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People&Tech. Educazione alla cybersecurity, quando si dovrebbe iniziare?

Isabella Corradini

Parlare di cybersecurity significa affrontare a 360° gradi il tema della sicurezza in Rete. E questo significa anche educare al rischio, sensibilizzare all’adozione di comportamenti prudenti, più in generale sviluppare la cosiddetta cultura della sicurezza.

Le minacce evolvono, le tecnologie pure, ma il problema resta. Ecco perché, a parte il contributo delle soluzioni tecnologiche, necessarie ma non risolutive, occorre lavorare sempre di più sulla sensibilizzazione alla sicurezza informatica.

La quale ci riguarda tutti, senza distinzione di età e di genere, dal momento che tutti, chi più chi meno, utilizziamo dispositivi tecnologici e siamo (quasi) sempre connessi. E lo saremo sempre di più, visto che stiamo andando verso l’Internet delle cose (IoT), anzi verso l’Internet di tutte le cose (IoE).

La prevenzione dei rischi in Rete richiede di usarla in modo consapevole. E questo a sua volta richiede di conoscere i meccanismi con cui Internet e i suoi dispositivi funzionano ma del resto è ciò che avviene anche nella vita di tutti i giorni. Ad esempio, per viaggiare sicuri, è indispensabile prendere tutte le informazioni sul luogo in cui si andrà.

La conoscenza del contesto, infatti, aiuterà a muoversi in modo responsabile e consapevole prevenendo rischi spiacevoli. Certo, può anche accadere l’imprevisto, che andrà gestito (ed anche in questo caso la conoscenza aiuta), ma comunque si è fatto tutto quello che era possibile fare.

Riprendendo l’esempio citato, va da sé che se si ha confidenza con l’ambiente on line in cui ci si muove, si ha anche la possibilità di comprenderne i pericoli e di gestirli di conseguenza.

L’uso consapevole e sicuro dei dispositivi tecnologici e della Rete è dunque una necessità di qualunque utente e, considerato che l’approccio alle tecnologie è sempre più precoce, è bene cominciare fin dalla scuola il percorso di educazione alla consapevolezza.

Facendo ricorso ad opportune tecnologie didattiche, e ovviamente tarando i contenuti sulla base dell’età e delle esigenze dei destinatari, è possibile sviluppare progetti e programmi volti a favorire un’adeguata conoscenza del mondo digitale con cui bambini e ragazzi interagiscono.

In questa direzione si muovono alcuni interessanti progetti, tra i quali “Programma il Futuro.it“, iniziativa promossa dal MIUR (Ministero dell’Istruzione, Università e Ricerca) in collaborazione con il CINI (Consorzio Interuniversitario Nazionale per l’Informatica) e che ha lo scopo di diffondere lo sviluppo del pensiero computazionale attraverso la programmazione (coding) in un contesto di gioco.

È vero che il focus del progetto non è sulla sicurezza informatica ma sullo sviluppo, attraverso strumenti semplici e divertenti, della conoscenza degli aspetti più scientifici e culturali dell’informatica, che costituiscono appunto il pensiero computazionale (fonte: link-and-think.blogspot.it).

Ma è anche vero che il contesto di gioco, attraverso cui si esplicano le attività proposte, permette di conoscerne meglio le caratteristiche.

Il messaggio di fondo, infatti, è che bisogna imparare a diventare un consumatore consapevole e responsabile delle tecnologie. In altre parole: non usare il tuo telefono solo per giocarci, programmalo! In questo modo ne scaturisce una modalità creativa e dinamica di interazione con i dispositivi digitali.

Peraltro, Programma il Futuro è l’iniziativa italiana di Code.org, ente americano no profit, che tra le sue attività ha anche prodotto una serie di video didattici per un uso sicuro delle tecnologie informatiche (ad esempio Visitare luoghi in modo sicuroLa tua impronta digitale).

Riguardo poi al discorso da intraprendere a livello istituzionale nelle scuole, si può prendere spunto a livello europeo, ad esempio, da quanto si sta facendo nel Regno Unito. A partire da settembre 2014, infatti, in tutte le scuole l’informatica è materia obbligatoria di insegnamento, a partire dalla prima elementare.

Andando poi a leggere in dettaglio il programma di insegnamento definito a livello nazionale per l’informatica, si osserva che tra gli obiettivi didattici specificati in ognuno dei quattro livelli successivi (key stages) in cui il programma è articolato,  è presente un obiettivo dedicato all’uso responsabile e sicuro dell’informatica e delle sue tecnologie.

Lavorare sulla consapevolezza è quindi importante, e non solo per esigenze di sicurezza, ma anche perché in questo modo è possibile comprendere le tante opportunità offerte dall’uso appropriato delle tecnologie, e che non bisogna perdere.

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