in guardia” l’esecutivo ricordandogli che “in caso di ricorso ai decreti il governo avra’ l’intera responsabilita’ di un conflitto maggiore”. Il rischio e’ quello di una grande sciopero a ridosso delle vacanze estive. Una minaccia che, secondo il quotidiano economico, “non dovrebbe far piegare il governo”. Tra le misure previste c’e’ quella riguardante la soppressione dello statuto dei ferrotranvieri e la cancellazione di 9mila Km di linea ferroviaria considerata “secondaria”. Quest’ultimo punto dovrebbe provocare la collera di molti rappresentanti locali. “Libe’ration” ricorda che martedi’ la Sncf, azienda nazionale del trasporto ferroviario, annuncera’ il suo bilancio. In questo quadro i dirigenti dell’azienda sono rimasti in disparte, lasciando ampio margine di manovra a Philippe.

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Francia, ministro dell’Interno: due attentati sventati a gennaio

26 feb 10:58 – (Agenzia Nova) – A gennaio le forze dell’ordine francesi hanno sventato due attentati. Lo scrive “Les Echos”, riportando le parole del ministro dell’Interno, Ge’rard Collomb. I piani prevedevano due attacchi, uno a sud e un altro ad ovest del paese, e puntavano a colpire una struttura sportiva e dei militari dell’operazione Sentinelle. “Non siamo ancora fuori dal terrorismo, che durera’ diversi anni. La minaccia esiste sempre” ha affermato Collomb. Il quotidiano economico ricorda che nel 2017 sono stati sventati venti attentati in Francia e tre moschee sono state chiuse per “apologia del terrorismo”. “In generale, si chiudono e si cercano delle associazioni e degli imam che possano predicare un islam compatibile con i valori della Repubblica” ha detto Collomb. Le persone che hanno scontato le loro pene per crimini legati ad episodi di terrorismo verranno seguite per anni, cosi’ come i minorenni rientrati dalla Siria. A oggi si contano 66 bambini presenti sul territorio francese. Il governo ha poi previsto a creazione di 1.500 posti speciali nelle prigioni riservati a detenuti radicalizzati. Il ministro ha precisato che il progetto di una polizia per la sicurezza del quotidiano sara’ complementare alla riforma della giustizia.

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La Bce teme la bancarotta del terzo istituto della Lettonia

26 feb 10:58 – (Agenzia Nova) – Secondo il parere della Banca centrale europea (Bce), la terza piu’ grande banca della Lettonia, la Ablv, sta per fallire e dovrebbe essere liquidata. Ne’ la Bce ne’ il Single Resolution Board (Srb), che e’ l’organismo responsabile della risoluzione bancaria, considerano necessario il salvataggio, che in questo caso nell’interesse pubblico, hanno riferito entrambe le istituzioni nel fine settimana. I supervisori della Bce hanno imposto una moratoria all’Ablv la scorsa settimana, dopo che il dipartimento del Tesoro degli Stati Uniti aveva accusato al banca di collaborazione a operazioni di riciclaggio di denaro. La banca e’ accusata di permettere ai clienti di eludere le sanzioni dell’Onu contro la Corea del Nord. L’Ablv ha respinto le accuse. Il ministro delle Finanze lettone Dana Reizniece-Ozola ha classificato l’istituto bancario come non rilevante dal punto di vista sistemico, anche se la crisi potrebbe estendersi all’intero del settore bancario lettone. Per pagare i depositi dei clienti legalmente garantiti fino a 100 mila euro sarebbero necessari un totale di 470 milioni di euro. Non c’e’ panico nel mercato, secondo il capo delle autorita’ Peters Putnins, ma la Bce dubita che cio’ sia vero: “Dato un significativo deterioramento della sua liquidita’, e’ improbabile che la banca sia in grado di pagare i suoi debiti e altre obbligazioni”. In pochi giorni sono svaniti depositi pari a 600 milioni di euro, ossia quasi un quinto del totale. Dalla banca centrale lettone la Ablv ha ricevuto quasi 300 milioni di euro in aiuti. Secondo un rapporto dell’agenzia stampa “Bloomberg”, il presidente della Bce Mario Draghi e’ insoddisfatto delle informazioni fornite dalle autorita’ lettoni in una vicenda di tangenti che riguarda il presidente della Banca centrale lettone Ilmars Rimsevics.

