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Prospettive negative per la guerra in Ucraina e per l’economia italiana

Paolo Maddalena

Mentre le ultime schermaglie della propaganda elettorale si concentrano in un dibattito tra Letta, che sostiene la dipendenza dell’Italia dall’Europa, e Meloni che sostiene una nostra maggiore indipendenza, arriva la preoccupante notizia di un inasprimento del conflitto in Ucraina, con la decisione di Putin di una mobilitazione parziale di 300 mila militari riservisti su circa 2 milioni e la programmazione di un referendum nel Donbass e negli altri territori occupati dall’inizio della guerra, per sancire, con la volontà del Popolo, l’adesione di questi Paesi al territorio russo.

In proposito Putin sottolinea che una invasione dell’esercito ucraino di queste terre sarebbe considerata un’invasione in territorio russo. Il che giustificherebbe anche l’uso di armi nucleari. La risposta dell’Occidente è stata unanime di opposizione a Putin, per cui le prospettive di un accordo si allontanano sempre maggiormente.

Altra notizia di rilievo è il conferimento a Mario Draghi del premio al «migliore statista mondiale dell’anno» ricevuto lunedì sera dalla fondazione Appeal of Conscience. Questo dimostra che il nostro Presidente del Consiglio è sostenuto fortemente dagli USA e in quanto, come è agevole dedurre, egli è un convinto neoliberista che pone il valore dell’economia come prevalente sullo svolgimento della persona umana e sul progresso materiale e spirituale della società italiana, come sanciscono gli articoli 3 e 4 della Costituzione.

Egli, infatti, non si preoccupa minimamente della disposizione del valore del lavoro come elemento costruttivo del singolo e della collettività, né sembra sia stato colpito dai risultati di una statistica elaborata da ministero del Lavoro, Istat, Inps, Inail e Anpa secondo la quale i contratti di lavoro sono quasi tutti a termine e la loro durata è superiore all’anno appena per lo 0,5%, mentre il 37% dura meno di 30 giorni. Il 36% delle nuove posizioni a termine va da 2 a 6 mesi; il 23,7% massimo una settimana; il 13,3% solo 1 giorno.

È un dato impressionante che dimostra da solo in quale abisso di miseria ci ha spinto il neoliberismo tanto caro a Draghi, ed è da segnalare ancora che questo tipo di politica danneggia il patrimonio pubblico italiano anche a proposito dell’appartenenza della rete nazionale della fibra ottica, che anziché essere nel patrimonio pubblico italiano appartiene alla francese Vivandi in qualità di maggior azionista di Tim.

Di fronte a queste preoccupanti situazioni la propaganda elettorale si accentra su temi fatui o meno importanti, dimostrando di essere in linea con il pensiero unico dominante del neoliberismo

L’unico partito che ha il coraggio di opporsi a detto sistema economico predatorio neoliberista è Unione Popolare, il cui Presidente Luigi De Magistris, rifacendosi ai principi fondamentali della nostra Costituzione, ha di recente posto in evidenza, durante la trasmissione Agorà andata in onda ieri su Rai Tre, che “privatizzare tutto il settore energetico è stata una follia. Bisogna rivedere la logica delle privatizzazioni selvagge. Se avessimo avuto gas e energia in mano pubblica la speculazione non ci sarebbe stata”.

Insomma, come da sempre ripeto, l’unica nostra salvezza è nella Costituzione, la cui inosservanza spinge l’Italia a essere serva delle multinazionali e dei Paesi economicamente più forti.

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