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Poste al 24,8% di Tim ma fuori dal Cda? Per iliad non cambierebbe nulla

L’ingresso di Poste nel capitale di Tim ha avuto il merito di ravvivare l’ambiente delle Tlc e di sbloccare una situazione di stallo che durava da tempo. Un’operazione da 684 milioni di euro che ha portato la società dei recapiti a detenere il 24,8% di TIM, diventandone il primo azionista al posto di Vivendi scesa ad una quota residuale del 2,5%.

Ma secondo quanto anticipato da MF-Milano Finanza, il gruppo guidato da Matteo Del Fante, con il supporto del direttore generale Giuseppe Lasco, avrebbe deciso di non entrare nel consiglio di amministrazione della società.

Una decisione a sorpresa

Una scelta che, secondo MF, intende segnare una discontinuità rispetto alla gestione francese e allo stesso tempo aprire lo spazio a nuove sinergie tra TIM e quella che viene definita, con un gioco di parole, la “novella Sip” — la Società Italiana Poste.

Questa impostazione strategica, secondo il quotidiano, lascerebbe ampia libertà d’azione all’amministratore delegato di TIM, Pietro Labriola, che dopo aver completato la cessione della rete a KKR-Fibercop potrà ora concentrarsi sullo sviluppo delle nuove divisioni interne e su possibili accordi con altri operatori come Iliad.

Tra l’altro, c’è da dire che l’eventuale mancata presenza di Poste dal Cda di Tim non cambierebbe nulla per l’operatore francese per quanto riguarda il suo possibile ingresso in Tim.

Le intenzioni di Iliad sono chiare così come la volontà di giocare, eventualmente, un ruolo attivo di guida nella gestione industriale del business.

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