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Paura della Brexit per Jaguar Land Rover, L’Ocse lancia l’allarme sul lavoro precario in Spagna, Macron e i giovani africani

Brexit, Jaguar Land Rover avverte che sono a rischio investimenti per 80 miliardi di sterline

05 lug 10:57 – (Agenzia Nova) – La principale azienda automobilistica britannica, Jaguar Land Rover, nella serata di ieri mercoledi’ 4 luglio ha lanciato un severo avvertimento al governo: un’uscita traumatica della Gran Bretagna dall’Unione Europea (la cosiddetta “hard Brexit”) potrebbe costare all’azienda 1,2 miliardi di sterline all’anno di profitti (1,36 miliardi di euro, ndr); e quel che e’ peggio metterebbe a rischio i circa 80 miliardi di sterline di investimenti (oltre 90 miliardi di euro, ndr), che la societa’ automobilistica ha progettato di spendere nel paese nell’arco dei prossimi cinque anni. L’avvertimento lanciato da Jaguar Land Rover ha trovato eco sulle prime pagine di tutti i principali giornali britannici in edicola oggi giovedi’ 5 luglio. Il quotidiano “The Telegraph”, in particolare, sottolinea il legame con la cruciale riunione del gabinetto britannico convocata per domani venerdi’ 6 luglio nella residenza di campagna degli Chequers, nella quale la premier Theresa May cerchera’ di vincere le resistenze dell’area piu’ euroscettica del suo Partito conservatore e fargli accettare le sue proposte in materia di rapporti doganali e commerciali con l’Unione Europea dopo la Braxit. Il giornale ricorda che l’azienda automobilistica impiega direttamente in Gran Bretagna circa 40 mila dipendenti e da’ lavoro ad altre 260 mila persone dell’indotto; nel 2017 Jaguar Land Rover ha prodotto nel paese 621 mila vetture, l’80 per cento delle quali sono andate all’esportazione in ben 130 paesi; nello scorso anno fiscale l’azienda ha versato alle casse dello Stato britannico oltre 2 miliardi di sterline (circa 2,27 miliardi di euro, ndr). “Il cuore e l’anima di Jaguar Land Rover sono in Gran Bretagna”, detto il presidente esecutivo Ralf Speth; “tuttavia noi ed i nostri partner dell’indotto andremmo incontro ad un futuro incerto se i negoziati sulla Brexit non riuscissero a garantire la continuazione di scambi liberi e senza ostacoli con l’Ue”. Per spiegare cosa e’ davvero in gioco, il “Telegraph” annota che l’anno scorso Jaguar Land Rover ha speso 5,7 miliardi di sterline (6,4 miliardi di euro, ndr) per acquistare componenti dalle industrie britanniche dell’indotto ed altri 5,4 miliardi di sterline (6,1 miliardi di euro, ndr) per acquistarle da aziende di paesi dell’Unione Europea; la sola fabbrica di Solihull, la piu’ grande della Gran Bretagna, ha assemblato 1.500 auto al giorno utilizzando 15 milioni di componenti: qualsiasi minimo ritardo nella consegna delle componenti potrebbe quindi provocare una sospensione della produzione, con un costo stimato in 1,3 milioni di sterline ogni ora (1,47 milioni di euro, ndr). “E’ chiaro quindi che se l’industria automobilistica britannica vuole restare competitiva a livello globale e mantenere gli attuali 300 mila posti di lavoro che dipendono dalla produzione di Jaguar Land Rover”, ne ha concluso il presidente Ralf Speth, “abbiamo bisogno che resti inalterato l’attuale regime di liberta’ doganale per gli scambi commerciali con l’Ue. L’elettrificazione e la connettivita’ offrono significativi vantaggi finanziari e di produttivita’”, ha proseguito il presidente di Jaguar Land Rover, “ma se la Brexit andra’ male la nostra gente, l’economia del paese e l’intera societa’ britannica perderanno l’opportunita’ di essere alla testa della mobilita’ ‘smart’ del futuro”.

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Usa, “New York Times”: l'”industria dell’immigrazione” e i presunti legami con l’amministrazione Trump

