Finestra sul mondo

Pinera (Cile) vince le elezioni, Russiagate, Privatizzazioni in Francia, Brexit

di Agenzia Nova |

Poteri, economia, finanza e geopolitica nelle ultime 24 ore.

Finestra sul mondo è una rubrica quotidiana con le notizie internazionali di Agenzia Nova pubblicate in collaborazione con Key4biz. Poteri, economia, finanza, lette in chiave di interdipendenza con un occhio alla geopolitica. Per consultare i numeri precedenti, clicca qui.

Cile, Pinera vince le elezioni con un netto vantaggio

18 dic 10:57 – (Agenzia Nova) – Il Cile svolta nuovamente a destra, e lo fa preferendo l’ex presidente Sebastian Piner al candidato socialdemocratico Alejandro Guller. Lo hanno riferito ieri i quotidiani spagnoli “El Pais” e “Abc” che aggiungono come Pinera abbia ottenuto piu’ di nove punti percentuali di vantaggio sul suo avversario, una differenza maggiore rispetto a quella pronosticata dai sondaggi. Il rivale progressista non e’ riuscito a convincere il 20 per cento dei cileni che sostenevano il fronte della sinistra ed e’ stato sconfitto anche nella propria regione, Antofagasta. Questa vittoria elettorale consolida la svolta liberale della regione, iniziata nel 2015 in Argentina con la vittoria di Mauricio Macri, fedele sostenitore di Pinera. “Mi congratulo con Pinera per il suo trionfo impeccabile e massiccio. Dobbiamo imparare la lezione, ricostruire una scelta di solidarieta’, sulla base di pari opportunita’. Abbiamo subito una pesante sconfitta e dobbiamo essere autocritici”, ha dichiarato Guiller commentando il risultato elettorale.

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Sondaggio “Wall Street Journal”, Democratici in vantaggio in vista delle elezioni di meta’ mandato

18 dic 10:57 – (Agenzia Nova) – Gli elettori statunitensi vogliono che il Partito democratico abbia la maggioranza al Congresso dopo le elezioni del 2018. E’ quanto rivela l’ultimo sondaggio commissionato dal quotidiano “Wall Street Journal” e dall’emittente “Nbc” (National broadcasting company). Il 50 per cento degli intervistati ha dichiarato di voler una maggioranza democratica al Congresso, mentre il 39 per cento si e’ espresso a favore dei repubblicani. L’operato del presedente Donald Trump e’ risalito di 3 punti percentuali rispetto ad ottobre, attestandosi al 41, ma il 56 per cento continua a bocciare l’amministrazione Trump. Nelle prossime elezioni di meta’ mandato (mid-term) che si terranno a novembre 2018 verra’ rinnovata l’intera Camera dei rappresentanti ed un terzo del Senato. I democratici devono vincere 24 seggi per dominare la Camera e almeno due seggi per aver la maggioranza al Senato, dopo aver conquistato il 12 dicembre scorso il seggio dell’Alabama, ma devono anche riuscire a difendere i seggi in cui l’orientamento politico pende verso i repubblicani.

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Russiagate, legale del presidente Trump accusa procuratore Mueller di aver acquisito informazioni illegalmente

18 dic 10:57 – (Agenzia Nova) – Kory Langhofer, uno dei legali del presidente Donald Trump, ha inviato una lettera al Congresso degli Stati Uniti nella quale accusa Robert Mueller, il procuratore speciale che indaga sulle presunte ingerenza del Cremlino nelle presidenziali 2016, di aver ottenuto illegalmente email e altre informazioni che riguardano lo staff del presidente durante la campagna elettorale. Lo riferisce il quotidiano “New York Times”, aggiungendo che aumentano gli attacchi nel confronti dell’inchiesta man mano che questa si avvicina a Trump e alla sua cerchia ristretta. Il materiale, secondo Langhofer, sarebbe stato consegnato a Mueller lo scorso agosto senza consentire al team di legali di visionarlo, violando cosi’ il diritto di riservatezza tra avvocato e assistito. Peter Carr, parte della squadra del procuratore Mueller, ha dichiarato che le email e altre informazioni sono state acquisite con il consenso del titolare dell’account o attraverso il regolare iter giudiziario. In un reciproco scambio di accuse, i repubblicani considerano l’inchiesta faziosa, mentre il Partito democratico ritiene che gli attacchi della maggioranza siano un evidente tentativo di screditare l’inchiesta federale via via che si avvicina allo Studio Ovale.

