Finestra sul mondo

Problemi di frontiera per la Brexit, Bruxelles corregge le stime di crescita della Spagna, Macron scende nei sondaggi

di Agenzia Nova |

Poteri, economia, finanza e geopolitica nelle ultime 24 ore.

Finestra sul mondo è una rubrica quotidiana con le notizie internazionali di Agenzia Nova pubblicate in collaborazione con Key4biz. Poteri, economia, finanza, lette in chiave di interdipendenza con un occhio alla geopolitica. Per consultare i numeri precedenti, clicca qui.

Brexit, la frontiera nel Mare d’Irlanda infiamma le polemiche

09 nov 11:03 – (Agenzia Nova) – La strada verso la Brexit e’ un sentiero cosparso di spine per il governo britannico ed ogni giorno porta la sua pena per il primo ministro Theresa May. Nella giornata di ieri, 8 novembre, i guai sono arrivati di nuovo dal Partito democratico unionista (Dup) che rappresenta i protestanti dell’Irlanda del Nord fedeli al Regno Unito. Si tratta di una piccola formazione, ma i suoi pochi deputati al parlamento di Westminster sono la stampella su cui si appoggia l’esecutivo di Londra dopo che nelle elezioni del giugno 2017 il Partito conservatore guidato dalla premier May ha perso la maggioranza assoluta dei seggi. Il quotidiano britannico “The Times” pubblica oggi il testo integrale di una lettera che la premier aveva inviato il 6 novembre scorso ai vertici del Dup, la leader Arlene Foster ed il suo vice Nigel Dodds. La missiva sarebbe dovuta rimanere riservata, ma gli unionisti nordirlandesi si sono premurati di farla filtrare alla stampa. La premier spiegava ai suoi riottosi alleati che, in vista della Brexit la cui entrata in vigore scattera’ il 29 marzo 2019, l’Unione europea pretende di imporre una sorta di “frontiera” nel Mare d’Irlanda, come assicurazione nel caso che i negoziati sulla Brexit non riescano a raggiungere alcun accordo (la cosiddetta “no deal Brexit). Il piano di Bruxelles, battezzato come “backstop to the backstop” in un crescendo di espressioni astruse emerse dai bizantini negoziati, in sostanza prevede che l’Irlanda del Nord britannica resti ancorata in ogni caso all’unione doganale ed al mercato unico europei; e questo perche’ i vertici europei non vogliono assolutamente il ripristino dei controlli (la cosiddetta “hard border”, ndr) al confine con la Repubblica d’Irlanda, che e’ e restera’ un paese membro dell’Ue. Apriti cielo, gli unionisti del Dup hanno accusato a gran voce la May di aver infranto la promessa di non sottoscrivere nessun accordo che in qualsiasi modo separi l’Irlanda dal resto del Regno Unito: il loro allarme e’ basato su una interpretazione assai sospettosa delle parole usate dalla premier per esporre lo stato dei negoziati; e nonostante le ambiguita’, il governo rimarra’ in fibrillazione almeno fino alla riunione di gabinetto in programma per martedi’ prossimo 13 novembre. A peggiorare l’intero quadro poi sempre ieri sono arrivate le previsioni economiche d’autunno pubblicate dalla Commissione europea:secondo le quali l’economia della Gran Bretagna l’anno prossimo crescera’ meno di tutti i paesi dell’Unione Europea ad eccezione dell’Italia e nel 2020 rallentera’ ulteriormente piazzandosi proprio all’ultimo posto. Nel documento Bruxelles sottolinea come la sua previsione di una crescita dell’1,2 per cento del Prodotto interno lordo (Pil) britannico per ciascuno dei due prossimi anni sia basata sull’assunto che il governo di Londra riesca a raggiungere un accordo sulla Brexit con l’Ue che le permetta di mantenere “l’attuale status quo in materia di scambi commerciali”: in caso contrario, commenta quindi il “Times”, lo scenario economico futuro della Gran Bretagna potrebbe essere ancora peggiore. Il giornale tuttavia ricorda come le previsioni della Commissione europea siano inusualmente pessimistiche, soprattutto se confrontate con quelle elaborate dallo Office for Budget Responsibility (OBR, l’ente parlamentare indipendente di controllo sui conti pubblici; ndr), che per il prossimo biennio ha indicato rispettivamente una crescita dell’1,6 e dell’1,4 per cento del Pil; anche il Fondo monetario internazionale (FMI) prevede per la Gran Bretagna una crescita economica dell’1,5 per cento nel 2019.

