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Processi: il 65% dei casi non arriva in tribunale

Nel 2020 la percentuale è salita al 75,3%. Ecco quali sono i riti alternativi

Il 65,3% dei processi sono archiviati. E questa percentuale è aumentata: erano il 63,9% nel 2019. Le archiviazioni, infatti, rappresentano la grandissima parte dei fascicoli che passano dalle mani dei giudici delle indagini preliminari e dell’udienza preliminare, chiamati a decidere sul destino dei procedimenti usciti dalle Procure. Nel 2020 le archiviazioni sono state 392.304 su un totale di 600.685 processi penali definiti, compreso quelli degli anni scorsi. E sono una percentuale ancora maggiore, il 75,2%, se consideriamo solo quelli del 2020. E all’archiviazione occorre aggiungere anche la prescrizione dei reati.

Quanti sono i processi archiviati sul totale dei procedimenti

Per fare un ripasso velocissimo ma utile, dobbiamo spiegare che cosa significano gli acronimi Gip e Gup nel processo italiano. Gip sta per giudice delle indagini preliminari. Ed è colui che deve garantire uno svolgimento delle indagini rispettoso dei diritti dell’imputato e della legge. Può per esempio autorizzare o meno l’uso delle intercettazioni, e soprattutto accetta o respinge la richiesta del Pubblico Ministero di archiviazione.

Che cosa vuol dire Gip e Gup

Il significato di Gup: Giudice dell’Udienza Preliminare, entra in gioco nel caso in cui il Pm richieda a lui il rinvio a giudizio. Il Gup può avallarla o invece procedere all’archiviazione. Si tratta di una fase complessa, che può sfociare anche in un rinvio a riti alternativi, più veloci, su richiesta del Pm o anche dell’imputato, come per esempio il giudizio abbreviato, o il giudizio immediato, o per direttissima o al patteggiamento, o alla sospensione con messa in prova dell’imputato. Oppure si può arrivare subito a una condanna pecuniaria, se si tratta di un reato per cui il Pm non vede gli estremi di pene più gravi.

I riti alternativi per evitare la prescrizione dei reati

Solo una piccola minoranza dei procedimenti vede però questo esito. Sono stati 17.808 nel 2020, il 3,4% del totale. Erano stati quasi 100mila, e più del 10% nel 2009, e negli anni immediatamente successivi. Si tende invece sempre di più a rinviare a giudizio, nel 13,4% dei casi nel 2020, mentre il ricorso a riti alternativi è rimasto stabile nel tempo, almeno in percentuale. In valore assoluto i procedimenti sono scesi e quindi anche i rinvii a giudizio.

L’andamento del numero dei processi archiviati

Le archiviazioni nel 2005, all’inizio della serie dei dati presenti nelle statistiche del Ministero della Giustizia, erano quasi 630mila. Sono poi man mano calati ma rimanendo la larga maggioranza degli esiti della fase preliminare dei processi. E anzi, nel 2020, con il 75,3% dei procedimenti della sezione Gip e Gup finiti in questo modo, si è toccato un record decennale.

I motivi di una percentuale così alta di archiviazioni

La giustizia è uno dei grandi temi trasversali che il Pnrr, il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza italiano dovrà affrontare per rendere il Paese più efficiente e accrescere la produttività e il Pil. E non è un caso, visto che abbiamo i tribunali più lenti d’Europa, che provocano incertezza e dissuadono dagli investimenti. Tra i motivi della lentezza c’è anche l’altissimo numero di denunce e indagini che vanno ad alimentare notizie di reato non fondate, perlomeno nel processo penale.

Nel 2020 certamente la pandemia ha influito sull’andamento del numero di archiviazioni, perché i decreti di hanno continuato a essere emessi, non avendo bisogno di udienze, mentre altri, richiedendo un confronto, sono stati sospesi. Anzi, molti Gip hanno approfittato delle pause forzate per smaltire l’arretrato che si era accumulato.

Il principio della tenuità del fatto

Ma a prescindere dal 2020 sono veramente troppe le notizie di reato che poi non si dimostrano meritorie di arrivare a processo, ed è per questo che sono state fatte leggi che allargano il principio della tenuità del fatto, aumentando i casi di non punibilità per quelli di poco conto. Anche per questo sono diminuiti i procedimenti, ma naturalmente non basta. La soluzione, perché i casi archiviati anche rimanendo preponderanti non si dimostrino un ostacolo alla velocizzazione della giustizia, sta nel potenziamento dei riti alternativi, che è del resto una delle molte riforme che il governo si è impegnato a realizzare nell’ambito del Pnrr.

Processi archiviati: quali sono i riti alternativi

Uno, e forse il più importante, dei riti alternativi è il giudizio abbreviato. E’ “abbreviato” perché non c’è il dibattimento: il giudice prende una decisione solo ed esclusivamente sulla base delle carte presentate dal pubblico ministero, senza ascoltare nessun testimone. Nel caso di giudizio abbreviato la pena, ovviamente in caso di condanna, viene ridotta di un terzo e si può anche ottenere la sospensione della pena e la non citazione nel casellario giudiziale. Un altro rito alternativo è il patteggiamento. Permette di concordare (“patteggiare”, appunto) la pena basta che non superi i due anni. Poi c’è il decreto penale di condanna: in questo caso il pubblico ministero, in caso di reati non particolarmente gravi, propone al Giudice per le indagini preliminari (Gip) una pena solo pecuniaria (sarebbe meglio dire che il pm propone di trasformare in pena pecuniaria la pena detentiva).

I dati si riferiscono al: 2005-2020
Fonte: Ministero della Giustizia

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