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Privacy, dati sanitari a rischio. Il 17% dei siti italiani non rispetta le regole

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Il 17% dei siti italiani che forniscono prestazioni sanitarie online viola il codice della Privacy. Nel mirino la mancanza di informativa preventiva sul trattamento dati nei form online di laboratori di analisi, medici di base, pediatri, centri di chirurgia estetica, dentisti.

Sempre più dati sensibili, relativi alla salute delle persone finiscono in Rete senza precauzioni. Un fenomeno molto diffuso nel nostro paese, che mette a rischio la privacy di migliaia di cittadini, visto che il 17% dei siti web che svolgono attività legate alla salute viola sistematicamente il codice della Privacy, non fornendo agli interessati l’informativa obbligatoria per spiegare come saranno trattati i suoi dati personali.

E’ questo il dato allarmante che emerge da un’indagine condotta da Federprivacy, l’associazione professionale con 800 soci e 3 mila iscritti, che ha l’obiettivo di raccogliere i privacy officer e i consulenti privacy nel nostro paese, su 2.500 siti web italiani (di cui 1.690 non rispettano le norme sulla riservatezza dei dati).

In molti casi, secondo l’indagine,  studi medici, cliniche e laboratori di analisi operative in Rete omettono di chiedere il consenso preventivo al trattamento di dati sensibili, che riguardano referti medici (scaricabili online), consultazioni mediche via Internet e anche richieste di pareri preventivi per interventi di chirurgia estetica.

Recentemente, il Garante Privacy ha annunciato 200 ispezioni entro fine anno. Medici di base, pediatri e studi medici, dentisti, chirurghi estetici e altri professionisti del settore sanitario rischiano quindi di incorrere in pesanti sanzioni, comprese fra 6 mila e 36 mila euro. Cifre che possono essere anche raddoppiate se tali violazioni coinvolgono numerosi interessati, come nel caso dei siti internet accessibili al pubblico, o addirittura quadruplicate se il contravventore è un soggetto facoltoso.

Dei 1.690 siti web riscontrati fuorilegge nella nostra indagine, ben 292 sono riferiti ad attività sanitarie, per un ammontare di circa 3,5 milioni di euro di sanzioni amministrative, escluse le omissioni delle richieste di consenso per cui sta alle autorità giudiziarie se vi siano implicazioni penali – dice il presidente di Federprivacy Nicola Bernardi –  sta di fatto che quello dei 2.500 siti esaminati nel corso dello studio è un campione che corrisponde ad un millesimo del totale dei 2,5 milioni di siti italiani, per cui il fenomeno delle violazioni privacy in internet assume dimensioni preoccupanti anche per i settori legati alla salute, laddove i cittadini si aspettano di essere maggiormente tutelati dalla legge. In attesa che il Garante effettui le ispezioni annunciate, e auspicando che svolga nel contempo anche i controlli sui siti web dei trasgressori, consigliamo a tutti i cittadini che si rivolgono a prestazioni mediche attraverso internet di verificare con attenzione che ricevano una informativa trasparente, stampando e conservando il documento prima di dare il consenso, perché possano eventualmente utilizzarlo come prova nel caso in cui si accorgessero che i dati che li riguardano non sono stati trattati correttamente“.