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Stati Uniti, polemiche in Georgia e Florida per voti non conteggiati nello spoglio delle elezioni di medio termine

09 nov 11:03 – (Agenzia Nova) – Rimane ancora irrisolta la questione dei voti non conteggiati durante le elezioni di medio termine, per l’elezione dei governatori della Georgia e della Florida. Il candidato governatore repubblicano della Georgia, Brian Kemp, ha rassegnato le dimissioni da segretario di Stato e ha proclamato la propria vittoria alle urne, nonostante le forti contestazioni della sfidante democratica Stacey Abrams, che ha denunciato migliaia di voti in sospeso o dispersi. Kemp ha annunciato in una conferenza stampa con il governatore Nathan Deal di aver presentato le sue dimissioni per prepararsi per assumere il ruolo di governatore. “Abbiamo vinto le elezioni”, ha detto Kemp ai giornalisti. “Ora e’ molto chiaro”. Stacey Abrams non ha riconosciuto la vittoria dello sfidante e il suo staff ha chiesto ai funzionari statali di “contare ogni singolo voto”. Abrams sostiene che vi siano stati errori nel conteggio. Un dibattito analogo sta emergendo in Florida, dove il candidato democratico Andrew Gillum sembra intento a richiedere il conteggio e ritirare la propria ammissione di sconfitta in favore del repubblicano Ron DeSantis. “La nostra campagna sta monitorando da vicino la situazione ed e’ pronta per qualsiasi risultato, incluso un nuovo conteggio”, ha detto lo staff della sua campagna in una dichiarazione.

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Stati Uniti, corte d’Appello boccia proposta dell’amministrazione Trump di cancellare il Daca

09 nov 11:03 – (Agenzia Nova) – La corte d’appello del Nono distretto degli Stati Uniti, con sede a San Francisco – nota per il suo orientamento progressista – ha bloccato il tentativo dell’amministrazione Trump di cancellare il programma che ha fornito protezione e benefici agli immigrati privi di documenti giunti negli Stati Uniti quando erano bambini (i cosiddetti “Dreamers”). Giovedi’ la corte d’appello federale ha respinto l’azione promossa dalla Casa Bianca, sostenendo che l’amministrazione Trump ha espresso ragioni inadeguate e viziate nella decisione annunciata nel settembre 2017 di porre fine al programma voluto dall’ex presidente Barack Obama, chiamato Deferred Action for Childhood Arrivals, o Daca, che presenta profili di incostituzionalita’. La decisione di contestare nelle corti la legittimita’ del Daca, annunciata dall’allora ministro della Giustizia, Jeff Sessions, e’ stata definita dai giudici “arbitraria, o comunque non conforme alla legge”. Si tratta della prima sentenza emessa da una corte d’appello federale contro il tentativo dell’attuale amministrazione di cancellare il Daca. Il caso sicuramente sara’ ora sottoposto alla Corte Suprema, che avro’ l’ultima parola. In settimana lo stesso dipartimento di Giustizia Usa aveva chiesto alla Corte Suprema di intervenire su diversi casi giudiziari per far cessare il programma Daca, che protegge dai rimpatri i cosiddetti “Dreamers”. Lo scorso febbraio la Corte Suprema statunitense aveva rigettato all’unanimita’ il ricorso dell’amministrazione Usa che chiedeva la veloce cancellazione del programma Daca. Il ricorso era stato presentato dal dipartimento di Giustizia nel tentativo di scavalcare i procedimenti ancora non conclusi presso le Corti di rango inferiore. Il programma Daca e’ una misura messa in atto nel 2012 dall’amministrazione dell’ex presidente Obama che prevede un percorso di regolarizzazione per gli immigrati irregolari giunti nel paese prima dei 16 anni di eta’. Tra i requisiti, occorre non avere precedenti penali e dimostrare di frequentare un corso di studi. Da quando e’ stato istituito, il Daca e’ stato utilizzato da circa 800 mila giovani immigrati.

