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Il POS obbligatorio infiamma la politica

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Forza Italia, Ncd e M5S si schierano con artigiani e commercianti contro i costi eccessivi del Pos.  Sergio Boccadutri (Pd) contro i detrattori del Pos: il costo del contante pesa per 4 miliardi sui commercianti e altrettanto sulle banche.

L’obbligo di POS, che impone di accettare pagamenti elettronici per importi superiori a 30 euro su richiesta del cliente, infiamma la politica. Dalla parte di commercianti e artigiani si sono schierati compatti il Movimento 5 Stelle, secondo cui le commissioni sono un regalo alle banche;  Forza Italia, che parla di “Stato vessatorio” e “tassa occulta”; si sono accodati l’Ncd di Angelino Alfano, mentre il Pd sembra procedere in ordine sparso, con Sergio Boccadutri, primo firmatario della proposta di legge sull’e-payment, attacca i detrattori del Pos.

I numeri di Confcommercio

Il provvedimento, entrato in vigore il 30 giugno (ma curiosamente non sono previste sanzioni per gli inadempienti), non piace a commercianti, artigiani e professionisti che contestano gli alti costi di installazione e gestione delle “macchinette” e delle commissioni dovute alle banche sulle transazioni.

Secondo dati di Confcommercio, la nuova norma penalizza soprattutto le PMI, : la maggiorazione dei costi con il POS sarebbe del 3,12% sui ricavi incassati con Pos, al netto dell’Iva, per un’impresa che fattura 150 mila euro. Meno oneroso il costo del Pos per le aziende che fatturano di più: per quelle che fatturano fino a 400 mila euro il costo cala al 2,22% secondo le simulazioni di Confcommercio. Gli artigiani chiedono incentivi.

Tavolo al Mise

Il ministro dello Sviluppo Economico Federica Guidi ha avviato un tavolo di confronto con i rappresentanti di Abi e Consorzio Bancomat per discutere delle criticità in materia. Il prossimo 22 luglio è prevista una nuova riunione con i maggiori rappresentanti dei circuiti di pagamento elettronico e nelle prossime settimane sono previsti altri incontri con le categorie dei commercianti, artigiani e dei professionisti. L’obiettivo è condividere un percorso comune che possa da un lato colmare il forte ritardo, rispetto agli altri Paesi europei, che l’Italia registra nell’uso della moneta elettronica e, dall’altro, possa condurre ad una riduzione dei costi associati a questa modalità di pagamento, attivando economie di scala, efficientamenti e maggiore concorrenzialità.

Secondo stime di Bankitalia, in Italia le carte bancomat sono 44,2 milioni, a fronte di 1,5 milioni di Pos gestiti dal sistema bancario e 53 mila da BancoPoste.

 

La politica

Sul fronte della politica il dibattito è acceso. Sergio Boccadutri, deputato del Pd primo firmatario della proposta di legge sull’e-payment, attacca: “La campagna di Ncd e Forza Italia contro l’onere dei Pos è davvero curiosa – dice – Il costo annuo del contante è di circa 4 miliardi di euro per il sistema imprese e altrettanti per le banche. Come si fa a non capire che questi costi sono in larghissima parte scaricati su consumatori e commercianti, cioè sui cittadini tutti? Non è solo un problema di lotta all’evasione, che pure non è secondaria: è una questione che interessa anche l’affermazione del sistema Paese. L’Italia, infatti, non può certo permettersi di rimanere il fanalino di coda sull’epayment mentre in Europa si sta arrivando alla definizione della nuova direttiva sui pagamenti elettronici. La verità è che ancora una volta, invece di consentire un passo in avanti, si preferisce assecondare le paure.”

Ma le voci critiche non si limitano a Forza Italia, Ncd e 5 Stelle. Giacomo Portas, deputato democratico presidente della Commissione di Vigilanza sull’Anagrafe Tributaria, esprime perplessità sull’alto costo delle commissioni bancarie: secondo Portas la tracciabilità dei pagamenti anche per i professionisti è fondamentale per sconfiggere l’evasione, ma i costi bancari sono troppo alti e le commissioni sulle transazioni elettroniche rischiano di essere percepite come  l’ennesima tassa.

Il M5S, che ha presentato una mozione approvata dal Consiglio che chiede alla Regione Lombardia di attivarsi presso il Governo per sospendere il provvedimento, chiede in sostanza di fare in modo che fino al 30 giugno 2015 l’obbligo riguardi soltanto i soggetti con almeno 200mila euro di fatturato; escludere dal vincolo tutte le nuove attività per almeno due anni; prevedere che i costi delle transazioni siano a carico delle banche. Chiede inoltre di sospendere il provvedimento per le piccole imprese fino a quando i costi del servizio bancario non saranno in linea con la media europea. Secondo il Movimento, la platea di artigiani e commercianti interessati all’obbligo è di 1,5 milioni di persone, mentre i costi medi annui per la gestione della macchinetta varia fra 1200 e 1700 euro.