ANITEC: Cristiano Radaelli, ‘Buon segnale l’impegno del Ministro Carrozza per Horizon 2020’

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COMUNICATO STAMPA


L’innovazione non deve trasformarsi in uno slogan e deve concorrere a formare giovani più preparati al mondo del lavoro e con un senso critico sempre più sviluppato. Pare proprio che ora si stia intraprendendo il giusto percorso per l’implementazione delle nuove tecnologie e migliorare il sistema formativo ed educativo di scuole e università italiane“. È questo il commento di Cristiano Radaelli, Presidente ANITEC e Vicepresidente Confindustria Digitale a proposito dell’impegno del Ministro dell’Istruzione Maria Chiara Carrozza per allineare le università italiane sugli obiettivi di Horizon 2020 e del lancio del programma europeo ‘Opening up Education’.

 

In particolare, riteniamo positivo il fatto che l’iniziativa della Commissione Europea, fortemente voluta dalla Vicepresidente Neelie Kroes e dal Commissario Androulla Vassiliou, preveda che gli strumenti didattici debbano essere finanziati dal settore pubblico. Che oltre il 60% dei bambini dell’UE con meno di 10 anni non abbiano accesso a dispositivi multimediali e alla banda larga nelle scuole, la dice lunga sull’urgenza di rivedere le politiche pubbliche in tal senso. Soprattutto dato che entro il 2020 il 90% delle professioni richiederà competenze digitali avanzate. Le statistiche e dati relativi alla situazione italiana mostrano certo un situazione poco brillante relativamente alla cosiddetta inclusione digitale, cioè alla percentuale di popolazione in grado di prendere parte attiva nella società digitale, connettendosi in banda larga, utilizzando le applicazioni, relazionandosi tramite la rete con la pubblica amministrazione e in generali con i servizi di pubblica utilità“.

 

Secondo dati Istat del dicembre 2012, l’Italia risulta essere indietro in Europa: le famiglie italiane con almeno una connessione internet sono circa il 62%, contro una media europea del 73%. E se parliamo di banda larga, il rapporto è di 52 a 67 su 100 famiglie.

 

“Vale la pena sottolineare – conclude Radaelli – che il problema non risiede solo nella disponibilità di hardware, soprattutto di infrastrutture, ma anche in un’attenta formazione al loro utilizzo, per fare sì che diventino strumenti al servizio della scuola e dell’università e, quindi, per una migliore competitività del sistema-Paese del prossimo domani“.