Key4biz

Perché la riforma della Rai è finita nel dimenticatoio?

La crisi di governo ha fatto passare in terzo piano (anche perché mai è stata in primo piano…) l’attenzione dei media sulla Rai ovvero sulla sua deriva di servizio pubblico (e finanche sulle sue criticità economico-finanziarie): nel mentre continua a non essere calendarizzato l’avvio del dibattito parlamentare sulle varie proposte di legge di riforma della “governance” di Viale Mazzini (presentate dal Movimento 5 Stelle, da Liberi e Uguali, dal Partito Democratico), si scatenano polemiche enormi su questioni marginali, comunque non essenziali, da ultimo la querelle sulla prossima edizione del “Festival di Sanremo”.

Tanta attenzione alle pagliuzze, dimenticando la trave.

Ora il dibattito è concentrato su “pubblico” in presenza o meno a Sanremo, accantonata l’idea un po’ surreale di una edizione su una nave crociera: è verosimile che non ci sarà pubblico invitato e pagante, per non trasgredire le normative imposte dal Governo, ed i presenti saranno “figuranti”, ovvero comparse, esattamente come avvenuto in occasione dell’ultima edizione di “X Factor” (produzione Fremantle per Sky Italia).

È sconfortante osservare come la quasi totalità delle testate giornalistiche si concentri su questioni minori, senza che venga affrontata di petto la riforma della Rai, la necessità di rigenerazione del suo ruolo di “servizio pubblico radiotelevisivo”.

Le politiche “sulla” Rai sembrano non appassionare i partiti, e l’attenzione si concentra spesso sulla politica “della/nella” Rai: come commentare, per esempio, la sequenza degli argomenti, ovvero la scaletta dell’edizione del Tg1 (diretto da Giuseppe Carboni dall’ottobre 2018) di ieri sera? Qualcuno (il direttore del canale, e forse consultandosi con più alti vertici aziendali…) ha ritenuto di relegare non esattamente tra le notizie importanti che il Segretario nazionale dell’Udc Lorenzo Cesa è tra le persone coinvolte (inquisito) nell’operazione “Basso profilo”, che vedrebbe conniventi politici ed amministratori pubblici ed esponenti della ‘ndrangheta…

Spicca, in questo deserto di idee, un blog che ogni giorno martella, in modo serio ed accurato, diremmo quasi “scientifico” sulle dinamiche della Rai: si chiama “BloggoRai – La Rai prossima ventura”, online dal giugno 2018 sulla piattaforma Blogger (con un dominio di terzo livello, protetto dalla riservatezza consentita dalla piattaforma), e merita una lettura, dato che contiene analisi equilibrate e talvolta anche “scoop” ben documentati. Peccato che sia anonimo, e non sia possibile risalire alla identità del redattore e promotore: i ben informati sostengono che si tratta di un ex dirigente Rai con una onorevole carriera in azienda, tra holding e controllate…

E purtroppo i promotori di un eccellente laboratorio di discussione tecnica e politica sulla Rai denominato “Visioni2030”, Marco Mele (ex inviato del confindustriale “Il Sole 24 Ore”) e Patrizio Rossano (già funzionario Rai) hanno deciso qualche mese fa di sciogliere l’intrapresa (è stato chiuso anche l’omonimo sito web), nella quale erano state coinvolte alcune decine di esperti, iniziativa le cui riunioni erano state accolte finanche nelle stanze dell’Autorità per le Garanzie nelle Comunicazioni, grazie alla disponibilità degli allora commissari Agcom Mario Morcellini ed Antonio Nicita.

Chiusa l’esperienza di “Visioni 2030”, silenzio totale del dibattito pubblico, se non la già segnalata iniziativa promossa dalla Cgil a fine novembre 2020, di cui abbiamo ben riferito (vedi “Key4biz” del 20 novembre 2021, “Rai, la Cgil apre il laboratorio per la riforma del servizio pubblico”).