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Elezioni catalane, l’ultimo sprint del blocco costituzionalista nella campagna elettorale

18 dic 10:57 – (Agenzia Nova) – “Non ci sara’ un’opportunita’ migliore”: questa la convinzione del blocco costituzionalista formato dal partito politico Ciudadanos, dal Partito dei Socialista di Catalogna (Psc) e dal Partito Popolare (Pp) per imporsi sul movimento indipendentista nelle elezioni previste per il prossimo 21 dicembre (21-D). La massiccia presenza dei leader nazionali nella campagna politica catalana, in maniera evidentemente superiore rispetto a qualunque altro appuntamento elettorale che abbia coinvolto la Catalogna fino a ora, rappresenta l’emblema dell’importanza di un’elezione che potrebbe avere ripercussioni nazionali. Lo riferiscono oggi i principali quotidiani spagnoli, da “El Pais” a “Abc”, passando per “El Mundo” e “La Vanguardia”, tutti concordi nel sottolineare l’importanza della convocazione elettorale del 21-D per la quale i sondaggi prevedono un’affluenza record alle urne. Il presidente del governo Mariano Rajoy si trova da ieri, domenica 17 dicembre, in Catalogna per una serie di incontri che avranno luogo fino a domani e che si aggiungono a quelli portati avanti dagli altri rappresentanti dell’esecutivo. Anche il Partito socialista operaio spagnolo (Psoe) e’ entrato nel vivo della campagna elettorale con il leader, Pedro Sanchez, che ha presenziato a una serie di incontri tra i quali uno centrale a Barcellona, che ha riunito circa 5.000 persone. Infine lo schieramento di Podemos con Pablo Iglesias e’ quello che per ora ha accumulato meno presenze “di piazza”. Il blocco dei partiti costituzionalisti potrebbe chiudere cosi’ con la chiamata elettorale del 21-D quella che e’ stata la sfida secessionista lanciata dai partiti indipendentisti lo scorso 1° ottobre con il referendum.

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Brexit, i Tory chiedono alla May di resistere fino al 2021

18 dic 10:57 – (Agenzia Nova) – I capi del Partito conservatore britannico sembrano aver cambiato idea sulla leadership di Theresa May: lo scrive il quotidiano “The Times”, riferendo come ora ministri e parlamentari stiano spingendo il primo ministro a restare al suo posto a tutti i costi, nel timore che le continue polemiche possano essere rovinose per il partito alle prossime elezioni e che le sue dimissioni rischino di compromettere i delicati negoziati con l’Unione europea sulla Brexit. Si tratta, commenta il “Times”, di un radicale cambio di atteggiamento da parte dei principali esponenti Tory nei confronti della May: solo un paio di settimane fa quasi tutti gli osservatori politici ritenevano che la premier non sarebbe durata molto oltre le festivita’ natalizie; una “sensazione” rafforzata dalla sconfitta subita dal governo su un voto-chiave in Parlamento appena la settimana scorsa. Ora invece, scrive il giornale, la marea sembra essersi invertita: e’ chiaro infatti che le trattative della Gran Bretagna per i futuri rapporti con l’Ue andranno avanti ben oltre la data del divorzio nel marzo 2019, ed il loro andamento potrebbe essere compromesso se la May nel frattempo fosse costretta a dare le dimissioni; l’obbiettivo che si fa strada adesso, insomma, e’ di mantenere la barra dritta fino alla scadenza naturale dell’attuale legislatura, nel 2021, per giungere alle prossime elezioni politiche con una questione Brexit ormai archiviata. Al “Times” un ministro ha detto: “La May non e’ tipo da prender su cappello ed andarsene, sono convinto che restera’ premier assai piu’ a lungo di quanto molti si aspettino; per il Partito conservatore non e’ in vista alcun momento ‘sicuro’ per sostituirla alla guida del gabinetto e quindi la battaglia per la leadership sara’ rinviata sempre piu’ in la’ nel tempo”. L’Unione europea, ricorda il giornale, prevede che un accordo di principio sui futuri rapporti possa essere raggiunto entro l’ottobre 2018; tuttavia la Commissione europea ha avvertito il governo britannico che l’elaborazione delle migliaia di pagine del futuro trattato commerciale Ue-Gb (FTA) prendera’ molti altri mesi: cio’ significa che nella migliore delle ipotesi il FTA non sara’ pronto prima della fine del 2020; insomma sara’ un processo assai lungo, e nel frattempo il paese non puo’ permettersi di perdere i quattro mesi di tempo necessari all’organizzazione del voto interno al Partito conservatore per l’elezione di un suo nuovo leader ed un nuovo primo ministro.