05 lug 10:57 – (Agenzia Nova) – Molte delle organizzazioni non profit, associazioni e gruppi religiosi che si stanno occupando dell’accoglienza dei bambini migranti detenuti al confine degli Stati Uniti con il Messico sono in questo campo da anni e hanno molti legami politici, avendo donato milioni di dollari a Democratici e Repubblicani. Secondo un articolo pubblicato dal “New York Times”, dal momento che le nuove politiche federali hanno ampliato notevolmente il numero di migranti in stato di detenzione, “e’ chiaro” che alcuni degli attori di questa industria miliardaria hanno legami particolarmente forti con l’amministrazione Trump. Il segretario per l’Istruzione del presidente ha finanziato uno dei gruppi, mentre il suo segretario alla Difesa faceva parte del consiglio di un altro. Lo stesso Trump ha raccolto 500mila dollari da due istituti carcerari privati che ospitano famiglie di migranti in stato di detenzione. Alcuni gestori delle strutture detentive – scrive il quotidiano – avrebbero rapporti con i lobbisti repubblicani per stringere legami con Trump e la sua amministrazione, anche se non vi e’ alcuna prova circa favori o ingerenze politiche nei confronti dei fornitori di servizi, che non hanno legami evidenti con l’agenzia che assegna la maggior parte dei contratti, il dipartimento della Salute e dei servizi sociali. La maggior parte dei contratti federali ottenuti da questi enti e societa’, ammette lo stesso quotidiano, risalgono a prima dell’insediamento di Trump alla Casa Bianca. Le politiche dell’attuale amministrazione, pero’, hanno aumentato l’attivita’ di questi soggetti. Secondo la Syracuse University, a maggio c’erano 700 mila detenuti e altrettanti procedimenti da evadere. Inoltre un migrante accusato di essere entrato illegale negli Stati Uniti potrebbe aspettare anche fino al 2021 prima di essere giudicato, e questo vuol dire dotarsi di campi piu’ numerosi e vasti per detenere i clandestini e i loro figli.

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Spagna, l’ Ocse lancia l’allarme sul lavoro “precario” e “mal pagato”

05 lug 10:57 – (Agenzia Nova) – Dall’inizio della ripresa economica, la Spagna si e’ imposta come uno dei paesi occidentali che vanta la piu’ rapida creazione di nuovi posti di lavoro. Nonostante il dato positivo, pero’, esiste un grave problema di qualita’ degli impieghi e, di conseguenza, di retribuzione. A lanciare l’allarme, secondo il quotidiano “El Pais”, e’ un rapporto dell’Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico (Ocse) che denuncia “l’importante e crescente proporzione di lavori mal pagati o a tempo determinato involontario che rappresenta uno dei motivi principali che spiegano l’evoluzione negativa degli stipendi spagnoli”. “Queste sono le ferite della crisi”, ha commentato il responsabile Ocse, Angel Gurria, durante la presentazione dei dati a Parigi. L’organizzazione diretta dall’economista messicano specifica che il mercato lavorativo spagnolo “tende a essere inferiore alla media Ocse in numerosi indicatori di riferimento come il tasso di disoccupazione, storicamente alto e situato sopra il 16 per cento, e l’elevata tendenza a somministrare contratti a termine brevi”. Per Gurria, tutti questi fattori rendono il livello di sicurezza del posto di lavoro “il secondo piu’ basso nei paesi dell’organizzazione dopo la Grecia”.

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Spagna, al via le primarie del Pp fra dubbi e incognite

05 lug 10:57 – (Agenzia Nova) – Il Partito popolare spagnolo (Pp) chiama oggi alle urne i 66.706 militanti che si sono iscritti nelle liste elettorali per decretare il prossimo presidente dopo le dimissioni di Mariano Rajoy. I seggi saranno aperti dalle 9.30 alle 20.30 e lo spoglio portera’ da sei a due il numero degli sfidanti in corsa per l’ambita poltrona. Il voto finale, si legge su tutti i principali quotidiani iberici, e’ previsto per il 20 e 21 luglio, in occasione del Congresso del partito. I sei in campo – Mari’a Dolores de Cospedal, Soraya Sa’enz de Santamari’a, Pablo Casado, Jose’ Manuel Garci’a Margallo, Jose’ Ramo’n Garci’a Herna’ndez e Elio Cabanes – non solo si giocano la presidenza del partito che ha vinto le ultime tre elezioni politiche in Spagna ma, come previsto dallo Statuto del Pp, anche la possibilita’ di diventare il prossimo inquilino della Moncloa. I dirigenti del Pp temono una bassa affluenza in quanto alle votazioni e’ iscritto appena il 7,6 per cento della base del partito e un’elezione con pochi voti porterebbe a un nuovo presidente gia’ indebolito. Fra le polemiche, i dirigenti della formazione hanno scelto un giorno lavorativo perche’ temevano che, essendo luglio, “nel fine settimana la gente avrebbe preferito il mare”. Tale scelta pero’ non solo mette a rischio il voto dei lavoratori comuni ma anche quello degli europarlamentari, oggi impegnati nelle rispettive Camere. Il voto odierno, inoltre, si celebra fra accuse e critiche di quanti hanno denunciato pressioni ai militanti o un uso indebito delle strutture regionali per fare propaganda per uno o l’altro candidato. Il regolamento del Pp prevede che solo un massimo di due rivali si confronti al Congresso ma apre le porte anche alla possibilita’ che oggi venga decretato il successore di Rajoy nel caso in cui uno degli aspiranti ottenesse piu’ del 50 per cento dei voti e 15 punti di scarto dal secondo.

