Google ha recentemente presentato Flow, un potente strumento basato su AI per la produzione cinematografica, rivelato durante la conferenza I/O.
Costruito sulle tecnologie avanzate di generazione di immagini e video Imagen 4 e Veo 3, Flow consente di creare filmati completi a partire da semplici descrizioni testuali, includendo effetti sonori, dialoghi e movimenti di camera dettagliati.
Questo sistema potrebbe rappresentare una minaccia concreta per piattaforme come Netflix, offrendo a singoli creatori e piccoli studi gli strumenti per produrre contenuti visivi di alta qualità con costi e tempi ridotti. Il sistema permette non solo la creazione di scene originali ma anche l’editing fluido dei contenuti generati, mantenendo coerenza narrativa e visiva.
Google posiziona Flow come una risorsa per democratizzare la creatività, ma le implicazioni industriali sono profonde: ridurre le barriere all’ingresso potrebbe innescare una valanga di contenuti generati automaticamente, indebolendo il vantaggio competitivo delle produzioni tradizionali.
Oltre all’efficienza produttiva, l’AI promette di rivoluzionare l’esperienza degli utenti con contenuti personalizzati su richiesta.
La possibilità di generare film su misura, scegliendo tematiche, generi o personaggi, potrebbe trasferire il potere creativo dalle case di produzione ai fornitori di infrastrutture AI, come Google. In questo contesto, l’ipotesi che Sundar Pichai possa un giorno non aver più bisogno di acquisire Netflix diventa plausibile.
Il settore dell’intrattenimento si trova così davanti a un bivio: abbracciare l’AI come strumento per rinnovarsi oppure rischiare di essere superato da una nuova ondata di contenuti generati algoritmicamente.
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JPMorgan utilizza l’AI per rallentare le assunzioni
JPMorgan Chase si unisce al crescente numero di aziende che stanno sfruttando l’AI per modificare le proprie politiche occupazionali.
Durante l’Investor Day, i vertici della banca hanno annunciato un rallentamento nelle assunzioni e una prevista riduzione del personale operativo fino al 10%, attribuendo questa scelta ai benefici in termini di efficienza portati dall’adozione di tecnologie basate su AI.
Mentre i ruoli strategici e quelli a contatto diretto con il cliente continueranno a essere oggetto di investimenti, le funzioni operative saranno progressivamente automatizzate. Secondo il CFO Jeremy Barnum e la CEO della divisione consumer banking Marianne Lake, la banca sta incoraggiando una politica di contenimento della crescita dell’organico e focalizzazione sull’efficienza.
Questo segna un’inversione di tendenza rispetto all’ultimo quinquennio, durante il quale l’organico era aumentato del 23%. La situazione rispecchia un trend osservato anche in altre realtà, come Amazon, dove l’automazione viene considerata chiave per contenere la curva delle assunzioni.
Parallelamente, Jamie Dimon, CEO di JPMorgan, ha espresso preoccupazioni per la congiuntura economica, evocando lo spettro della stagflazione e lamentando gli effetti negativi delle guerre commerciali avviate dall’amministrazione Trump.
Dimon ha inoltre ribadito il proprio scetticismo verso Bitcoin, pur riconoscendo la libertà dei clienti di acquistarlo tramite la banca. Il quadro delineato riflette una fase di transizione in cui l’AI sta ridefinendo non solo i processi produttivi ma anche le logiche occupazionali e strategiche del settore finanziario.
La capacità di bilanciare efficienza e occupazione rappresenterà una delle sfide centrali dei prossimi anni.
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