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Project Suncatcher, il piano di Google per costruire data center spaziali ad energia solare

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Se la riduzione dei costi di trasporto spaziale dovesse proseguire al ritmo attuale, Google ritiene che il progetto potrebbe raggiungere la sostenibilità economica entro il 2035. Restano però molte incognite tecniche e logistiche.

Costruire data center nello spazio alimentati esclusivamente dall’energia solare.

Dopo l’annuncio di Elon Musk di voler creare centri dati spaziali con il lancio di migliaia di nuovi satelliti Starlink V3 nel 2026 da parte di SpaceX, anche bigG intende sviluppare nuovi data center di fronte all’aumento esponenziale della domanda di potenza computazionale necessaria a supportare l’AI.

Project Suncatcher: energia solare continua e sostenibilità ambientale

Secondo quanto riporta Semafor il nuovo piano di Google, denominato ‘Project Suncatcher’, prevede il lancio in orbita bassa terrestre dei propri chip AI, i Tensor Processing Units (TPU), montati su satelliti progettati per rimanere costantemente esposti al sole.

Questa collocazione orbitale permetterebbe ai satelliti di ricevere fino a otto volte più energia solare annua rispetto a un pannello terrestre posizionato a latitudini medie.

L’obiettivo è duplice: da un lato, soddisfare la crescente fame di energia dei data center AI, e dall’altro ridurre l’impatto ambientale delle strutture tradizionali, che oggi contribuiscono in maniera significativa alle emissioni globali di gas serra.

In orbita, infatti, i satelliti non subirebbero interruzioni notturne o meteorologiche, permettendo un flusso continuo di energia solare e un utilizzo più efficiente delle risorse.

Project Suncatcher: i primi test nel 2027

Google ha annunciato che i primi test operativi del progetto sono previsti per il 2027, in collaborazione con Planet Labs, azienda specializzata in osservazione satellitare.

La fase iniziale prevede il lancio di due satelliti, ciascuno equipaggiato con quattro TPU, che serviranno per validare le prestazioni dei sistemi e testare la trasmissione sicura dei dati tra orbita e Terra.

Sfide tecnologiche: radiazioni e affidabilità

Tra le principali criticità che il team di Mountain View dovrà affrontare ci sono la resistenza delle componenti elettroniche alle radiazioni cosmiche e la gestione dei cosiddetti “bit flips”, errori nei dati causati da particelle subatomiche ad alta energia.

I primi test condotti con acceleratori di particelle presso l’Università della California, Davis, hanno fornito risultati incoraggianti, suggerendo una durata operativa di cinque o sei anni per i dispositivi in orbita.

La differenza con spaceX

A differenza del progetto di SpaceX, che prevede l’avvio dei primi “data center orbitali” già nel 2026 grazie all’evoluzione dei satelliti Starlink V3, Google ha una roadmap molto più lunga. Project Suncatcher entrerà in fase di test nel 2027 e, secondo le stime del colosso di Mountain View, potrà raggiungere la piena sostenibilità economica solo intorno al 2035.

La ragione principale sta nella complessità tecnologica del progetto: Google intende realizzare veri e propri data center per l’elaborazione dell’intelligenza artificiale in orbita, alimentati esclusivamente da energia solare e dotati di chip specializzati (TPU).

Ciò richiede lo sviluppo di componenti capaci di resistere alle radiazioni cosmiche, sistemi di raffreddamento e comunicazione spaziale altamente affidabili, e una nuova infrastruttura orbitale dedicata.

SpaceX, invece, parte da una base già operativa – la costellazione Starlink – e punta a potenziarla per creare una rete cloud orbitale a bassa latenza, più vicina alla logica della connettività che non a quella del calcolo AI puro.

Un futuro con tante incognite

Restano però molti ma a causa di incognite tecniche e logistiche. Dalla manutenzione dei satelliti alla gestione del calore disperso nello spazio, fino alla sicurezza delle comunicazioni. Per ora, l’iniziativa resta un esperimento ad alto rischio ma ad altissimo potenziale, che potrebbe ridefinire il modo in cui concepiamo l’infrastruttura digitale del pianeta.

Di questo e molto altro ne parleremo la 2^ edizione di Space & Underwater, la Conferenza internazionale dedicata ai domìni Spazio e Subacqueo, che si terrà il 3 dicembre 2025.

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