Abbiamo già segnalato, anche su queste colonne, l’intensificazione delle polemiche promosse dalla storica testata di Canale 5, il tg satirico “Striscia la Notizia”, diretto da Antonio Ricci nei confronti della Rai: l’ufficio stampa della trasmissione ha ritenuto di precisare a “Key4biz” che non c’è una motivazione particolare, e contingente, o strategica, nel manifestare critiche rispetto agli sprechi della Rai, ma la tv pubblica rientra da sempre tra i “target” del programma (vedi “Key4biz” del 14 gennaio 2021, “Striscia la notizia a Key4biz, precisazione in riferimento all’articolo ‘Formalizzato il lancio di ‘Italy is Art’ (ItsArt). Mediaset in manovra su Rai?’”). Avevamo ipotizzato – giustappunto come mera ipotesi di lavoro scenaristica “dietrologica” – che potesse esservi una convergenza non casuale tra queste critiche feroci (in parte giustificate e condivisibili) ed una qualche “strategia” (di delegittimazione del servizio pubblico Rai) da parte di Mediaset. Prendiamo atto che Ricci sostenga che la nostra tesi sarebbe infondata e finanche complottista, ma manteniamo i nostri dubbi (che abbiamo esposto nella nostra lettera al direttore di “VigilanzaTv”, vedi l’edizione del 15 gennaio “Zaccone (IsICult) risponde a Striscia su sprechi Rai e giornalismo indipendente”).

La Rai ignora “Striscia la Notizia”, ma muove azione legale per diffamazione al blog “VigilanzaTv”?!

Se così non è, merita attenzione osservare che, da alcuni mesi, è online un blog molto accurato e molto pungente, “VigilanzaTv”, promosso dal giornalista Marco Zonetti, online sulla piattaforma Altervista, che dedica attenzione costante a Viale Mazzini, e spesso segnalando più le “negatività” (che pure ci sono) piuttosto che le “positività” (che pure ci sono).

Questo blog “VigilanzaTv” dedica molta attenzione alle iniziative di Michele Anzaldi, deputato di Italia Viva, Segretario della Commissione Parlamentare di Vigilanza sulla Rai, ma va dato atto che si tratta del parlamentare italiano oggettivamente più “attivo” sulla televisione pubblica, con esternazioni quasi quotidiane, e quindi riteniamo debba essere scartata l’ipotesi “dietrologica” che dietro questo libero blog ci sia giustappunto la mano di Anzaldi. Il blog rilancia tra l’altro anche le iniziative di “Striscia la Notizia” e qualcuno ha addirittura ipotizzato che, essendo la piattaforma Altervista di proprietà della Mondadori (Mondadori Media spa), vi fosse un “burattinaio” a Cologno…

Se è incredibile l’assenza di reazioni di Rai alle martellanti critiche di “Striscia la Notizia” (abbiamo chiesto lumi al Direttore della Comunicazione di Viale Mazzini, Marcello Giannotti, ottenendo un sostanziale “no comment”), stupisce che qualche giorno fa la stessa Rai abbia invece chiesto a Registro del ccTld.it – Istituto di Informatica e Telematica del Cnr (titolare del “Registro.it” dei domini italiani) chi è il… responsabile del blog. La lettera ha come oggetto “richiesta di accesso ai documenti relativi all’assegnazione e al mantenimento del nome a dominio vigilanza.it”, e reca la firma del Direttore degli Affari Legali della Rai, l’avvocato Francesco Spadafora.

Di fatto, si tratta di una richiesta un po’ curiosa, perché “VigilanzaTv” è un dominio web di primo livello, ma esplicitamente curato da AlterVista, ovvero da Mondadori, e comunque nel piè di pagina del blog vi sono i rituali link al “disclaimer” ed alla “privacy” ed ivi è evidenziato che il promotore è giustappunto Marco Zonetti. Insomma, l’identità del “blogger” non è misteriosa, come invece nel caso di “BloggoRai”…

Quel che lascia interdetti è la motivazione con la quale Rai si rivolge al Cnr: le motivazioni addotte sono “ripetute condotte diffamatorie nei confronti di Rai – Radiotelevisione Italiana spa e dei suoi giornalisti tramite la pubblicazione di articoli, da ultimo in data 5 gennaio 2021, sul sito web ospitato dal dominio vigilanza.it; necessità di adottare le conseguenti azioni giudiziarie”.

Naturale sorge il quesito: ma Rai ha forse intrapreso una simile azione nei confronti di “Striscia La Notizia”, la cui potenza di fuoco – giornalistica, iconica, politica – è cento volte, forse mille volte, maggiore rispetto ad un blog come “VigilanzaTv”?

Va dato atto che sta crescendo la quantità di quotidiani che rilanciano notizie di questo blog, ma la loro diffusione cumulata non può competere con l’audience di una trasmissione come “Striscia”.

