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Phica.net, Vitiello non responsabile dei commenti sessisti? Indagabile per estorsione. I vuoti normativi

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Per Key4Biz, imporre l’obbligo del consenso rafforzato (anche con SPID o CIE) a chi pubblica contenuti espliciti: “solo se mi dici chi sei, puoi pubblicare contenuti per adulti”.

Vittorio Vitiello, considerato dagli inquirenti il gestore del portale Phica.net, potrebbe essere non indagabile per il mancato controllo sui commenti sessisti scritti dagli utenti, perché “il reato non è procedibile”. 

Significa, che in Italia e in Europa il gestore di un portale o di un social network, come Facebook, su cui fino a poco tempo fa esisteva la pagina “Mia Moglie” – dove i membri condividevano scatti privati delle consorti senza consenso – non sono responsabili, civilmente e legalmente, dei contenuti postati dagli utenti.

Ecco il primo vuoto normativo di questa vicenda.

Se, invece, su una testata giornalistica un articolo è considerato diffamatorio da una persona, il direttore responsabile può essere processato, in sede civile e penale, per responsabilità oggettiva e quindi per il mancato controllo su quell’articolo.

“Ma sui portali e sui social il gestore non può controllare tutto”, in base a questa considerazione – che non regge più oggi nell’era dell’intelligenza artificiale generativa (basta impostare l’algoritmo per impedire a una serie di parole di essere digitate e pubblicate) – neanche il Digital Service Act (DSA) riesce a risolvere il problema, perché il DSA – la legge europea sui servizi digitali – impone alle piattaforme digitali solo meccanismi trasparenti e tempestivi per rimuovere contenuti illegali, valutare e gestire i rischi sistemici legati alla disinformazione e contrastare i discorsi d’odio. Se il DSA non viene rispettato, le piattaforme rischiano solo sanzioni amministrative.

Phica.eu, Vittorio Vitiello, i possibili capi di imputazione

Quindi, per le attuali “coperture” normative, Vittorio Vitiello potrebbe essere indagato non per la mancata moderazione dei commenti sessisti (al massimo per concorso nel reato), ma per:

  • Revenge porn: avrebbe estorto denaro a donne per la rimozione di foto e video dal portale Phica.eu. Una di queste storie è stata raccontata da Fanpage.it 
    Ad oggi sono circa 40 le denunce ricevute dalla Polizia Postale da parte di donne che hanno subìto questo tipo di estorsione o che hanno denunciato la presenza sul portale delle loro immagini senza consenso.
  • Diffamazione e trattamento illecito dei dati: per aver pubblicato immagini senza il consenso delle interessate.

A breve Vitiello sarà sentito come teste, le indagini sono finite anche su di lui grazie alla denuncia della sindaca di Firenze: l’uomo era già stato ascoltato nel 2018 come persona informata sui fatti dopo denunce sempre in merito allo stesso portale “Phica.eu”.

Cosa è mancato e quale vuoto normativo il Governo e Parlamento devono colmare? Per Key4Biz, imporre l’obbligo del consenso rafforzato (anche con SPID o CIE) a chi pubblica contenuti espliciti: “solo se mi dici chi sei, puoi pubblicare contenuti per adulti”

Dal 10 settembre, alla riapertura dell’attività parlamentare, saranno presentate diverse proposte di legge per contrastare questi fenomeni, come già raccontato giorni faKey4Biz condivide quelle che puntano all’introduzione dell’obbligo di identità digitale sul web, ma per consentire un consenso esplicito rafforzato: questo potrebbe avvenire con SPID o con la carta di identità elettronica (CIE) oppure con la scansione o la visione del documento di identità. C’è la necessità di imporre questo sacrosanto principio: solo se mi dici chi sei, puoi pubblicare contenuti per adulti”. Non è una violazione della privacy! È un impellente modo per bilanciare la libertà sul web con il rispetto dei diritti delle altre persone. Mettiamoci tutti nei panni delle donne (anche di minori) le cui immagini sono finite, senza consenso, sul portale Phica.eu e sulla pagina Facebook “Mia Moglie”. 

Tra le vittime del sito “Phica”, l’ex ministra Beatrice Lorenzin, che ha denunciato alla Polizia foto e commenti che la riguardano, iniziando la lotta contro “l’anarchia selvaggia che prospera sul web grazie all’anonimato e a un generale senso d’impunita” che “non è più sopportabile”.

Per Lorenzin è necessario: “Introdurre l’obbligo di identità digitale sul web e estendere la legge sul revenge porn, includendo l’oscuramento immediato dei siti e dei forum che diffondono immagini senza consenso, nonché l’applicazione di pene adeguate e certe sia per chi gestisce questi spazi online, sia per chi pubblica o condivide tali contenuti”.

A proposito dell’oscuramento immediato dei siti e dei forum che diffondono immagini senza consenso, il gestore di Phica.eu ha deciso, in modo autonomo, di oscurare da pochi giorni le immagini, mentre Meta ha chiuso la pagina “Mia Moglie” solo dopo la richiesta della Polizia Postale.

Pagina “Mia Moglie” su Facebook, Meta avrebbe potuto non chiuderla

L’elemento clamoroso, per via del vuoto normativo italiano ed europeo, è che Meta avrebbe potuto anche dire di no. Dire di no alla Polizia Postale, come spesso fa. Dire di no alla chiusura di una pagina dove i membri condividevano scatti privati delle mogli, fidanzate ed ex senza consenso. 

Da qui Governo e Parlamento devono partire.

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