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Francia, il governo prepara il piano delle privatizzazioni

18 dic 10:57 – (Agenzia Nova) – Lo Stato francese prepara il piano di privatizzazioni che riguardera’ principalmente le societa’ degli Aeroporti di Parigi (Adp), di Engie e della Française de Jeux. Riportando notizie provenienti dal Ministero dell’Economia, “Les Echos” scrive che per il momento non e’ stata presa nessuna decisione in merito a eventuali vendite. Per cominciare il processo di cessioni e’ necessaria una legge che ne regoli le modalita’. “Quello che e’ certo, e’ che Adp non sara’ oggetto di una cessione dello Stato” fanno sapere da Bercy. La Française de jeux, che detiene il monopolio del gioco del lotto, pone dei problemi in quanto lo Stato deve mantenere tra il 25 e i 30 per cento del capitale per assicurarsi “un controllo forte” sulle attivita’ della societa’.

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Francia, i centristi del Modem cecano l’alleanza con il presidente Macron

18 dic 10:57 – (Agenzia Nova) – Il presidente del partito centrista del Mouvement Democrate (Modem), François Bayrou, vuole costruire una “casa comune” con la Re’publique en marche, il partito del presidente Emmanuel Macron, in vista delle prossime elezioni europee. Ne parla “Les Echos”, riportando alcuni passaggi dell’intervento al leader centrista durante il congresso del Modem tenutosi questo fine settimana a Parigi. Secondo Bayrou si tratta di un “dovere” necessario a “rendere piu’ solido il cammino verso le elezioni”. Il quotidiano economico ricorda che a febbraio Bayrou si era ritirato dalla corsa alle presidenziali, una mossa che “ha contribuito alla vittoria del candidato di En marche”. “I due partiti hanno bisogno l’uno dell’altro” scrive il giornale.

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Austria, i piani del nuovo governo suscitano il plauso degli attori economici

18 dic 10:57 – (Agenzia Nova) – Il programma economico del nuovo governo austriaco ha gia’ raccolto il plauso delle aziende e degli imprenditori. “Questo e’ il primo programma di governo da molto tempo che non contiene ulteriori sgravi fiscali, ma il tanto necessario sollievo per le imprese e la classe media”, ha dichiarato il presidente della Camera di commercio austriaca, Christoph Leitl, durante il fine settimana. L’Associazione degli industriali austriaca ha espresso una visione simile e ha chiesto la rapida concretizzazione del programma elettorale. Sabato scorso, il Partito Popolare (Ovp) e quello nazionalista Fpo hanno presentato il loro programma di coalizione e il futuro gabinetto. Si prevede che il presidente Alexander Van der Bellen nomini cancelliere per l’inizio della settimana il presidente del Partito popolare austriaco nonche’ ex ministro degli Esteri, Sebastian Kurz. All’eta’ di 31 anni, sara’ il piu’ giovane capo di governo in Europa. Il vice cancelliere dovrebbe essere il presidente della Fpo Heinz-Christian Strache. Il programma governativo di 180 pagine prevede importanti riforme, ma lascia molti dettagli poco chiari. Il piano include il pareggio di bilancio in Costituzione, migliori controlli e maggior coordinamento e trasparenza nelle sovvenzioni dei governi federale e statali. Nel complesso, la spesa pubblica dovrebbe diminuire, ma non nei settori della sicurezza, dell’istruzione e dell’innovazione. Dovrebbe diminuire anche la pressione fiscale. Sara’ inoltre ridotto il reddito minimo per i rifugiati. Anche la flessibilita’ dell’orario di lavoro, fino a 60 ore settimanali, fa parte del programma di governo. I sussidi di disoccupazione e l’assistenza sociale dovrebbero essere cambiati in modo da aumentare gli incentivi all’occupazione. L’immigrazione dovrebbe essere piu’ orientata alle competenze professionali e ai bisogni delle aziende. Il ministro degli affari economici del nuovo governo sara’ l’ex amministratore delegato della compagnia telefonica A1, Margarete Schramboeck. Hartwig Loeger, capo della compagnia assicurativa Uniqa, sara’ invece ministro delle Finanze. Il ministro degli affari Sociali, del lavoro e della salute, Beate Hartinger. Il ministro dei trasporti e delle infrastrutture sara’ Norbert Hofer (Fpo), mentre quello della Pubblica Istruzione sara’ il vice-rettore dell’Universita’ di Vienna, Heinz Fassmann (Ovp).