Due pesi e due misure?! Perché?!

Quel che preoccupa ed inquieta, comunque, è che questa grancassa comunicazionale di critiche aspre verso la Rai determina due conseguenze, entrambe gravi: da un lato, l’attenzione politica si concentra su piccole vicende e polemiche, piccole e fors’anche emblematiche, ma marginali nell’economia complessiva del sistema mediale; dall’alto, l’attenzione mediale non si concentra su quel che di “buono” c’è in Rai. E non è poco il “buono”, sebbene spesso travolto giustappunto dal flusso delle polemiche…

Ci limitiamo a segnalare, per ora “en passant”, due iniziative che riteniamo meritino attenzione e plauso: il rafforzamento delle attività della Direzione Rai per il Sociale, retta da Giovanni Parapini, ed una serie televisiva offerta da RaiPlay che meriterebbe essere trasmessa su una rete generalista in seconda serata se non in prima.

Si rafforza la Direzione Rai per il Sociale

Da domenica prossima, andrà in onda lo spot/promo “Riconnettiamo il Paese. Siamo la Rai”: è il messaggio al centro dello spot promosso dalla Direzione Rai per il Sociale, che verrà trasmesso dal 24 gennaio su tutte le reti Rai, generaliste e specializzate.

Lo spot è realizzato dalla Direzione Creativa Rai e si pone come obiettivo il racconto dei punti-chiave del progetto “Maestro Manzi 4.0” della Direzione Rai per il Sociale, nato per accompagnare il Paese verso una piena “cittadinanza digitale”. Nelle intenzioni dei promotori, così come negli anni Sessanta la Rai con il Maestro Manzi entrava nelle case degli italiani per insegnare a leggere e a scrivere, ora il servizio pubblico è impegnato nella diffusione della cultura dell’innovazione, raccontando il mondo che cambia e rispondendo ai nuovi bisogni, anche attraverso la moltiplicazione dei canali.

Lo spot rappresenta un tassello dell’ampio mosaico formato dalle iniziative volute dal Dipartimento per la Trasformazione digitale, guidato dal Ministro Paola Pisano e descritte nella “Strategia Nazionale per le Competenze Digitali”, dal dialogo con tutte le istituzioni coinvolte nell’alfabetizzazione digitale e dalle iniziative di Rai per il Sociale.

Si amplia anche la presenza sui “social media” di Rai per il Sociale, la Direzione che – ricordiamo – è nata ad agosto 2020 come evoluzione del “Tavolo Sociale” promosso dall’Amministratore Delegato Fabrizio Salini nelle prime settimane di diffusione della pandemia. Nel novembre 2020, ha preso il via sui profili Facebook e Twitter la rubrica “#cosafunziona”: un esempio di “giornalismo costruttivo” che promuove le buone pratiche in periferia, gli interventi in aiuto delle donne violate, empori solidali, i percorsi di recupero dalle dipendenze di vario genere, l’economia carceraria, il servizio civile, l’educazione ambientale, lo sport e disabilità, il volontariato, anziani meno soli, eccetera.

Dopo i buoni riscontri avuti sui due “social”, da giovedì 21 gennaio la rubrica è anche visibile su Instagram Tv, dove i protagonisti del tema affrontato nella settimana vengono intervistati nel contesto in cui operano. E da martedì 26 gennaio, partirà sul profilo Instagram della nuova Direzione anche la rubrica “sociologica” di Igt, #walden3: brevi interviste video daranno voce e corpo alle idee di ragazze e ragazzi “under 25” su come vivere meglio su questo pianeta. Il prodotto è rivolto ad un pubblico giovane, che si cerca di incuriosire adottando i loro linguaggi e i loro mezzi di comunicazione preferiti.

Prossimamente, sempre a cura di Rai per il Sociale, partirà anche il podcast “NativA”, dedicato all’espressione artistica tutta declinata al femminile, che porterà l’utente a conoscere le potenzialità curative dell’“art-therapy” in molti ambiti: dai graffiti commissionati dai Comuni ai fumetti sociali, dai lavori realizzati in carcere ai manufatti delle case-famiglia, dai quadri realizzati in “hospice” per malati terminali alle opere artigianali dei centri antiviolenza… Si scoprirà quanto le donne siano artefici di questo cambiamento, credendo nella valenza sociale e di recupero dell’arte. Con questa serie di nuove presenze “social”, si allargano dunque gli spazi online del Servizio Pubblico sui temi del ‘bene comune’, in modalità facilmente fruibili con tutti i dispositivi mobili.

