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Pirateria audiovisiva, in UK denunce contro IPTV pirata cresciute del +30% nell’ultimo anno

I servizi IPTV illegali stanno crescendo nel Regno Unito. Secondo il nuovo “IP Crime and Enforcement Report”, pubblicato dal Governo britannico, questi sistemi di trasmissione televisiva basati su rete internet sono sempre più utilizzati per il consumo illecito di contenuti audiovisivi protetti da copyright.

In base a quanto riportato dal documento dell’Ufficio per la proprietà intellettuale del Governo di Londra, il copyright è sempre più sotto attacco, non solo della pirateria audiovisiva tramite IPTV, ma anche con le nuove tecnologie di stream-ripping e con le criptovalute.

Riguardo alle IPTV illegali, un segno chiaro della loro diffusione è stato rintracciato nell’indagine condotta da alcune organizzazioni che lavorano per la protezione della proprietà intellettuale, in particolare del copyright, come la Federation Against Copyright Theft (FACT) e la Police Intellectual Property Crime Unit (PIPCU).

Una delle voci prese in considerazione nella ricerca è il numero di denunce pubbliche contro la violazione del copyright legata ai servizi delle piattaforme e le app IPTV.

Negli ultimi sei anni, c’è stato un aumento esponenziale delle denunce contro le IPTV illecite, sia piattaforme, sia applicazioni: basti pensare che se nel 2014 si sono registrare sole 3 denunce, nell’ultimo anno siamo arrivati a 682.

Un incremento sbalorditivo del +17.000% in sei anni e del +30% nell’ultimo anno.

Grazie al lavoro degli esperti della Fact e della Pipcu, sono stati numerosi i blocchi eseguiti nei confronti di servizi e piattaforme pirata IPTV, tra cui l’“Operazione Saturno”, portata a termine esattamente un anno fa.

L’Unità speciale anti crimine della Polizia a tutela della proprietà intellettuale ha espressamente inserito le IPTV pirata nella lista delle minacce da affrontare con priorità.

Gran parte di questi servizi illeciti è inoltre pagato tramite criptovalute e questo è uno dei sistemi più usati dai pirati audiovisivi per eseguire transazioni in rete, proprio per l’elevato livello di riservatezza e anonimato sfruttabili dalle organizzazioni criminali.

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