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Germania, nuovo metodo di individuazione dei possibili terroristi islamisti

18 dic 10:57 – (Agenzia Nova) – Le autorita’ hanno utilizzato per la prima volta un nuovo sistema di analisi chiamato Radar-ITE, sviluppato dalla Polizia criminale (Bka) e dai ricercatori svizzeri. Si basa su domande su 73 caratteristiche, come la socializzazione o l’atteggiamento nei confronti della violenza. Vengono analizzati anche i cosiddetti “fattori protettivi”, come i legami familiari, una buona integrazione o un lavoro sicuro. Su 205 casi esaminati entro la fine di novembre, 96 sono stati gli islamisti classificati a “rischio moderato”, 27 quelli ad “alto rischio” e 82 a “rischio molto alto”. Il presidente del Bka Holger Muench, come molti dei suoi colleghi, aveva criticato il fatto che in Germania non esistesse un unico standard in merito a chi dovesse essere classificato come una minaccia. La Confederazione e i Laender ora forniscono consulenza principalmente su persone a rischio elevato in un gruppo di lavoro appositamente costituito, che si riunisce nel Centro comune di difesa del terrorismo. L’alto numero di islamisti ad alto rischio, secondo lo studio, desta la preoccupazione delle autorita’. Al momento ci sono 720 persone ritenute pericolose in Germania. Molti sono a piede libero, altri sono in detenzione o all’estero, in Siria e Iraq. Secondo il ministro dell’Interno federale, il cristiano democratico Thomas de Maizie’re (Cdu), le autorita’ di sicurezza hanno bloccato tre attacchi terroristici quest’anno ed espulso 50 islamisti. Piu’ di 100 casi sono attualmente in fase di elaborazione da parte di un gruppo di lavoro nel Centro di difesa del terrorismo.

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Gli italiani sono piu’ preoccupati per l’immigrazione che desiderosi di lasciare l’euro

18 dic 10:57 – (Agenzia Nova) – L’ostilita’ nei confronti degli immigrati e i timori di un’Italia sempre piu’ multietnica stanno alimentano le forze populiste piu’ della spinta verso l’uscita dall’euro: lo sostiene un sondaggio informale realizzato dai quotidiani “The Financial Times” e “La Stampa” in vista delle prossime elezioni politiche italiane. Il quotidiano economico britannico ha voluto questa ricerca come parte della serie di articoli, reportage e analisi intitolata “The Europopulists” che ha sviluppato lungo tutto l’anno: in collaborazione con la “Stampa”, alla meta’ dello scorso mese di novembre e’ stato chiesto a un vasto gruppo di elettori italiani le loro opinioni su una serie di temi come l’Europa e l’immigrazione. Il risultato e’ una raccolta di oltre 1.100 risposte scritte provenienti da tutta l’Italia, anche se in prevalenza dal nord industriale: il metodo utilizzato non e’ pienamente scientifico, ammette il “Financial Times”, ma comunque da’ un’idea di quale sia il sentimento pubblico nel paese che rappresenta la terza economia dell’Eurozona a pochi mesi dalle elezioni del prossimo mese di marzo che potrebbero avere un’importanza cruciale per l’Europa. Molte di queste risposte scritte da elettori italiani vengono pubblicate oggi lunedi’ 18 dicembre, accanto a un’analisi scritta a quattro mani dal corrispondente da Roma del “Financial Times”, James Politi, e dal giornalista della “Stampa” Jacopo Jacoboni. Ebbene dalle loro risposte si evince che gli italiani sembrano molto piu’ ossessionati dalla questione dell’immigrazione che delusi dall’Unione europea o concentrati sull’uscita dall’euro: un’ampia maggioranza, due terzi circa dei lettori, e’ infatti convinta che l’Italia abbia tratto vantaggi dall’Ue ed e’ contraria all’idea di lasciare la moneta unica; la pensano cosi’ persino molti sostenitori dei partiti piu’ euroscettici come il Movimento 5 stelle (M5s) o la Lega Nord. Sull’immigrazione invece le opinioni sono assai piu’ divise: il 41 per cento la considera un’opportunita’ positiva per il paese e circa il 40 per cento crede in un’Italia multietnica; secondo il 38 per cento invece gli immigrati sono una minaccia. Critiche e preoccupazioni nei confronti dell’immigrazione vengono perlopiu’ dagli elettori della Lega Nord, ma sono pensieri comuni anche tra i sostenitori di centrosinistra, in particolare del Partito democratico. Sugli altri temi proposti dal sondaggio, le risposte raccolte mostrano una diffusa ansieta’ sul proprio futuro economico e su quello dell’Italia, un giudizio negativo sulla Brexit e sull’elezione del presidente Usa Donald Trump, e per converso un’inattesa fiducia nei confronti del cancelliere tedesco Angela Merkel.

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