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Pena di morte, in Iran 853 esecuzioni nel 2023

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Il 48% in più di esecuzioni capitali rispetto al 2022 e il 172% rispetto al 2021. Non si tratta di stime, i dati provengono da documenti legali, lettere e dichiarazioni ufficiali raccolte da Amnesty e pubblicate nel dossier Don’t let kill us

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Giustiziati 109 minori, le condanne capitali sono aumentate del 172% in due anni

Le prigioni dell’Iran sono dei “centri di uccisioni di massa”, nel 2023 le esecuzioni capitali sono state 853. Il 48% in più rispetto al 2022 e il 172% rispetto al 2021. Non si tratta di stime, i dati provengono da documenti legali, lettere e dichiarazioni ufficiali raccolte da Amnesty e pubblicate nel dossier Don’t let kill us. Un numero di esecuzioni spaventoso nonostante l’Iran abbia ratificato la Convenzione delle Nazioni Unite sui diritti dei minorenni, in cui si afferma che la detenzione dei minori deve essere utilizzata solo come ultima istanza e per il periodo di tempo più breve possibile. Una formalità di poco conto per l’Iran che, nel 2023, ha mandato al patibolo 109 minori. Attualmente sono detenuti 80 minori nel braccio della morte dei penitenziari iraniani.

Condanne a morte di minorenni in Iran

All’origine di questa escalation di condanne a morte di minorenni c’è la volontà di reprimere l’ondata rivoluzionaria che si è scatenata in Iran in seguito all’uccisione della ventiduenne Mahsa Amini. La giovane è stata arrestata e colpita a morte dalla polizia morale di Teheran per aver indossato in maniera “impropria” lo  hijab, il velo islamico. Le proteste per l’uccisione di Mahsa Amini, scoppiate il 26 settembre 2022, hanno portato all’arresto di centinaia di studenti e studentesse iraniani. Ma anche di 130 difensori dei diritti umani, 19 avvocati, 38 giornalisti e 36 attivisti politici tra cui la blogger italiana Alessia Piperno, imprigionata a fine settembre nel carcere di Evin di Teheran per aver filmato gli scontri tra polizia e manifestanti. Piperno è stata rilasciata il 10 novembre 2022, in seguito a un intenso lavoro diplomatico della Farnesina.

Repressione in Iran, l’avvelenamento delle studentesse

La repressione iraniana punta a colpire i più giovani. Il regime teme più di ogni altra cosa una rivoluzione culturale. Per questo non ha remore a colpire i luoghi dove nascono le rivoluzioni di pensiero, le scuole. E in particolare modo quelle femminili. Da novembre 2022 ad oggi, le organizzazioni umanitarie hanno denunciato ripetuti avvelenamenti di studentesse nelle scuole. In totale, dallo scoppio delle proteste, sono avvenuti 300 attacchi tramite gas nervini in più di 100 scuole femminili in tutto l’Iran.

Questo ha portato alla morte per avvelenamento respiratorio di 69 studentesse, mentre sono 13mila quelle che hanno riportato sintomi da avvelenamento. Nel febbraio 2023 diversi giornalisti indipendenti hanno riportato la notizia di una bambina di 11 anni morta dopo essere stata avvelenata nella sua scuola a Qom, città a sud di Teheran. L’episodio ha portato il Parlamento europeo alla risoluzione del 16 marzo 2023 sull’Iran, con la quale è stata avanzata la richiesta di inserire il corpo delle guardie rivoluzionarie islamiche, i pasdaran (un corpo speciale delle forze armate iraniane) nell’elenco delle organizzazioni terroristiche. La risoluzione è stata approvata con 598 voti a favore, 9 contrari e 31 astenuti.

Elenco delle organizzazioni terroristiche

Il 20 luglio 2023 il Consiglio europeo ha aggiornato l‘elenco europeo dei terroristi. L’elenco comprende 13 persone e 21 gruppi. Il documento è stato compilato per la prima volta nel 2001, dopo l’11 settembre. Questo è l’elenco dei 21 gruppi terroristici:  Brigate rivoluzionarie arabe, gruppo noto anche come Settembre Nero; Brigata dei martiri di Al-Aqsa; Fondazione al-Aqsa; Babbar Khalsa (India); Partito comunista delle Filippine; Direzione della sicurezza interna del ministero iraniano dell’intelligence e della sicurezza; Movimento militante islamista egiziano al-Gama’at; Fronte islamico dei combattenti del grande oriente (Turchia); Hamas; Ala militare di Hezbollah; Partito dei santi combattenti pakistani;  Khalistan Zindabad Force (India); Partito dei lavoratori del Kurdistan (PKK); Tigri per la liberazione della patria (Sri Lanka); Ejército de liberación nacional (Colombia); Jihad islamica palestinese; Fronte popolare di liberazione della Palestina; Comando generale del PFLP (Palestina); Sendero Luminoso (Perù); Falchi per la libertà del Kurdistan.

I dati si riferiscono al 2023
Fonte: Amnesty International; Reporters Without Borderszia; Parlamento Europeo