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PNRR. 1 mese in più per la verifica. A che punto sono i progetti su cloud, porti verdi e idrogeno (anche per i treni). La relazione della Corte dei Conti

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L’esecutivo concorda con la Commissione UE un mese in più per la fase di assessment delle scadenze fissate per il 31 dicembre dell’anno scorso. Ecco le scadenze non ancora completate, secondo OpenPolis, dal cui monitoraggio emerge l’Italia in ritardo anche per i target da raggiungere entro queste mese. Fitto: "No polemiche su terza tranche, risolvere i problemi. Alcuni progetti del Pnrr irrealizzabili entro 2026".

Oggi il Consiglio dei ministri esaminerà anche il disegno di legge annuale per il mercato e la concorrenza 2022, ma della legge precedente mancano ancora questi due decreti attuativi. Uno dei due è l’aggiornamento dei criteri di gara previsti dal regolamento per l’affidamento del servizio della distribuzione del gas naturale per valorizzare nuove tipologie di intervento più rispondenti al rinnovato quadro tecnologico. 

Questa mancanza rientra nelle scadenze del PNRR non ancora completate, ma avrebbero dovuto essere conseguite entro il 31 dicembre scorso. 

L’Italia è in ritardo. 

Per questo motivo il Governo ha concordato con la Commissione UE di “prolungare di un mese la fase di assessment per consentire ai servizi della Commissione di completare le attività tecniche di campionamento e verifica”, si legge sul sito dell’esecutivo.

3 progetti oggetto di ulteriori approfondimenti da parte della Commissione Ue

Stiamo parlando dei 55 milestone e target fissati per il 31 dicembre 2022. In particolare, sono oggetto di ulteriore approfondimento tre misure, che erano state approvate dal precedente Governo. 

  • Le concessioni portuali (scadenza completata), per le quali la Commissione ritiene necessario un ulteriore approfondimento, proponendo di limitarne la durata massima, così come stabilito dal Decreto inviato al Consiglio di Stato il 14 ottobre 2022.
  • Le reti di teleriscaldamento, per le quali la Commissione ha messo in dubbio l’ammissibilità di alcuni interventi, selezionati attraverso la procedura di gara del 30 giugno 2022. 
  • I Piani Urbani Integrati, approvati il 22 aprile 2022, per i quali la Commissione ha contestato l’ammissibilità degli interventi relativi al “Bosco dello Sport” di Venezia e allo “Stadio Artemio Franchi” di Firenze.

Il Governo, è scritto nella nota di Palazzo Chigi, fornirà ulteriori elementi a sostegno dell’ammissibilità di tutti questi interventi, in particolare quelli previsti nei Piani Urbani Integrati di Venezia e Firenze e continuerà a lavorare in modo costruttivo con la Commissione Europea per garantire il positivo completamento delle attività di valutazione.

Corte dei Conti: “38 misure non ultimate nel secondo semestre 2022

“Risultano tutti conseguiti i 55 obiettivi del secondo semestre 2022”. Lo rileva la Corte dei Conti nella Relazione semestrale 2023 sullo stato di attuazione del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza, presentata oggi alla Camera dei Deputati. E spiega: “In esito a tale avanzamento 38 iniziative hanno esaurito gli obiettivi europei per le stesse fissati: si tratta di 31 riforme, segnando un progresso del 49 per cento sul totale di categoria, e 7 investimenti, pari ad oltre il 3 per cento del complesso. Dette 38 misure non possono naturalmente considerarsi ultimate, in quanto le stesse potrebbero necessitare di step realizzativi ulteriori, rispetto agli obiettivi concordati in sede europea. Per i 52 obiettivi nazionali, la ricognizione effettuata dalla Corte dei conti evidenzia un tasso di conseguimento più basso (62 per cento, n.32); a fine anno, le attività inerenti a 7 target risultavano solo avviate, 5 target figuravano ancora in via di definizione, mentre per ulteriori 8 obiettivi emergevano ritardi rispetto alla scadenza programmata“. 

Fitto: “No polemiche su terza tranche, risolvere i problemi”

Nessuna polemica sulla terza tranche di fondi del Pnrr. Ha sottolineato il ministro agli Affari europei Raffaele Fitto alla presentazione della Relazione semestrale della Corte dei conti sul Pnrr.

“Sarebbe singolare che gli obiettivi al 31 dicembre 2022 fossero in carico a chi si è insediato a ottobre. E’ evidente che le visioni che sono emerse adesso riguardano scelte precedenti su cui non abbiamo da polemizzare ma da risolvere i problemi”, ha detto Fitto. Per questo, ha aggiunto, “abbiamo concordato con la Commissione un mese di proroga per verifiche specifiche e per trovare una soluzione a questi problemi sapendo che abbiamo davanti una sfida molto importante”.

Fitto: “Alcuni progetti del Pnrr irrealizzabili entro 2026”

“Se noi oggi capiamo, e lo possiamo capire anche da questa Relazione, che alcuni interventi da qui al 30 giugno 2026 non possono essere realizzati, ed è matematico, è scientifico che sia così, dobbiamo dirlo con chiarezza e non aspettare il 2025 per aprire il dibattito su di chi sia la colpa”. Così ha aggiunto il ministro. “Bisogna aprire”, ha concluso Fitto, “una valutazione attenta per capire come recuperare le risorse di quei progetti che sono all’interno del Pnrr, ma che hanno una capacità di spesa che consentono un riallineamento con la Coesione”.