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Europa, una settimana decisiva

26 feb 10:58 – (Agenzia Nova) – L’Europa potrebbe fare un grande salto la prossima settimana, in avanti o verso l’ignoto, scrive la “Sueddeutsche Zeitung”. Domenica prossima l’Italia eleggera’ un nuovo Parlamento e la Germania sapra’ se i membri del Partito socialdemocratico (Spd) acconsentiranno ad una nuova Grande coalizione con l’Unione di Centrodestra. I risultati italiani e quelli tedeschi potrebbero entrambi influire sul futuro europeo. L’Italia e’ uno dei paesi piu’ indebitati al mondo, in cui la situazione finanziaria e sociale sono tese. Finora il paese e’ stato governato da un governo pragmatico di centro-sinistra, guidato dal presidente del Consiglio Paolo Gentiloni. Se il prossimo governo sara’ in grado di controllare l’economia stagnante, il debito elevato e la popolazione scoraggiata e’ una questione aperta e l’umore degli italiani e’ piuttosto cattivo. Secondo un sondaggio dell’Eurobarometro citato dal quotidiano tedesco, ben il 74 per cento della popolazione italiana ritiene che la situazione del proprio paese sia negativa, l’80 formula questo giudizio negativo sull’economia e il 68 sui servizi pubblici. Ben il 72 per cento e’ sfiduciato nei confronti delle autorita’ e della magistratura, il 78 nei confronti del governo e l’83 nei confronti dei partiti. Il 46 per cento degli italiani ritiene che il proprio paese avrebbe un futuro migliore se fosse fuori dall’eurozona. Anche se Mario Draghi guida la Banca centrale europea (Bce), in nessun altro paese l’approvazione dell’euro e’ cosi’ bassa. n Germania ci puo’ essere stanchezza politica dopo i lunghi anni di Grande coalizione, ma la fiducia nelle prestazioni del paese e delle sue istituzioni e’ ancora alta. In Francia e in Spagna la crisi non e’ ancora completamente superata in termini di fiducia, ma dato l’umore degli italiani non sorprende che i sondaggi diano il Movimento 5 Stelle come il primo partito. Forse la coalizione di Centrodestra intorno a Silvio Berlusconi potrebbe ottenere la maggioranza e il nome di Antonio Tajani quale possibile presidente del Consiglio potrebbe infondere sicurezza situazione precaria, ma bisognera’ vedere il risultato della Lega di Matteo Salvini, di cui il quotidiano ricorda le posizioni euroscettiche. Piu’ di un terzo degli elettori e’ comunque ancora indeciso. La situazione economica e’ particolarmente difficile: mentre in Germania, Francia o Spagna i cittadini hanno in media circa il 25 per cento di reddito pro capite in piu’ rispetto al 1999, secondo stime del Fondo monetario internazionale (Fmi), in Italia non si e’ verificata la stessa cosa. Inoltre le banche italiane sono sedute su montagne di crediti inesigibili, rendendo difficili nuovi investimenti. I giovani scappano all’estero perche’ privi di prospettive. La quota dei laureati fra la popolazione tra i 25 e i 64 anni e’ solo del 18 per cento (in Germania e’ del 28, in Francia del 34 e del 35 in Spagna). Secondo l’Ocse l’Italia si colloca tra il Messico e la Turchia. La possibile bancarotta italiana mette a repentaglio la stabilita’ dell’intera unione monetaria. Allora, conclude il quotidiano delle due l’una: o l’Italia lascia l’euro e dichiara una parziale bancarotta o in qualche modo riesce a costruire un programma di investimento e di riforme, che consenta una stabilizzazione duratura. Un rilancio dell’economia italiana e’ difficilmente concepibile senza l’aiuto del resto dell’eurozona, pertanto una coalizione nero-rossa in Germania potrebbe essere l’ultima occasione per stabilizzare l’Europa. Se i membri dell’Spd dovessero bocciare la GroKo, allora e’ altamente discutibile se la Germania radunera’ la forza politica necessaria alla stabilizzazione dell’euro.

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