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Pirateria, il nuovo modello di streaming illegale passa per i CDN

Nel linguaggio delle telecomunicazioni, con l’acronimo inglese CDN si intende content delivery network o rete per la distribuzione dei contenuti, in particolare contenuti multimediali di grandi dimensioni, che sono offerti online come nel caso dell’internet protocol television o IPTV.

Negli ultimi tempi, proprio come accaduto alle IPTV, questi sistemi sorti per offrire una rete di distribuzione efficiente e trasparente, soprattutto per promuovere lo streaming legale dei contenuti protetti da copyright, sono stati progressivamente sfruttati anche dagli stessi pirati audiovisivi.

I CDN, sorti per la protezione dagli attacchi informatici e il miglioramento delle performance dei siti, sono ad oggi diventati il miglior strumento per mascherare l’identità degli amministratori delle piattaforme pirata.

Secondo un recente Report di WebKontrol, riportato dal sito web Torrentfreak.com, più dell’80% dei film e delle serie tv piratate in Russia sono consumate dal pubblico attraverso servizi di streaming illegale, con un aumento del 43% dei siti pirata nel 2018 (+ 9.500 siti web pirata).

I grandi fornitori di contenuti pirata stanno facendo largo uso di soluzioni CDN”, secondo un documento dell’azienda russa di cybersecurity Group-IB, diffuso sempre dal giornale online, “perché il vantaggio offerto da questa tecnologia sta nella capacità di archiviare centinaia di migliaia di file relativi a film, serie tv e altri contenuti, tra cui lo sport”.

Group-IB ha già individuato 15 fornitori di CDN pirata, di cui quattro di grandi dimensioni, in grado di dare vita a database con più di 300 mila file di contenuti audiovisivi illeciti e un server con 5 petabytes di spazio.

Con il CDN si passa direttamente al servizio pirata all’ingrosso, mentre alcuni, oltre ai file in questione, offrono anche consigli e assistenza per realizzare dei siti per lo streaming illegale, le piattaforme per lo smistamento dei contenuti in violazione di ogni diritto legato alla proprietà intellettuale.

Purtroppo, ha spiegato Dmitry Tyunkin, vicedirettore dell’Unità antipirateria di Group-IB, “per i possessori di diritti non è facile intraprendere azioni legali contro i fornitori di CDN piratate in Russia, perché il CDN è una rete di server, che nella maggior parte dei casi si trovano al di fuori del territorio russo”.

In effetti, a quanto scoperto dal Report, gran parte di questi fornitori si trovano ad esempio in Olanda. I In effetti, i CDN sono geograficamente distribuiti e spesso connessi a diverse dorsali col fine di soddisfare le richieste di contenuti, trasferendoli in maniera trasparente per ottimizzarne il processo di consegna: un sistema centralizzato con unico server centrale non sarebbe in grado di soddisfare le molteplici richieste di servizio da parte di numerosi utenti.

I pirati sfruttano proprio questa distribuzione geografica dei server, eludendo ogni tipo di sorveglianza in patria.

Questo significa che mentre le autorità russe, ad esempio, bloccano o oscurano ogni anno migliaia di siti web pirata, i loro database illegali continuano ad esistere in attesa di tornare online tramite un nuovo sito web. Grazie ad una nuova soluzione tecnologica e leggi più adeguate al fenomeno, oggi gli operatori di telecomunicazione possono bloccare i siti pirata in pochissimi minuti.

Con questo nuovo modello di business, però, non ci vuole molto ad aggirare una sentenza, bastano poche ore e i pirati tornano nuovamente in azione, semplicemente attivando nuove piattaforme.

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