Il Progetto Porti Verdi con 270 milioni di euro: ridurre del 20% le emissioni di CO2 per anno nelle aree portuali interessate

Sempre sui porti, secondo il monitoraggio di OpenPolis, l’Italia è in ritardo anche sul progetto “porti verdi”, perché “sono state aggiudicate opere per 8 Autorità portuali, ma ne sono richieste 9”. 

Con circa 270 milioni di euro si vuole rendere le attività portuali sostenibili e compatibili con i contesti urbani portuali attraverso il finanziamento di interventi di efficientamento e riduzione dei consumi energetici delle strutture e delle attività portuali. Altro principio cardine del progetto è la promozione della sostenibilità ambientale delle aree portuali, attraverso interventi di miglioramento dell’efficienza energetica e di promozione dell’uso di energie rinnovabili nei porti. 

L’obiettivo finale è ridurre del 20% le emissioni di CO2 per anno nelle aree portuali interessate

Tra le scadenze non completate entro dicembre 2022, OpenPolis inserisce anche 3 misure legate alla cybersicurezza e lo fa perché non ha trovato “prove” in Rete del loro completamento, ma questo non significa che non siano state completate. Infatti, il nuovo direttore generale dell’Agenzia per la Cybersicurezza Nazionale, Bruno Frattasi, ha spiegato che “È un tema un po’ delicato, chiaramente sono notizie non di dominio pubblico. Non sono notizie che noi pubblichiamo su siti istituzionali”. Sono, in effetti, documenti non pubblici, perché legati alla sicurezza nazionale.

Se completate le scadenze (previste per fine dicembre 2022) scatta terza tranche di 19 miliardi di euro

Comunque, vedremo quale sarà il verdetto della Commissione europea sui 55 milestone e target fissati per il 31 dicembre 2022. Se completate tutte le scadenze, procederà con l’invio della terza tranche di risorse, pari a 19 miliardi di euro. Invece, nel caso di mancanze o irregolarità, la Commissione può inviare solo una parte delle risorse. In questo secondo caso, il resto dei fondi viene sospeso e lo Stato coinvolto ha sei mesi di tempo per completare le scadenze in ritardo.

E a che punto sono le scadenze del primo trimestre 2023? La timeline

Invece, entro queste mese, l’Italia deve completare 12 scadenze. Sempre nel monitoraggio di OpenPolis risulta completata 1 sola, quella sull’aggiudicazione di tutti gli appalti pubblici per progetti in materia di sport e inclusione sociale a seguito di un invito pubblico a presentare proposte.

Invece, risultano ancora in corso, solo per citare alcune misure:

300 milioni per treni passeggeri a idrogeno

Appunto, un altro settore di interesse per l’idrogeno è il settore ferroviario, in particolare il trasporto ferroviario passeggeri. In Italia circa un decimo delle reti ferroviarie è servito dai treni diesel, e in alcune regioni italiane i treni diesel hanno un’età media elevata e dovrebbero essere sostituiti nei prossimi anni, rendendo questo il momento giusto per passare all’idrogeno, in particolare dove l’elettrificazione dei treni non è tecnicamente fattibile o non competitiva.

L’intervento prevede quindi la conversione verso l’idrogeno delle linee ferroviarie non elettrificate in regioni caratterizzate da elevato traffico in termini di passeggeri con un forte utilizzo di treni a diesel come Lombardia, Puglia, Sicilia, Abruzzo, Calabria, Umbria e Basilicata. I progetti di fattibilità più avanzati in Valcamonica e Salento prevedono la sperimentazione in modo integrato di produzione, distribuzione e acquisito di treni ad idrogeno. In termini di infrastrutture, sarà data priorità per le strutture di rifornimento alle aree con possibilità di sinergie con le stazioni di rifornimento per camion a lungo raggio, per aumentare utilizzo e domanda di idrogeno e per ridurne i costi di produzione. Il progetto include la produzione di idrogeno verde in prossimità delle stazioni di rifornimento, tramite sviluppo dell’intero sistema di produzione, stoccaggio e utilizzo dell’idrogeno.

Dal momento che ad oggi non esistono stazioni di rifornimento a idrogeno per i treni in Italia, il progetto include attività di R&D (in linea con l’investimento 3.5) per sviluppo di elettrolizzatori ad alta pressione (TRL 5-7), sistemi di stoccaggio ad alta capacità con possibilità di utilizzo di idruri metallici o liquidi (TRL 3-5).

Grazie a questi investimenti, sarà possibile convertire circa 9 stazioni di rifornimento su 6 linee ferroviarie.

Per il governo quindi è comunque fondamentale completare i 12 interventi di rilevanza europea entro il 31 marzo, per non arrivare ad aprile e trovarsi in affanno. Considerando che poi per il secondo trimestre del 2023 (aprile-giugno) ci saranno altre 15 nuove scadenze da raggiungere.

Per approfondire:

Il video della presentazione alla Camera dei Deputati della relazione della Corte dei Conti