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Pirateria online, Australia e Giappone contro store e siti che violano il copyright

Ci sono interi app marketplace che pubblicizzano e facilitano l’accesso a link a siti pirata per il consumo illecito di contenuti protetti dal diritto d’autore. Tramite i classici set topo box, che illegalmente garantiscono l’accesso illimitato per pochi dollari ad un’estesa gamma di programmi tv a pagamento, molte televisioni australiane riescono ad accedere a film, serie tv ed eventi sportivi violando sistematicamente il copyright.

La Corte federale australiana ha chiesto ad alcuni Internet provider provider (Isp) di Hong Kong di rendere impossibile questa pratica, a partire dal blocco degli accessi agli stessi store in questione.

Sarebbe la prima volta, nella storia di internet, che degli Isp siano obbligati da una corte federale a chiudere uno store di applicazioni online, soprattutto in termini di lotta alla pirateria digitale.

Al momento, sono due i casi seguiti dalla legge australiana per streaming non autorizzato di contenuti protetti da copyright.

Si tratta dei casi TVB (Television Broadcasts Limited) e Roadshow Films, con l’appoggio di diverse major mondiali dell’industria culturale e creativa, dalla Columbia Pictures alla Disney, dalla Paramount Pictures alla Twentieth Century Fox, dalla Universal alla Warner Bros.

La scorsa settimana, in nome della legge australiana sul diritto d’autore, entrambe le richieste sono state accettate dal Tribunale di Sidney.

Soprattutto un’applicazione web, per sistema operativo Android, è entrata nel mirino della giustizia australiana, l’HDSubs+, che consente a chi la scarica di accedere, tramite il proprio set top box, ad una miriade di contenuti protetti da diritto d’autore, tra cui i canali Disney, Fox e BBC.

Un paio di settimane fa anche in Giappone è stata sollevata una questione simile a difesa del diritto d’autore di manga e anime, violato a più riprese da decine di siti web pirata.

Lo stesso Primo ministro, Shinzo Abe, in una riunione presso l’ufficio di gabinetto per l’Intellectual Property Strategy, ha dichiarato: “Chiedo a Ministeri e agenzie governative che si occupano di copyright, di industria dei contenuti e di comunicazioni elettroniche, un maggiore sforzo per sviluppare gli strumenti più efficaci contro la pirateria a medio e lungo termine”.

Tre al momento, secondo il quotidiano The Japan Times, le piattaforme che rischiano il blocco degli accessi: Mangamura, Anitube e Miomio.

Il primo è uno dei più frequentati siti web giapponesi di contenuti manga e anime, ovviamente accessibili in maniera illecita, violando i diritti di proprietà intellettuale.

Mangamura, infatti, ha registrato a marzo 174 milioni di visitatori, divenendo il 25° sito web più seguito in patria secondo dati SimilarWeb.

Tutti e tre insieme i siti web menzionati hanno registrato quasi 1 miliardo di visitatori, tra settembre 2017 e febbraio 2018, causando, secondo l’associazione dei distributori giapponesi CODA (Content Overseas Distribution Association), un danno all’industria audiovisiva e culturale da 400 miliardi di yen.

Entro il 2019 il Governo giapponese ha promesso l’emanazione di nuovi provvedimenti legislativi contro la pirateria online e i cyber criminali che mettono a repentaglio gli investimenti nell’industria culturale e creativa.

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