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Pirateria in psicodiagnostica, la circolare del Ministero della Salute

Il Ministero della Salute, il 13 dicembre scorso, ha diramato a tutti gli Assessorati alla Sanità regionali del Paese la circolare ministeriale annunciata in sede di audizione il 25 settembre 2019 sulla pirateria in psicodiagnostica. Con tale atto, firmato dal Direttore Generale per la prevenzione sanitaria Claudio D’Amario, si invitano le Regioni ad intervenire sul fenomeno dell’uso massivo di fotocopiatura degli strumenti psicodiagnostici sensibilizzando le strutture sulle possibili gravi ricadute per l’accertamento clinico che possono derivare dall’utilizzo di materiale illegale.

Si tratta di un importante risultato, per la prima volta tradotto in un atto scritto, della campagna di sensibilizzazione sul tema portata avanti da FAPAV nel corso del 2019. Il Segretario Generale della Federazione, Federico Bagnoli Rossi, è intervenuto sul tema esprimendo “piena soddisfazione per questo segnale importante del Ministero della Salute” definendolo un “primo grande passo per il ripristino della legalità su questo segmento delicatissimo della Proprietà Intellettuale”. Proseguendo, ha aggiunto: “A breve ci aspettiamo che inizino controlli a campione sulle aziende sanitarie e ospedaliere del Paese per verificare che vengano implementati strumenti certi di monitoraggio dell’utilizzo dei test”.

Iacopo Del Gamba, membro del board Giunti Psychometrics, ha dichiarato: “Giunti Psychometrics esprime la propria soddisfazione per la segnalazione inviata dal Ministero della Salute e crede che questo sia un primo passo teso a contrastare più efficacemente il fenomeno, purtroppo molto diffuso, della riproduzione illegale dei test psicodiagnostici. Auspica quindi che gli Assessorati alla Sanità delle Regioni e delle Provincie Autonome si attivino operativamente, promuovendo iniziative in questa direzione”.

Il tono utilizzato dalla circolare è sufficientemente netto e chiaro e lascia trasparire la pervasività di questo fenomeno illecito, potenzialmente molto pericoloso anche rispetto alla dimensione della salute pubblica. Per il Ministero, l’utilizzo di materiale piratato è “una scappatoia illegale” e un “malcostume” diffuso e lesivo della deontologia professionale degli psicologi e degli addetti ai lavori.

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