L'iniziativa

Politica spettacolo? Virginia Raggi emula Mario Draghi

di |

Draghi accoglie von der Layen a Cinecittà? Raggi risponde sfoderando gli abiti di Donati per Tilda Swinton in una performance dedicata a Pasolini. Presentata questa mattina un’operazione spettacolare evocativa che unisce moda e cinema.

Il cronista di politica culturale (e annessi e connessi) che cura questa rubrica ha avuto il privilegio questa mattina di assistere ad una ennesima… rappresentazione coreografica del potere: se martedì scorso, il Presidente Mario Draghi aveva accolto la Presidente della Commissione Europea Ursula von der Layen negli “studios” di Cinecittà ((in verità il regista occulto della kermesse è stato il Ministro Dario Franceschini: vedi “Key4biz” del 22 giugno 2021, “La Rai presenta i palinsesti. Salini in prorogatio fino a settembre?”), questa mattina la Sindaca di Roma Virginia Raggi ha presentato alla stampa ed ai media la performance “Embodying Pasolini”, che vede come protagonista assoluta (unica) la famosissima attrice Tilda Swinton, presentata in questo caso come “artista” piuttosto che come istriona.

La performance si terrà domani venerdì 25 giugno e verrà trasmesso “live streaming” dalle 18 alle 22 su www.romaison.it.

La Sindaca Virginia Raggi ha sostenuto che questa iniziativa è la evidente riprova della attrattività della Capitale per quanto riguarda la cultura e l’arte, e quasi quasi ha rivendicato l’iniziativa come ciliegina sulla torta della propria politica “estetica”, dimenticando che la situazione del sistema culturale romano versa in profonda crisi. Basti ricordare che colui che è stato per anni suo alleato, l’Assessore alla Crescita Culturale (sic) nonché Vice Sindaco Luca Bergamo, si è dimesso qualche mese fa, in radicale contrasto con le strategie della Sindaca… Basti ricordare la triste deriva del Macro (il Museo di Arte Contemporanea di Roma) dopo che un direttore dissidente (l’antropologo ed artista Giorgio De Finis) è stato rimosso, forse perché non si inchinava alla volontà della Sindaca…

In un padiglione dell’ex Mattatoio di Roma (la cosiddetta “Pelanda”), l’esibizione della Swinton ha certamente regalato ai giornalisti presenti un tocco di… magia, tra moda e “cinema” (in verità, teatro, ovvero cinema “in senso lato”).

Dopo la presentazione, la Sindaca ha preannunciato un “assaggio” della performance, ma ha simpaticamente chiesto a tutti i fotografi, nonché ai giornalisti, di non riprendere nulla, per evitare improprie “anteprime”, chiedendo che venisse spento ogni device elettronico…

La elegante e gentile attrice britannica (classe 1960) ha invece detto che per lei non c’era alcun problema, e quindi telecamere e macchine fotografiche e cellulari hanno catturato una decina di minuti dell’azione teatrale.

Una performance immaginata come una “mostra in divenire” in un atelier d’artista, dove l’azione prende forma intorno all’abito: “alter ego” del corpo che lo indossa. Così Olivier Saillard (riconosciuto storico della moda, ex Direttore del Museo Galliera di Parigi e “fashion curator” di fama mondiale), e Tilda Swinton (icona del cinema internazionale, insignita nel 2020 con il Leone d’Oro di Venezia alla carriera) hanno ideato “Embodying Pasolini” (ovvero “Incarnando Pasolini”).

La Sindaca Raggi, ovvero della “retorica della creatività”?

Il racconto di Romaison sul legame fra il grande cinema internazionale e le eccellenze capitoline del costume e della moda prosegue con Embodying Pasolini: accogliamo in città Tilda Swinton e Olivier Saillard, che ci incanteranno con una performance sorprendente. Roma si conferma Capitale di una creatività unica al mondo, frutto della sintesi perfetta fra tradizione e innovazione”, ha sostenuto orgogliosamente Virginia Raggi.

Annunciato già nell’ottobre 2020, l’evento si inserisce nel programma di “Romaison”, progetto dedicato al rapporto tra il costume e la moda, fortemente voluto dalla Sindaca di Roma, con l’organizzazione di Zétema Progetto Cultura e curato da Clara Tosi Pamphili, storica della moda. 

