Sicurezza

Perché il coronavirus è un danno per il riconoscimento facciale

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Pechino adotta delle misure d’urgenza per difendere il riconoscimento facciale in un contesto economico di grave crisi a causa del coronavirus.

Mentre la Ue presenta oggi il suo piano per un’intelligenza artificiale etica e si interroga sull’utilizzo ‘giusto’ del riconoscimento facciale, Pechino adotta delle misure d’urgenza per difendere questa tecnologia in un contesto economico di grave crisi a causa del coronavirus. Lo scrive Les Echos Investir.

Qual è il legame fra coronavirus e riconoscimento facciale?

Qual è il legame fra il coronavirus esploso in Cina e i sistemi di riconoscimento facciale, che consentono alle autorità cinesi di tenere un occhio sulla popolazione? Ebbene, la risposta è semplice: le mascherine. Dall’inizio dell’epidemia i Cinesi si coprono il volto con la mascherina igienica, una contromisura che dà del filo dal torcere alle autorità che usano di norma il riconoscimento facciale per controllare la popolazione.

La startup chiede una mano a Pechino

Una startup molto conosciuta nel settore AI in Cina, si chiama Megvii (uno dei licorni cinesi), ha appena chiesto un prestito urgente, secondo la Reuters.

Una richiesta che si inserisce nel quadro di un programma messo in campo da Pechino per sostenere l’economia di fronte alla crisi del coronavirus. La startup ha chiesto 10 milioni di yuan (13,15 milioni di euro) per migliorare i sistemi di riconoscimento, per poter continuare a identificare gli individui anche se sono mascherati.

Oltre tutto, Megvii deve fare anche a meno dell’aiuto degli Usa, a causa dell’embargo tecnologico di Trump per le aziende cinesi: il nome della startup si trova nella blacklist americana dal 10 settembre scorso, e non può importare nulla dagli Stati Uniti per evitare il rischio che agisca contro gli interessi di Washngton.

Usare una telecamera termica

L’obiettivo di Megvii sarebbe quello di aggiornare il suo sistema di riconoscimento facciale convenzionale servendosi della temperatura corporea con delle immagini termiche. Un sistema analogo era già stato utilizzato negli Usa dal laboratorio di Ricerca dell’Esercito americano nel 2018: con questa tecnologia è possibile riconoscere una persona anche se si trova nascosta dietro ad un muro.

C’è da dire che anche durante le proteste di Hong Kong nel 2019 i manifestanti avevano preso l’abitudine di nascondere il viso con delle mascherine igieniche, per sfuggire ai controlli dello Stato. Difficile quindi non vedere che un nuovo sistema che riesca a bypassare le mascherine avrebbe un ruolo potenzialmente importante anche per la gestione della pubblica sicurezza e potrebbe essere messa al servizio della repressione politica.

Gli usi che preoccupano l’Europa

La tecnologia di riconoscimento facciale attualmente è utilizzata per controllare la minoranza musulmana uigura: in Cina, sono stati allestiti dei particolari portici con sistemi di riconoscimento facciale incorporati all’ingresso delle moschee del paese. Gli spostamenti in strada delle persone sotto controllo possono essere fatti con delle telecamere di sorveglianza muniti di una base dati che raccoglie le opinioni politiche delle persone.  

Si tratta di utilizzi che preoccupano l’Europa. La Commissione Ue presenterà oggi le linee guida con cui intende inquadrare l’intelligenza artificiale. Si tratta di “creare le condizioni di fiducia” per i cittadini, ha detto il Commissario alla Concorrenza Margrethe Vestager, e “riaffermare i valori europei”. L’obiettivo di Bruxelles è aprire il dibattito e legiferare prima della fine dell’anno. La Commissione non esclude una moratoria sul riconoscimento facciale, ma vuole lasciarsi il tempo di riflettere.