Si tratta di belle iniziative, che meritano essere sostenute e promosse, ma al contempo va lamentato che Rai – nel suo complesso – sta ancora facendo veramente poco, assai poco, troppo poco nella direzione auspicata del “sociale” (non “social” soltanto, insomma!).

Ancora una volta auspichiamo che questa operazione comunicazionale non si ponga come ennesima “foglia di fico” dei tanti deficit del servizio pubblico radiotelevisivo.

“Mental”, serie tv su RaiPlay sul disagio psichico: autentico servizio pubblico

Alcune belle iniziative Rai, anche a livello di prodotto, vengono poi inspiegabilmente marginalizzate: ci limitiamo qui a segnalare l’alta qualità – cinematografica e sociale – della serie “Mental”, offerta da RaiPlay dal 18 dicembre, una produzione Stand By Me (la società fondata da Simona Ercolani).

Facciamo nostro il commento di Mario Manca, su “Vanity Fair” del 18 dicembre 2020, titolo incluso: “La serie di RaiPlay sui disturbi mentali degli adolescenti è vero servizio pubblico”. Tutti gli otto episodi di questa serie sono stati caricati in contemporanea (per stimolare le pratiche di “binge watching” finanche?!) e mostrano una potenza iconico-narrativa veramente rara.

Si tratta della prima serie italiana a trattare il tema del disturbo psichico-psichiatrico, ma in verità è un’opera audiovisiva che va ben oltre, affrontando con sensibilità il più generale tema della “diversità” e quello correlato del “disagio”.

Diretta da Michele Vannucci e prodotta anche da Rai Fiction, “Mental” è basata sul format originale finlandese “Sekasin” (della omologa della Rai in quelle lande, Yle), ma abbiamo ragione di ritenere che abbia superato l’originale. Eccellente sceneggiatura, firmata da Laura Grimaldi e da Pietro Seghetti. Consulenza scientifica di Paola De Rose dell’Unità di Neuropsichiatria dell’Infanzia e dell’Adolescenza dell’Ospedale Pediatrico “Bambino Gesù”. Torneremo presto su questa iniziativa, perché veramente meritevole di attenzione e promozione.

Anche in questo caso, sorge naturale un quesito: perché un prodotto così ben fatto viene relegato sul “canale minore” di RaiPlay (una piattaforma online, in verità) e non viene invece lanciato alla grande sulle reti generaliste della Rai?

Non si pretende in prima serata sulla rete ammiraglia, ma sicuramente potrebbe ambire al prime-time di Rai 2.

Le tematiche affrontate sono talvolta scabrose, il linguaggio utilizzato è crudo, ma la narrazione è condotta con maestria e le tematiche psico-sociali sono trattate con assoluta cura.

Si tratta di una serie che riteniamo degna della tv “mainstream”, forse più di un altro interessante prodotto Rai proposto qualche mese fa da Rai 2, “Mare fuori”, la serie sul carcere minorile (regia di Carmine Elia, sceneggiatura di Cristiana Farina, Maurizio Careddu, Peppe Fiore, Luca Monesi, Paolo Piccirillo, produzione Picomedia), rispetto alla quale si poteva muovere una qualche censura o comunque perplessità (perché in fondo quell’habitat non veniva descritto in tutta la sua negatività, ed il rischio di involontaria stimolazione all’emulazione è sempre latente, come in “Gomorra” e simili).

Da segnalare en passant che le due società di produzione che hanno realizzato “Mental” e “Mare fuori” (ovvero Stand By Me e Pico Media) sono passate l’anno scorso sotto il controllo della neonata casa di produzione Asacha Media Group, fondata da Marc Antoine d’Halluin, ex Ceo di Zodiak Media, da Gaspard de Chavagnac, ex boss di Zodiak Media France, e da Marina Williams, ex Coo di Endemol Shine Group international, grazie al supporto di Oaktree Capital Management, che nel progetto ha investito 100 milioni di euro. Talento italiano che viene conquistato da capitali stranieri…

Mental” è una grande opera spettacolare ed al contempo pedagogica. Questo è vero servizio pubblico.

La Rai, quando esplora territori ignoti, dovrebbe mostrare maggiore coraggio. E farsi vanto, e comunicare meglio, e meglio promuovere le proprie migliori iniziative.

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