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PIL e geografia delle emissioni. India, Pakistan e Bangladesh i Paesi più inquinati, Nuova Zelanda il più green

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La classifica dei Paesi con il livello di inquinamento più alto in base al PIL

PIL e inquinamento, che rapporto c’è?

Sul rapporto tra prodotto interno lordo ed emissioni inquinanti di ogni Paese si è detto tutto e il suo contrario. Ci limitiamo a ricordare che non c’è correlazione diretta tra crescita economica e inquinamento, perché molto dipende da come questa crescita è stata resa possibile.

Grazie ad un quadro normativo moderno ed efficace, alle nuove tecnologie a basso impatto ambientale, alle fonti energetiche rinnovabili ed alternative, alle soluzioni di efficientamento energetico e all’ottimizzazione delle risorse naturali, si è rilevato a livello mondiale una riduzione delle emissioni inquinanti negli ultimi anni. Il 2020, che passerà alla storia come l’anno della pandemia da Covid-19, le emissioni inquinanti sono diminuite del 31% nei primi mesi dei blocchi e delle chiusure. Il dato finale è stato un 7-8% in meno  su base annua, con quasi 2 miliardi di tonnellate di CO2 evitate.

La Hinrich Foundation, ha partire dai dati del Sustainable Trade Index 2022, realizzato dalla stessa in collaborazione con l’IMD World Competitiveness Center, ha stilato  una nuova classifica mondiale sull’inquinamento atmosferico per grandezza di PIL.

Ciò che è venuto fuori è la conferma di quanto già si sapeva, cioè che, eccezioni particolari a parte, i Paesi al mondo con il PIL più basso sono anche quelli più inquinati.

La classifica mondiale dei Paesi più inquinati per PM 2,5

Sul podio più alto di questa poco invidiabile classifica troviamo l’India, con un livello di 83 PM 2,5 per metro cubo di aria (qui con il termine PM si raggruppano tutte le particelle aventi dimensioni minori o uguali a 2,5 micron – µm – per metro cubo).

Seguono al secondo posto il Pakistan, con 64 PM2,5 per metro cubo, al terzo posto il Bangladesh, sempre con circa 64 Pm2,5 per metro cubo, quindi la Cina, con 48 (prima eccezione), il Perù, con 31, la Birmania, con 30, la Corea del Sud, con 27 (seconda eccezione), la Thailandia, con 27, il Cile, con 24, la Cambogia, con 22.

Podio più alto alla Nuova Zelanda

Al 17° e 18° posto troviamo altre due eccezioni in questa classifica dei Paesi più inquinati con PIL basso, che sono Singapore e Hong Kong, entrambi con 19 PM2,5 per metro cubo. In fondo alla classifica ci sono tutti gli altri Paesi più ricchi, ad alto PIL, con il Giappone, che registra 14 PM2,5, o il Regno Unito e gli Stati Uniti, entrambi con 8, il Canada e l’Australia, con 7.

Il Paese con l’aria migliore e i livelli di inquinamento più bassi, contestualmente ad un PIL considerato alto, è la Nuova Zelanda. Un territorio che vede bassa densità abitativa, condizioni climatiche favorevoli alla dispersione delle emissioni e un’economia con severi standard di sostenibilità ambientale.

Eccezioni al contrario sono invece quelle della Papua Nuova Guinea, basso PIL e solo 16 PM2,5 per metro cubo, le Filippine, con medio PIL e 19 Pm2,5 (qui è evidente l’impatto degli investimenti in fonti energetiche rinnovabili effettuati dal Governo) e il Laos, basso PIL e 21 PM2,5.

PM 2,5 e morti premature

In generale, questa classifica rispecchia quello che è il rapporto tra sviluppo e ambiente. I Paesi con il PIL più basso hanno elevati livelli di emissioni inquinanti, perché sono quelli che hanno le leggi meno efficaci, limiti facilmente aggirabili, attività industriale spesso illecita e spinta al limite per ottenere profitti maggiori, infrastrutture fatiscenti e trasporti più congestionati.

Quando parliamo di PM 2,5 o particelle di dimensioni minori o uguali a 2,5 micron, dobbiamo immaginari corpuscoli 28 volte più piccoli del diametro di un capello umano. Questo tipo di inquinamento è capace di penetrare in profondità negli alveoli polmonari e nei vasi sanguigni, è quindi particolarmente pericoloso per la salute umana e rappresenta ad oggi il 12% circa delle morti premature in tutto il mondo.

Come riporta la European environmental agency, si tratta della sostanza inquinante più dannosa per la nostra salute, insieme al biossido di azoto (No2) e all’ozono (O3), nonché quella che ogni anno causa il numero più elevato di morti premature, circa 300 mila in Europa.

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