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Gran Bretagna, l’antiterrorismo conferma il “novichok” russo come causa del nuovo avvelenamento

05 lug 10:57 – (Agenzia Nova) – Cresce l’allarme in Gran Bretagna: l’antiterrorismo ha accertato che la coppia di cittadini britannici ricoverati in gravi condizioni all’ospedale di Salisbury sono stati avvelenati dal famigerato agente nervino russo “novichok”, lo stesso che nel marzo scorso fu utilizzato nel tentativo di assassinio dell’ex 007 sovietico SergeJ Skripal e di sua figlia Julia. La storia apre le prime pagine di tutti i principali giornali britannici in edicola oggi giovedi’ 5 luglio. Il quotidiano “The Guardian”, in particolare, riporta che ad accertare l’identita’ della sostanza che ha avvelenato il 45enne Charlie Rowley e la 44enne Dawn Sturgess, abitanti nella localita’ di Amesbury a circa 10 chilometri da Salisbury, e’ stato il laboratorio militare di Porton Down diventato famoso al grande pubblico proprio a causa dello scontro diplomatico-spionistico tra Gran Bretagna e Russia esploso dopo il “caso Skripal”. Le forze dell’ordine hanno avviato una vasta indagine per capire come, dove e quando la coppia di Amesbury sia stata contaminata dal “novichok”. E’ chiaro tuttavia, scrive il “Guardian”, che il nuovo caso di avvelenamento solleva seri dubbi sull’efficacia della lunga opera di decontaminazione condotta nei mesi scorsi dalle autorita’ di polizia e da quelle sanitarie a Salisbury e nei suoi dintorni, dopo il “caso Skripal”: gli esperti e gli scienziati avevano avvertito che il “novichok” e’ altamente letale e che la sua pericolosita’ e’ assai persistente nel tempo; ma e’ in qualche modo una sorpresa il fatto che questo agente nervino sia in grado di provocare cosi’ gravi danni alla salute a partire dalla esigua quantita’ che era stata spalmata quattro mesi fa sulla maniglia della porta dell’abitazione degli Skripal (il modo scelto dagli assassini per uccidere l’ex agente sovietico, secondo quanto ricostruito dai servizi segreti britannici). Appena un paio di settimane fa il principe di Galles, l’erede al trono Carlo, e sua moglie Camilla, la duchessa di Cornovaglia, erano stati chiamati a partecipare ad una cerimonia molto pubblicizzata organizzata per dichiarare ufficialmente “sicura” la zona di Salisbury, che e’ un’area a forte vocazione turistica anche grazie alla vicinanza del celebre sito archeologico preistorico di Stonehenge e la cui economia ha fortemente sofferto nei mesi seguiti al “caso Skripal”. Il nuovo avvelenamento di Salisbury inoltre, sostiene il “Guardian”, potrebbe danneggiare anche il tentativo messo in atto dalla Russia del presidente Vladimir Putin di “ripulire” la propria immagine internazionale ospitando i Campionati mondiali di calcio.

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Francia-Nigeria, il presidente Macron cerca di convincere i giovani africani a non emigrare

05 lug 10:57 – (Agenzia Nova) – In visita a Lagos, in Nigeria, il presidente francese Emmanuel Macron si e’ rivolto ai giovani imprenditori, incitandoli a costruire il loro futuro in Africa. Lo riporta “Le Figaro”, spiegando che il capo dello Stato francese ha fatto visita a una celebre discoteca locale, dove ha incontrato Fela Kuti, icona della musica locale. “I leader africani devono prendersi cura del loro popolo” ha detto Macron, che invitando le giovani generazioni a non partire ha voluto inviare un messaggio chiaro legato alla questione migratoria. “Ho una strategia per questo, e non consiste nel costruire un muro” ha detto il presidente parlando di immigrazione. “Abbiamo bisogno che un grande numero di africani conosca il successo e che gli europei conoscano meglio l’Africa” ha aggiunto i capo dell’Eliseo. L’obiettivo e’ quello di migliorare lo sviluppo economico dei paesi d’origine come Costa d’Avorio, Ghana e Senegal. Tuttavia, il quotidiano sottolinea che la qualita’ della vita non e’ l’unica ragione che spinge gli africani a partire. Dietro ai flussi migratori c’e’ anche il tema della sicurezza. In Nigeria il gruppo terroristico Boko Haram ultimamente ha aumentato gli attacchi. In questo quadro, sostiene il quotidiano, l’invito del presidente Macron non appare molto efficace.

