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Pirateria, vendor di set top box negli USA dovrà pagare danni per 15 milioni di dollari

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Dragon Media dovrà pagare i danni ai titolari di diritti e cessare le attività di streaming pirata negli Stati Uniti. Nuova vittoria della coalizione ACE, che vede assieme tra gli altri Hollywood, Netflix e Amazon, nell’azione a tutela del copyright e dell’industria creativa.

Duro colpo alla pirateria audiovisiva sferrato dall’Alliance for Creativity and Entertainment (ACE), piattaforma per la tutela dei diritti di proprietà intellettuale che vede assieme le major di Hollywood, Netflix, Amazon e altre multinazionali dell’industria creativa e culturale.

Al centro della lotta alla pirateria stavolta ci sono le scatole per lo streaming, o set-top-box, dispositivi che abilitano le smart tv e connettono le tv in rete alla fruizione di centinaia di canali a pagamento. Una di queste box è Kodi.

La causa in questione è quella intentata da ACE contro Dragon Media, società che vende i set top box pirata e che ora dovrà rispettare le stop intimatogli da un tribunale.

A seguito della causa, come in molti casi avviene, Dragon Media ha modificato rapidamente il proprio modello di business passando dalla vendita di hardware all’offerta di servizi online tramite la piattaforma Kodi-addon.

Anche in quest’ultimo caso, però, ci sono tutti i requisiti per un’altra causa, perché cambia il sistema, ma rimane la violazione del copyright dei contenuti offerti illegalmente.

Prima di rivolgersi di nuovo ai tribunali le parti sembra abbiano trovato un accordo davanti alla corte federale della California.

Secondo quanto riportato da torrentfreak.com, Dragon Media avrebbe accettato di pagare i danni arrecati ai titolari di diritti per una somma pari a 14,5 milioni di dollari, impegnandosi a non violare più il copyright, ne attraverso la vendita di Kodi box, ne via streaming online.

L’accordo in questione rappresenta una nuova vittoria contro la pirateria audiovisiva e online e un passo in avanti significativo nell’affermazione dei diritti legati alla proprietà intellettuale a sostegno di tutti coloro che lavorano onestamente nel settore dei media e dell’industria culturale e creativa”, ha dichiarato Richard VanOrnum, portavoce di ACE.

Resta da vedere se la società imputata nella vicenda sia in grado davvero di pagare tale somma, ma di fatto è un precedente nella lotta alla pirateria audiovisiva.

Al momento, comunque, il sito di Dragon Box rimanda ad una piattaforma che vende olio di CBD e prodotti derivati.

Fino all’anno scorso, Dragon Media contava 250 mila clienti in 50 Stati di quattro continenti, con una rete di 374 rivenditori. Un business che andava oltre i confini USA e che rende bene la dimensione del fenomeno della pirateria audiovisiva.

Per ACE si tratta del secondo grande successo nella lotta alla diffusione illegale di contenuti protetti da copyright. L’anno scorso TickBox Tv ha accettato di pagare 25 milioni di euro per danni ai titolari dei diritti e di cessare di ogni attività pirata.