come funziona?

‘Pi’, la nuova criptovaluta che promette di far guadagnare facendo mining dal tuo smartphone

di |

Fare mining con lo smartphone. Questa la mission della moneta digitale ideata tra tre laureati di Stanford. Non scarica la batteria né il traffico dati. La community ha superato il milione di mining.

1,2 milioni in tutto il mondo fanno mining con il proprio smartphone. Questa è la principale novità di “Pi”, la nuova criptovaluta non ufficiale nata per “aiutare le persone comuni a catturare più valore economico, che oggi va a banche, giganti della tecnologia (ad esempio Facebook, Amazon) e altri intermediari”. Questa la mission della moneta digitale ideata tra tre laureati di Stanford

Il core team di Pi è guidato, infatti da due dottorati di Stanford e un MBA di Stanford, che hanno contribuito a costruire la blockchain community dell’Università. “Non possiamo garantire che il progetto avrà successo”, restano con i piedi per terra i 3 fondatori, “è a lungo termine e dipende dal contributo collettivo dei suoi membri”.

Come funziona Pi, la nuova criptovaluta?

Pi è una sorta di criptovaluta sul “palmo della mano”, perché consente di fare mining e quindi di guadagnare, non da subito, con il proprio smartphone. In che modo?

“Pi NON è denaro gratis”, è indicato chiaramente dal team.

Per fare mining occorre scaricare l’app.

Una volta effettuato il mining, è possibile aumentare la tariffa oraria invitando amici e familiari fidati a unirsi alla community. Dopo 3 giorni di mining, è possibile aumentare ulteriormente i guadagni creando il cerchio di sicurezza, che contribuisce alla sicurezza complessiva della rete. I membri che si partecipano prima eseguono il mining a una velocità superiore rispetto a quelli che li seguono. Infatti il tasso di estrazione diminuisce man mano che un numero maggiore di persone si unisce alla rete. A questo punto, la velocità di base del mining si dimezza ogni volta che il numero di utenti attivi aumenta di un fattore 10 (vedere il grafico seguente). Questo tasso alla fine scenderà a 0 quando la rete raggiunge un certo numero di utenti (ad esempio 10 milioni o 100 milioni). A quel punto, proprio come Bitcoin, i minatori continueranno ad essere ricompensati attraverso le commissioni di transazione e non attraverso il conio di nuova valuta.

“Non scarica la batteria né il traffico dati”

Prima di buttarsi a capo fitta in questa nuova criptovaluta non ufficiale e opportuno farsi due domande: “devo lasciare l’app aperta per poter fare minig? L’app scarica la batteria del mio smartphone ed entra in possesso dei miei dati?”

Non è necessario lasciare l’app aperta per il minig, precisa il team di Pi, perché la criptovaluta “non influisce sulle prestazioni del telefono, non scarica la batteria o utilizza i dati di rete. Una volta premuto il pulsante del ‘fulmine’, puoi persino chiudere l’app e continuerai a estrarre Pi”.

Allora come è possibile estrarre una criptovaluta senza consumare batteria o dati? A differenza del bitcoin, che consuma più elettricità della Danimarca, Pi promette di proteggere il suo registro quando i membri si garantiscono reciprocamente come affidabili. Ciò costituisce una rete di “circoli di sicurezza” interconnessi che determina chi può eseguire le transazioni, è scritto nelle FAQ. Questo nuovo approccio consente il mining di criptovaluta sul telefono sfruttando le connessioni sociali esistenti, senza costi finanziari, nessun consumo di batteria e un imbatto ambientale ridotto sul pianeta.

Perché oggi non è possibile monetizzare con Pi?

Ad oggi non è possibile monetizzare Pi perché si è ancora nella fase 1 del progetto (iniziata il 14 marzo 2019), ossia il momento della distribuzione della moneta digitale. Solo nella fase 3 sarà possibile “fare cassa”, quando Pi passerà a una blockchain completamente decentralizzata e con l’app sui telefonini in grado di fungere da wallet di criptovaluta che sarà collegato ai conti correnti dei membri.

Allora cosa fare? Io, personalmente, non mi sento di far parte della community di Pi, ma chi ha scaricato l’app e fa già mining dice: “tanto per un click perché non provarci…”

Sulla stessa lunghezza d’onda un altro membro: “Secondo me conviene comunque provarci nel senso che non costa nulla, poi se il progetto va in porto, uno si ritroverebbe con un po’ di moneta che a quel punto per minarla sarà necessario farlo esclusivamente come per i bitcoin, attraverso un software che lancia degli algoritmi…”

Oggi Pi vale circa 0 dollari/euro. Come il Bitcoin nel 2008. Oggi 1 Bitcoin vale 7.700 euro.