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‘Pay or ok’, il Garante Privacy avvia consultazione pubblica. Le cose cambieranno dopo la multa DMA a Meta?

Il Garante Privacy ha avvito una consultazione pubblica di 60 giorni per verificare se il cosiddetto modello “pay or ok” usato per dare il consenso all’uso dei dati personali per accedere a determinati contenuti – in primis articoli di giornale online, m anche altri servizi come i social – sia lecito e sufficiente a garantire il diritto alla riservatezza dei dati personali.

La multa DMA a Meta

Non sembra un caso che la consultazione venga avviata dopo che lo scorso 27 aprile la Commissione Ue ha sanzionato Meta per 200 milioni di euro per violazione del DMA (Digital Markets Act), ordinandole di modificare il modello “paga o acconsenti”, con cui obbliga gli utenti europei a scegliere tra l’accettazione della profilazione pubblicitaria o il pagamento per l’uso dei servizi come Facebook e Instagram.

Tale modello impone agli utenti, per accedere ai contenuti, ai servizi o alle funzionalità offerte online, di scegliere se sottoscrivere un abbonamento a pagamento oppure acconsentire al trattamento dei propri dati personali, attraverso cookie e strumenti di tracciamento, ai fini di profilazione commerciale. In mancanza di una delle due opzioni, l’accesso ai siti è bloccato.

C’è da dire che l’EDPB, Comitato Europeo per la Protezione dei Dati, spinge per una terza via alternativa che vada oltre l’”aut aut”, oltre il “prendere o lasciare” del modello “paga o acconsenti”.

Diverse istruttorie avviate dal Garante Privacy

L’iniziativa si inserisce nel quadro delle istruttorie già avviate dall’Autorità nei confronti di numerosi editori di giornali che utilizzano tale modalità di business ritenuta controversa sul piano della normativa privacy (Gdpr e direttiva e-privacy), anche dall’Edpb, in particolare sulla possibilità di considerare libero il consenso eventualmente prestato dall’utente. La maggior parte degli interessati, infatti, pur di accedere “gratuitamente” ai contenuti o alle funzionalità e ai servizi offerti, acconsente al trattamento dei propri dati, spesso neppure comprendendo a pieno gli effetti delle proprie scelte.

Esiste una terza via?

Nel quadro della consultazione, l’obiettivo è verificare la presenza di possibili alternative all’attuale binarietà delle proposte commerciali indirizzate agli utenti per il tramite di sistemi di Pay or Ok, di minor impatto in termini di compressione del diritto alla privacy degli interessati, secondo quanto indicato nel parere dell’EDPB, come pure nella recente pronuncia della Commissione europea (nei confronti di Meta), nel suggerire un’interpretazione uniforme della vigente disciplina in materia di protezione dei dati personali, fanno riferimento all’eventualità che i titolari del trattamento che intendano proporre agli interessati un’opzione tra il pagamento di un prezzo in denaro e la prestazione di un consenso al trattamento dei dati personali per finalità di profilazione commerciale, offrano ai medesimi interessati altresì ulteriori opzioni, equivalenti, o, almeno, analoghe ma comportanti una minore compressione del loro diritto alla protezione dei dati personali e, dunque, un trattamento meno pervasivo di dati personali che implichi il trattamento di un numero minore o di nessun dato personale.

È lecito monetizzare i dati per accedere a un servizio o contenuto digitale, ma senza violare il GDPR

Quindi, il cookie wall, in generale, non è vietato. Ma, occorre valutare se ogni editore ha attivato una modalità lecita oppure no.

Per farlo in modo corretto, devono essere rispettati tutti i princìpi del GDPR e devono essere garantiti i diritti che sono inalienabili, indisponibili e che non possono certamente essere derogati con un clic.

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