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Spagna, l’uscita di Cospedal apre nuove crepe nella direzione del Partito popolare

09 nov 11:03 – (Agenzia Nova) – La rumorosa dipartita di Mari’a Dolores de Cospedal ha provocato nel comitato esecutivo del Partito popolare (Pp) reazioni molto contrastanti che vanno dalla posizione espressa di Pablo Casado e dai suoi fedelissimi, secondo cui “comportamenti non esemplari non possono essere tollerati”, fino alla “tristezza” manifestata dai leader piu’ vicini all’ex segretario generale e ex braccio desto di Mariano Rajoy. Lo riporta oggi il quotidiano spagnolo “El Mundo”, sottolineando che, nonostante Casado continui a ripetere che i “cospedalisti” non costituiscano una corrente separata, la realta’ e’ ben diversa, in quanto le dimissioni di Cospedal avrebbero invece creato profonde spaccature nel partito. La dualita’ sorta nel Pp si e’ palesata ieri quando il segretario generale, partecipando al Congresso europeo dei popolari a Helsinki, ha ribadito che sara’ “inflessibile con qualsiasi irregolarita’ o mancanza di onesta’”. Casado ha cosi’ risposto alle critiche mosse dalla stessa Cospedal che aveva riferito che “un partito che non e’ in grado di difendere i propri membri quando vengono ingiustamente attaccati, non puo’ aspettarsi poi che i cittadini si fidino di lui”. L’ex leader del Pp si e’ dimessa dalla direzione e ha successivamente rinunciato al seggio in Parlamento dopo essere stata sommersa dalle critiche a causa dello scandalo intercettazioni che ha portato alla luce la sua richiesta, nel 2009, all’ex poliziotto Jose Manuel Villarejo, di spiare il fratello di un ministro del governo del suo stesso partito.

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Spagna, Bruxelles corregge al ribasso le stime di crescita e aumenta il deficit previsto dal governo

09 nov 11:03 – (Agenzia Nova) – Dopo cinque anni consecutivi di crescita, l’economia spagnola si appresta a mostrare “segni di un leggero rallentamento”, soprattutto a causa della perdita dello sprint delle esportazioni. E’ quanto si legge sulle nuove previsioni economiche, elaborate dalla Commissione europea e rilanciate dal “Pais”, che correggono al ribasso le stime di crescita della Spagna, nell’ambito di un deterioramento generalizzato del ritmo registrato dai paesi dell’Unione europea. Secondo Bruxelles, in linea con gli altri Stati membri della zona euro, la Spagna dovrebbe crescere quest’anno di 2 decimi percentuali in meno rispetto alle precedenti previsioni, ovvero del 2,6 per cento e del 2,2 per cento nel 2019. La Commissione ritiene inoltre che il governo di Pedro Sanchez non riuscira’ a raggiungere l’obiettivo di disavanzo dell’1,8 per cento del prodotto interno lordo (Pil), in quanto le entrate stimate nel progetto di bilancio sono fin troppo ottimistiche. Secondo il rapporto, Madrid chiudera’ l’anno con un deficit del 2,1 per cento rispetto al Pil e dell’1,9 per cento nel 2019. Nonostante gli ostacoli lungo il percorso, la Commissione ritiene che ci siano diversi fattori che sosterranno l’aumento del prodotto interno lordo, come la creazione di nuovi posti di lavoro e la crescita del salario minimo, che rilancera’ i consumi e favorira’ il risparmio. La nota piu’ dolente contenuta nel rapporto di Bruxelles riguarda l’Italia, dal momento che si stima che il deficit del Belpaese rispetto al Pil si attestera’ al 2,9 per cento nel 2019 e al 3,1 per cento nel 2020, superando definitivamente la soglia massima del 3 per cento indicata dal Patto di stabilita’ e crescita, che tutti gli Stati membri hanno sottoscritto. Nella sua analisi, la Commissione spiega che a far volare il deficit italiano non sara’ solo la crescita anemica dell’economia o l’aumento della spesa pubblica, ma anche la sfiducia dei mercati rispetto ai buoni statali. Per la Commissione, in particolare, le maggiori uscite messe a bilancio non avranno alcun effetto positivo sull’economia ma, al contrario, ne freneranno l’andamento, riducendolo all’1,1 per cento quest’anno, all’1,2 per cento nel 2019 e all’1,3 per cento nel 2020. Di conseguenza, gli interessi sul debito pubblico cominceranno a soffocare il paese.