Sveliamo ai lettori cosa accade: in un disadorno ambiente, lungo un tappeto bianco, entra in scena… l’Attrice, vestita di candido lino bianco (con dei semplici calzari neri), gli spettatori in piedi ai due lati, come talvolta avviene nelle sfilate di moda che si pongono come performance para-teatrali… Dal fondo, incede lenta la Nostra, e, sulla sua destra, vede un grande scatolone di cartone, dal quale trae (come se fosse un guardaroba delle meraviglie) un bell’abito, e, con estrema lentezza (quasi esasperante), lo osserva, lo tocca, infine lo indossa, muovendo qualche passo, e poi si sveste, e infine saluta e se ne va…

Una “drammaturgia” essenziale e minimalista. Musica classica in sottofondo, a basso volume. La “scena” è durata una decina di minuti. L’abito indossato questa mattina è tratto da “I racconti di Canterbury” (1972).

Domani, Tilda Swinton andrà a saggiare la consistenza e memoria degli abiti dandogli corpo, non ricreando (ovviamente) il ruolo al quale sono stati deputati, ma piuttosto la mancanza, l’assenza, suggerendo il contrasto tra “potenza” ed “atto”: “sta a lei” sostiene il curatore Olivier Saillardraccontare nei buchi e nei vuoti di una manica cosa fosse un dialogo, uno scambio di attori, una scena”. Decontestualizzazione e ricontestualizzazione, insomma: “à la” Guy Debord (l’inventore del situazionismo, autore dell’avanguardistico “La società dello spettacolo”… correva l’anno 1967!).

Gli abiti recano la firma del famoso compianto Danilo Donati: 40 opere (di alta sartoria) che hanno contribuito ad arricchire alcuni dei film più belli di Pier Paolo Pasolini. Abiti realizzati e tutt’oggi custoditi dalla Sartoria Farani, e una selezione di forme di legno del Laboratorio Pieroni, utilizzate per creare i cappelli indossati nei film del regista (che caratterizzeranno come presenze misteriose lo spazio dell’atelier)…

Dal “Vangelo Secondo Matteo”, ad “Uccellacci e uccellini”, “Edipo Re”, “Porcile”, “Il Decameron”, “I racconti di Canterbury”, “Il fiore delle Mille e una Notte”, fino a “Salò o le 120 giornate di Sodoma”, i costumi e i vestiti e i cappotti, come “fragili opere di fili intrecciati e tinti”, dovrebbero – nelle intenzioni di Olivier Saillard Tilda Swinton ricreare una cinematografia “svuotata” dai corpi degli attori, su cui l’azione performativa interviene. Quasi come fossero prigionieri di uno “status monumentale”, ridotti al silenzio – alcuni mai più stati neanche mostrati dopo le riprese – gli abiti saranno soggetto e oggetto di una pratica evocativa, attraverseranno il tempo della performance.

Una performance minimalista: un’attrice che prova sulla passarella i vestiti dei film di Pasolini

Nell’“assaggio” di questa mattina, Swinton è parsa totalmente asettica ed algida, come congelata nelle emozioni, ma forse – nelle sue intenzioni – quest’atteggiamento avrebbe dovuto stimolare pathos contrastanti nello spettatore, provocare domande interiori. Forse domani, l’Attrice cambierà espressione in funzione dei diversi abiti che andrà ad indossare. O forse no.

A latere, l’Attrice si è mostrata per come appare talvolta nei film: delicata, contenuta, timida finanche…

Con un’espressione sempre molto seria se non sofferente, anche nelle interviste: occhi cerulei, quasi “incorporea”, diafana… Ogni tanto, emerge un sorriso, scatta una risata che la rende solare e brillante, ma per un attimo soltanto: sembra un raggio di sole improvviso in una Londra piovosa. Una donna veramente molto… “british” (e non nel senso surreale inteso dai rapper della Dark Polo Gang!).

Swinton si è dichiarata grande ammiratrice di Pier Paolo Pasolini, di cui ha evocato la capacità di essere nel tempo ed al contempo (si perdoni il bisticcio di parole) fuori dal tempo: immerso nella realtà materiale della quotidianità, ma in grado di trascenderla poeticamente.

Ha raccontato: “scoprii Pasolini girando il mio primo film, ‘Caravaggio’ di Derek Jarman: lui ne era ispirato, come gran parte degli artisti intelligentiJarman mi ha fatto conoscere ‘Il Viaggio Secondo Matteo’”. Si ricordi che Jarman è da sempre anche un convinto attivista per i diritti Lgbt (ed evoluzioni d’acronimo…).

Swinton si diletta con pratiche di incursioni in “arti” altre rispetto al cinema: per esempio, nel 1995, si è esibita in una mostra intitolata “The Maybe”, ideata dall’artista Cornelia Parker, svoltasi alla Serpentine Gallery di Londra e al Museo Barracco di Roma, in cui l’attrice giaceva otto ore al giorno all’interno di una teca di vetro, apparentemente addormentata, per una settimana… Non ha un concetto statico-rigido di cultura, considerando che le sue incursioni sono arrivate a farle interpretare anche un’eroina dell’“universo Marvel” (ha interpretato un cameo in “Avengers: Endgame” del 2019). Insomma, cultura “alta” e cultura “bassa” (semmai queste tassonomie hanno avuto un senso) non sono categorie che fanno per lei.

