Il patto

Pubblicità, alleanza anti-OTT tra i big dell’editoria britannica

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Nasce la piattaforma Pangea, alleanza tra i big dell'editoria britannica per contrastare il potere delle web company nella pubblicità online.

In Gran Bretagna potente alleanza contro gli Over-The-Top. Gli editori hanno deciso di siglare un patto di ferro nella pubblicità online per contrastare lo strapotere di Google, Facebook, Twitter e LinkedIn.

La neonata piattaforma si chiamerà Pangea e dentro ci sono The Guardian, CNN International, Financial Times, Reuters e The Economist e trattative aperte con altri big che faranno il loro ingresso nei prossimi mesi.

La versione beta della piattaforma sarà lanciata il prossimo aprile mentre la presentazione ufficiale è prevista per fine anno.

Lo scorso anno è accaduto anche in Italia quando è stata lanciata Gold 5, concessionaria pubblicitaria specializzata nell’eAdvertising, con l’obiettivo di competere con i giganti americani del web. Ne fanno parte Manzoni, Mediamond, RCS MediaGroup, Banzai Media e Italiaonline.

In base agli accordi d’Oltremanica, si darà vita a un network che riunirà tutto il pubblico dei siti degli editori in modo che gli inserzionisti possano acquistare lo spazio pubblicitario con un’unica transazione e avere un target stimato in circa 110 milioni di lettori in tutto il mondo.

Ancora non si sa come saranno divise le entrate pubblicitarie tra gli aderenti a Pangea.

Il vantaggio è però sicuramente quello di far scala, essenziale quando si parla di pubblicità online.

Da soli gli editori, come il Guardian che ha mensilmente circa 43 milioni di utenti unici da pc, hanno difficoltà a competere con i giganti di internet del calibro di Facebook che registra 1,4 miliardi di utenti mensili. Nella pubblicità digitale ovvio che gli inserzionisti puntino a chi può assicurare un traffico maggiore. E in questo gli editori ci perdono. Nasce da qui l’idea di unire le forze per colmare questo gap, alzare le tariffe pubblicitarie e condividere le entrate.

Per l’inciso, Pangea era il super continente che 300 milioni di anni fa si ritiene includesse tutte le terre emerse e che si divise in concomitanza dell’arrivo dei primi dinosauri sulla Terra. Nella scelta di questo nome c’è sicuramente dell’ironia. Gli editori (specie quelli dei giornali) sono, infatti, spesso accusati di essere dei dinosauri rispetto a chi opera sul digitale.

Tim Gentry, Direttore revenue News & Media del Guardian e capo del progetto Pangea, ha detto che il nome è stato scelto da un ex responsabile del marketing del giornale, studioso di geografia. Il senso è quello appunto allegorico dei grandi continenti che si uniscono.