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Francia, il presidente Macron continua a scendere nei sondaggi

09 nov 11:03 – (Agenzia Nova) – In Francia, la polemica sul rincaro dei carburanti danneggia l’immagine del presidente Emmanuel Macron, che scende al 27 per cento dei consensi secondo l’ultimo sondaggio condotto dall’istituto demoscopico Elabe per il quotidiano francese “Les Echos”. Per il capo dello Stato francese si tratta del terzo calo del gradimento consecutivo. Sette francesi su dieci (69 per cento) dicono di non dargli fiducia. Macron “non riesce a stabilizzarsi e si installa in un’impopolarita’ cronica. Soprattutto, “questa impopolarita’ diventa ostilita’”, afferma Bernard Sananes, presidente di Elabe. L’unica consolazione per il presidente francese e’ che nessun partito di opposizione riesce ad approfittare d questo suo momento di debolezza. Intanto, il capo dell’Eliseo cerca di correre ai ripari. All’inizio della settimana Macron ha annunciato che il governo prendera’ delle misure per far fronte al rincaro dei prezzi dei carburanti, la cui entrata in vigore e’ prevista per gennaio prossimo. “La via che abbiamo preso e’ quella di trasformare in profondita’ il paese” ha affermato Macron, sottolineando il bisogno di “tenere” in un momento come questo, “segnato dall’angoscia, dalla paura e da cambiamenti profondi”.

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Germania, parlamento federale approva pacchetto pensioni da 32 miliardi di euro

09 nov 11:03 – (Agenzia Nova) – Il pacchetto pensioni da 32 miliardi di euro proposto dal governo tedesco e’ stato approvato ieri, 8 novembre, dal Bundestag, il parlamento federale della Germania con 362 voti favorevoli, 222 contrari e 60 astenuti. La misura entrera’ in vigore “alla fine di quest’anno”, si legge sul quotidiano tedesco “Die Welt”. Il ministro del Lavoro e degli Affari sociali, Hubertus Heil, ha descritto il pacchetto pensioni come “un importante fattore per la previdenza sociale e la coesione in Germania. Inoltre, secondo Heil, l’iniziativa mantiene la promessa del governo ai cittadini tedeschi di poter fare affidamento su una “pensione decente dopo una vita al lavoro”. Tra l’altro, il pacchetto prevede che i genitori dei nati dopo il 1992 vedano un lieve aumento della cosiddetta “pensione per le madri”, il sussidio statale erogato a favore di quanti si occupano a tempo pieno dei propri figli. Inoltre, si garantisce che “entro il 2025 i contributi per la pensione verranno limitati al 20 per cento e il livello delle pensioni sara’ mantenuto al 48 per cento del salario medio”. Il pacchetto pensioni e’ stato severamente criticato in Germania, anche dalle associazioni dei contribuenti tedeschi. “Entro il 2025, la misura imporra’ costi aggiuntivi per 50 miliardi di euro su quanti pagano le tasse”, ha detto Reiner Holznagel, presidente dell’Associazione dei contribuenti tedeschi (Bdst). Per Holznagel, a causa dell’aumento della spesa pubblica dovuto al provvedimento, “sara’ difficile mantenere il bilancio in pareggio nei prossimi anni”. Il presidente del Bdst ha quindi definito “errato” il pacchetto pensioni.

