la video recensione

Purity di Jonathan Franzen

a cura di Carlo Macchitella |

Jonathan Franzen è uno dei più significativi ed importanti scrittori americani degli ultimi cento anni.

Uno scrittore con una immensa potenza narrativa capace di raccontare la “commedia umana” come nell’ottocento fecero Balzac, Dickens o i Russi, ma, nello stesso tempo, dotato di una fantastica capacità nei dialoghi e nella lingua, moderni e brillanti in cui la forza della grande tradizione letteraria europea si intreccia con l’incisività americana delle serie televisive più moderne.

Il suo ultimo libro “Purity”, apparso in queste settimane per Einaudi, è la ennesima dimostrazione della forza e della grandezza di questo scrittore. Ancora una volta la famiglia è al centro del suo racconto. Se in “Correzioni” la famiglia è il moloch oppressivo da cui tre figli cercano inutilmente di fuggire oppressi come sono da un devastante senso di colpa che la loro fuga avrebbe significato per i loro genitori. Se in “Libertà” la famiglia è un qualcosa da cui scappare il prima possibile per cercare altrove la forza e il coraggio di vivere e trovare quella libertà che proprio la famiglia impedisce di avere.

In “Purity” la famiglia è invece il sogno a cui arrivare perché la nostra protagonista Pip cerca disperatamente di trovare quel padre e comporre quella famiglia cui, per colpa di una madre single e squinternata, ha dovuto rinunciare. In “Purity” la famiglia non è quindi un moloch oppressivo e non è nemmeno qualcosa che impedisce la libertà ma, anzi, è il punto di arrivo di una ricerca che vede nella famiglia un qualcosa a cui appigliarsi in un mondo in cui tutto sembra disperatamente allo stato liquido, se non gassoso.

In questo terzo, suo ultimo romanzo Jonathan Franzen si conferma dunque un grande scrittore e, nello stesso tempo, conferma di essere in grado di fotografare come pochi la società in cui vive, con le sue contraddizioni, i suoi limiti, le sue positività. “Purity” rappresenta anche l’evoluzione narrativa di uno scrittore che in “Correzioni” ha fatto una fotografia della famiglia americana del 900, con “Libertà” ha descritto i limiti del permissivismo tipico delle famiglie post sessanttottine e che in questa ultima fatica fotografa, sempre attraverso la famiglia, i limiti che esistono in una società che sembra aver delegato alle tecnologie il ruolo di grande madre e tutrice del nostro mondo.