Saillard ha detto di voler evocare il concetto di “solitudine”, di cui Pasolini sarebbe stato grande interprete: “ho una grandissima ammirazione per Pasolini come regista e anche come scrittore, incarna quel percorso di solitudine che è tipico dell’artista e dell’arte stessa. È un progetto dedicato sia a Pasolini sia a Danilo Donati perché ha realizzato dei costumi straordinari. Con Tilda, passeggiando per Roma, una città straordinaria, ci ricordiamo come sia bellissimo nuotare in questa… terra di costumi’”.

Si tratta senza dubbio di una rappresentazione artistica interessante, un po’ eccentrica come avviene spesso (deve avvenire?!) nelle dinamiche dell’arte contemporanea. Semplicemente è (ormai) “arte” – ha segnalato per primo il guru Achille Bonito Oliva – ciò che è riconosciuto dal “sistema dell’arte”…

Ma è… “vera arte”?

È “arte”? Non è “arte”?!

Ci è venuto da domandarci cosa penserebbe della performance di Swinton… la “sora Lella”, ovvero la moglie di Alberto Sordi interpretata da Anna Longhi (la “buzzicona”) in un imperdibile capolavoro della commedia all’Italia, moglie “trash” di un simpatico “fruttarolo”: i figli vogliono premiare i genitori per l’anniversario di matrimonio e regalano loro una visita alla Biennale d’Arte di Venezia… Un episodio gustoso veramente “cult”, “Le vacanze intelligenti” scritto da Sonego, del film collettivo (1987) “Dove vai in vacanza?”, diretto Mauro Bolognini, Luciano Salce, Alberto Sordi (clicca qui per vedere un estratto su YouTube).

Gli spettatori “live” di domani pomeriggio saranno pochi privilegiati, e piuttosto sarà importante comprendere chi curerà la regia della trasmissione in streaming, che comunque difficilmente potrà riprodurre le sensazioni che soltanto la vicinanza fisica con l’Attrice può provocare.

Qualcuno ha forse pensato che una performance di questo tipo potrebbe rappresentare una chicca per l’offerta della mitica piattaforma web multimediale ItsArt (“Italy is Art”), tanto cara al Ministro Dario Franceschini?! Ed il servizio pubblico radiotelevisivo alias Rai?!

Crediamo di no, perché, come sempre accade in questo nostro Paese, è difficile “fare rete”, e promuovere al meglio iniziative anche eccellenti: manca una “regia strategica” che colleghi le tante iniziative, e le promuova al meglio.

Quanti saranno i cittadini romani che accederanno alla piattaforma di Romaison?! Temiamo poche decine…

Quanto è costata l’iniziativa? Non è dato sapere, considerando che in Italia quasi mai il “decision maker” pubblico ritiene sano e corretto assicurare la massima trasparenza nella utilizzazione del denaro pubblico…

Manca ancora un “marketing internazionale” del “made in Italy” (materiale e immateriale)

Il potenziale della moda, e delle sartorie artigianali di alta gamma (che rappresentano l’anima più artistica di un settore industriale-commerciale di grande importanza economica), è enorme: si tratta senza dubbio di uno strumento eccezionale per l’immagine ed il marketing del “made in Italy” – tra materiale ed immateriale – ma ci sembra che ancora manchi nel nostro Paese (così come a Roma) una vera… “politica della moda”.

Basti osservare che non è mai stato istituito, nei governi italici, un “Sottosegretariato” per la Moda (cui si potrebbe associare il Design, dato che le due arti hanno tra loro un nesso culturale indubbio).

Si ricordi però che la Sottosegretaria Lucia Borgonzoni (Lega Salvini) ha in più di un’occasione annunciato la propria intenzione di farsi interprete delle esigenze del settore moda: in effetti, il Ministro Franceschini (Pd) le ha assegnato qualche settimana fa una qualche – pur leggera – delega per le “industrie culturali e creative”. E, quindi, anche la moda (vedi “Key4biz” del 14 giugno 2021, “Mic, deleghe più circoscritte alla Sottosegretaria Borgonzoni”).

Attendiamo atti concreti e strategie di “sistema Paese”.

Non ci facciamo molte illusioni, considerando che l’Italia non è ancora dotata di una agenzia internazionale per la promozione del cinema e dell’audiovisivo. E ciò basti.

La “musica” è la stessa di sempre: frammentazione di interventi e deficit di strategia.

(Fotografie: Angelo Zaccone Teodosi)