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Germania-Stati Uniti, ministro Esteri Maas, a elezioni medio termine hanno vinto “valori America”

09 nov 11:03 – (Agenzia Nova) – Alle elezioni di medio termine tenute negli Stati Uniti il 6 novembre scorso, “molti americani hanno votato per i valori che l’America ha sempre rappresentato: diversita’ e pluralismo” e il risultato del voto ha “certamente modificato le dinamiche del potere negli Usa”. E’ questo il commento del ministro degli Esteri della Germania, Heiko Maas, all’esito delle elezioni per il rinnovo del Congresso degli Usa e dei governatorati di alcuni Stati federali. In particolare, il voto ha visto il Partito democratico sottrarre il controllo della Camera dei rappresentanti al Partito repubblicano, che mantiene la maggioranza al Senato. Un parlamento diviso puo’ costituire un fattore problematico per ogni presidente degli Stati Uniti, compreso il repubblicano Donald Trump attualmente in carica. Inoltre, le elezioni di medio termine hanno visto l’ingresso al Congresso di diversi esponenti di minoranze etniche, di donne e omosessuali. A tal proposito, in un’intervista rilasciata ieri, 8 novembre, al quotidiano tedesco “Saarbruecker Zeitung”, Maas afferma che “i veri vincitori” delle elezioni sono “i piu’ giovani, le piu’ donne, i piu’ moderni specialmente nel Partito democratico”. Il ministro degli Esteri tedesco nota poi come il voto abbia portato al Congresso “donne musulmane e nativi americani, dando un segnale di democrazia” di cui Maas si dice lieto perche’ “permette di sperare”. Interrogato sulla possibilita’ che le elezioni di medio termine contribuiscano a superare le profonde divisioni nella societa’ degli Stati Uniti, Maas ha risposto che a seguito del voto “il meccanismo di pesi e contrappesi verra’ riequilibrato grazie alla nuova maggioranza democratica al Congresso”. Tuttavia, ha aggiunto il capo della diplomazia tedesca, “in linea di principio non dobbiamo aspettarci che permanga la tendenza verso una ancor piu’ acuta polarizzazione della societa’, fenomeno che sfortunatamente sperimentiamo anche in Europa”. Per Maas, le notizie false e “i colpi sotto la cintura stanno infatti sempre piu’ spesso avvelenando il dibattito, anche in politica estera. Pertanto, ha proseguito il ministro degli Esteri tedesco, “non dobbiamo perdere la testa, ma dobbiamo rimanere calmi e decisi, portando argomenti reali in una discussione a parita’ di condizioni”. Tornando a commentare i possibili sviluppi negli Stati Uniti dopo le elezioni di medio termine, Maas sottolinea come “credere che la situazione stia diventando piu’ facile ora sarebbe ingenuo. Democratici e repubblicani dovranno trovare il modo di lavorare insieme in modo costruttivo. In tutte le democrazie la politica funziona alla fine solo attraverso i compromessi. In definitiva, da cio’ dipendera’ anche la politica estera degli Stati Uniti”. Nelle relazioni internazionali, “continueremo ad aver bisogno degli americani”, ha quindi dichiarato Maas, secondo cui “i problemi fanno trattenere il respiro al nostro mondo non possono essere risolti senza gli Stati Uniti”. Tuttavia, se il motto degli Usa rimane “Prima l’America” nel prossimo futuro, “dobbiamo reagire”, ha evidenziato Maas. Per il ministro degli Esteri tedesco, vi e’ “una sola risposta” all’isolazionismo degli Stati Uniti ed e’ “Europa unita”. Le questioni internazionali come la digitalizzazione, le migrazioni e il cambiamento climatico hanno infatti bisogno di “risposte internazionali comuni a sfide globali”. In tale contesto, per Maas, l’Europa giochera’ un ruolo “soltanto se avremo il coraggio di unire le nostre forze con ancor piu’ determinazione come europei”. Con riguardo alla disputa commerciale tra Stati Uniti e Ue avviata da Trump, il ministro degli Esteri tedesco ritiene che “soprattutto” tale questione ha dimostrato “quanto peso possiamo apportare insieme come europei”. La difesa del libero commercio contro le tariffe e’, infatti, “una delle costanti fondamentali dell’Ue sin dalla sua fondazione”. Cio’ considerato, Maas dichiara che “non ci lasceremo dividere e mettere l’uno contro l’altro sulla questione, questa e’ una buona condizione per i negoziati” che l’Ue sta affrontando con gli Usa in materia di commercio internazionale. Durante l’intervista con la “Saarbruecker Zeitung”, il ministro degli Esteri tedesco e’ intervenuto anche sulle nuove sanzioni imposte dagli Stati Uniti all’Iran e sull’uscita degli Usa dall’accordo sul programma nucleare iraniano. In tale ambito, “il primo tassello importante e’ l’unita’ dell’Unione europea”, ha detto Maas. Il capo della diplomazia tedesca ha aggiunto: “Condividiamo l’opinione secondo cui e’ giusto mantenere l’accordo sul programma nucleare iraniano, e’ nel nostro interesse per la sicurezza europea e siamo impegnati in tale scopo”. Per Maas, l’obiettivo della Germania e le aspettative nei confronto dell’Iran prevedono che Teheran “continui a soddisfare tutti gli obblighi ai sensi dell’accordo”. Secondo Maas, infatti, “l’ultima cosa di cui abbiamo bisogno e’ un nuovo innalzamento della tensione, con la conseguenza che l’Iran torni all’arricchimento dell’uranio”. Tale sviluppo “metterebbe in pericolo la sicurezza non soltanto nella regione, ma anche in Europa”. Pertanto, conclude Maas, “dobbiamo fare la nostra parte per garantire che gli scambi economici legali e legittimi” con l’Iran “rimangano possibili all’interno della normativa esistente: non ci faremo dissuadere da questo obiettivo”.

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Ue-Italia, Bruxelles impotente contro Roma finche’ i mercati non causeranno una crisi del debito

09 nov 11:03 – (Agenzia Nova) – L’Unione europea non ha il potere legale di costringere il governo italiano a capitolare sulla legge di stabilita’. Inoltre, lo scontro sulla finanziaria si inasprira’ fino ad una vera e propria crisi dei mercati: Lo scrive oggi il quotidiano britannico “The Telegraph”, riferendo l’opinione di Victor Constancio, gia’ vicepresidente della Banca centrale europea e responsabile della stabilita’ finanziaria dell’Eurozona. In un’intervista al “Telegraph” Constancio rileva come per l’Ue sia estremamente difficile affrontare una sfida a cosi’ alto livello con l’Italia e che Bruxelles sia effettivamente impotente nei confronti di un paese che fornisce un sostanziale contributo netto al bilancio dell’Union. Non esiste, afferma Constancio, “alcun altro meccanismo che possa costringere a obbedire i ribelli italiani della Lega e del Movimento 5 stelle al di fuori di un’esplosione dei mercati dei titoli pubblici” Tuttavia, prima che cio’ accada, il braccio di ferro tra Bruxelles e Roma “potrebbe spargere molto sangue nei mercati e ravvivare i timori di un rischio denominazione”, il termine tecnico che indica una pura e semplice rottura dell’euro. L’analisi pubblicata dal “Telegraph” arriva dopo che la Commissione europea ha aumentato la sua pressione sull’Italia nello scontro sulla legge di stabilita’, avvertendo il governo di Roma che il deficit del paese superera’ la soglia del 3 per cento del Pil nel 2020 e quasi certamente anche nell’anno successivo. Lo riferisce il quotidiano britannico Financial Times”, spiegando che l’avvertimento all’Italia e’ contenuto nelle previsioni economiche d’autunno pubblicate dalla Commissione europea nella giornata di ieri, 8 novembre. Bruxelles prevede che nel 2019 il deficit italiano sara’ del 2,9 per cento del prodotto interno lordo (Pil) e che nel 2020 salira’ fino al 3,1 per cento. Tutto cio’ sulla base della previsione che il Pil italiano l’anno prossimo crescera’ soltanto dell’1,2 per cento, mentre il governo di Roma ha fondato l’intera legge di stabilita’, con l’aumento della spesa pubblica e la riduzione delle tasse, sull’ottimistica aspettativa di una crescita dell’1,5 per cento del Pil nel 2019. Contestando i calcoli economici del governo italiano, commenta il “Financial Times”, la Commissione ha intensificato il braccio di ferro con la coalizione populista al governo a Roma per la sua infrazione alle regole europee in materia di conti pubblici. Il ministro dell’Economia e delle Finanze, Giovanni Tria, ha respinto le previsioni di Bruxelles dicendo che “derivano da una analisi parziale ed inadeguata” dei dati forniti da Roma. Tria ha quindi aggiunto che il governo non modifichera’ i suoi piani di politica economica. La Commissione, ricorda il “Financial Times” ha dato tempo al governo italiano fino al 13 novembre prossimo per riscrivere la legge di stabilita’. A parere di Bruxelles, il provvedimento rappresenta una “infrazione particolarmente seria” delle regole europee sul bilancio. Se l’Italia non agira’ in conformita’ con i rilievi della Commissione rischiera’ una procedura d’infrazione che potrebbe comportare pesanti ammende finanziarie. Intanto, nella giornata di ieri, i titoli di Stato dell’Italia sono tornati sotto pressione. Sul mercato secondario, il rendimento delle obbligazioni di Stato italiane a 10 anni e’ salito fino al 3,418 per cento, con un aumento di 7,8 punti base. Allo stesso tempo, i titoli italiani a piu’ breve termine hanno visto impennarsi i rendimenti: quelli a 5 anni sono saliti di 9,6 punti base al 2,61 per cento e quelli a 2 anni sono aumentati di 9 punti base raggiungendo l’1,223 per cento, il massimo da 2 anni a questa parte.

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Ue, i progetti del presidente Macron e del cancelliere Merkel per l’Eurozona sono a un punto morto

09 nov 11:03 – (Agenzia Nova) – I progetti del presidente francese, Emmanuel Macron, e del cancelliere tedesco, Angela Merkel, volti a rafforzare l’Eurozona sono arrivati a un “punto morto”. E’ quanto afferma il quotidiano francese “Le Monde”, ricordando che i due leader europei si incontreranno domani 10 novembre a Rethondes, nel dipartimento dell’Oise, nell’ambito della commemorazione del centenario della conclusione della Grande Guerra. “Un’immagine forte”, afferma “Le Monde”, ricordando quella del presidente francese François Mitterand mano nella mano con il cancelliere tedesco Helmut Kohl davanti all’ossario di Douaumont nel settembre del 1984. La leadership di Angela Merkel e’ stata ulteriormente indebolita dopo la sua dichiarazione del 29 ottobre scorso, in cui annunciava il ritiro dalla politica al termine del suo mandato nel 2021. In questo modo, Macron ha perso un punto d’appoggio fondamentale. Quella tra i leader di Francia e Germania e’ la “storia di una grande occasione mancata”, afferma “Le Monde”. L’Eliseo cerca di sdrammatizzare il ritiro di Merkel. “Gli annunci del cancelliere hanno il merito di chiarire le cose e quindi di stabilizzare la situazione”, fa sapere la presidenza francese. Per “Le Monde”, il futuro delle relazioni franco-tedesche dipendera’ molto dalla situazione del Partito socialdemocratico (Spd) in Germania e dal successore di Merkel.

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