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Immigrazione, associazioni francesi preoccupate per l’aumento di minorenni nei centri di detenzione

05 lug 10:57 – (Agenzia Nova) – Alcune associazioni francesi attive nel sostegno dei migranti hanno espresso preoccupazione nei confronti dei minorenni non accompagnati. Lo riferisce “Libe’ration”, dopo che sei associazioni martedi’ hanno pubblicato il loro rapporto annuale sui centri di detenzione ammnistrativa (Cra). Nel documento si sottolinea l’aumento di minorenni nei centri, che restano comunque in compagnia dei loro genitori. Lo scorso anno sono stati rinchiuse 304 bambini nella Francai metropolitana e 2.493 a Mayotte, certe volte “messi arbitrariamente con degli adulti”. Dati che indicano un aumento del 70 per cento rispetto al 2016. Il rapporto ricorda che tutto questo avvenuto nonostante le cinque condanne della Corte europea dei diritti dell’uomo. Le organizzazioni accusano lo Stato francese di utilizzare il metodo della detenzione per fini pratici visto che e’ piu’ semplice mettere nello stesso luogo piu’ persone sottoposte a un processo di espulsione. Due settimane fa il Controllore generale dei luoghi di privazione della liberta’ (Cglpl), Adeline Hazan, ha definito la situazione “molto allarmante” in quanto dal 2013 il numero di minorenni rinchiusi nei centri non ha smesso di aumentare.

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Germania, Seehofer: i rifugiati dovrebbero rimanere nei centri di transito per un massimo di 48 ore

05 lug 10:57 – (Agenzia Nova) – “Per quanto ci riguarda non ci saranno centri chiusi”: lo ha detto la presidente dei Socialdemocratici tedeschi, Andrea Nahles, dopo una riunione speciale dei deputati parlamentari dell’Spd in vista dell’incontro di oggi con la Cdu e la Csu. Nel frattempo il ministro dell’Interno, il cristiano sociale Horst Seehofer, ha dichiarato alla rete televisiva “N-tv” che i rifugiati non dovrebbero rimanervi piu’ di 48 ore. Dopo questo periodo di transizione saranno rimandati “nei Paesi da cui sono venuti”. Il ministro ha respinto anche le accuse che li definiscono come campi d’internamento: “non saranno ne’ un carcere, ne’ vi saranno filo spinato o cose simili”, ha specificato. Secondo Seehofer, basteranno le strutture della polizia federale a Passau, Rosenheim o all’aeroporto di Monaco di Baviera, e non sara’ necessario costruire nuovi grandi centri. Intanto sono previsti colloqui con il cancelliere austriaco Sebastian Kurz quest’oggi. La leader della Spd Nahles ha criticato in Parlamento il fatto che i centri di transito nell’accordo di coalizione non fossero in discussione. “Dalla firma dell’accordo di coalizione del 12 marzo, la questione dei rifugiati non e’ cambiata”, ha dichiarato. “Se si hanno ulteriori suggerimenti, occorre presentarli, giustificarli e votare con il partner della coalizione”. Ottimista su un accordo di coalizione il segretario generale dell’Spd Lars Klingbeil.

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Il segretario generale della Csu, “Anche all’Italia conviene riconciliarsi con la Germania”

05 lug 10:57 – (Agenzia Nova) – Per tre settimane, Cdu e Csu si sono scontrati in merito al respingimento dei richiedenti asilo, minacciando la stabilita’ del governo di coalizione tedesco. Il segretario generale dei Cristiano sociali Markus Blume, 43 anni, in una lunga intervista rilasciata alla “Sueddeutsche Zeitung” ha parlato del difficile compromesso raggiunto, che prevede l’apertura di centri di espulsione ai confini del paese. Quella emersa nei giorni scorsi “e’ una buona soluzione”, ha dichiarato il politico tedesco, ribadito che quanti sono gia’ registrati in un altro paese dell’Unione verranno respinti verso il loro paese di origine o, nella probabile assenza di accordi per il rimpatrio, direttamente al confine austriaco. “Anche all’Italia conviene riconciliarsi con la Germania, perche’ se non si arrivera’ ad un accordo i rifugiati verranno respinti sul confine tedesco-austriaco. E cosi’ fara’ l’Austria sul confine italiano”, ha dichiarato perentorio Blume. “Siamo tutti a favore di soluzioni multilaterali nello spirito dell’Europa comune, ma sognare non basta. Il fatto e’ che l’Europa oggi e’ modellata dai governi in cui i populisti siedono al tavolo dei ministri. E’ ingenuo credere che si possa progredire solo con la persuasione”, sostiene Blume. Il segretario ne ha anche per il presidente francese Emanuel Macron, che “quando afferma ‘prima l’Europa’, pensa segretamente ‘prima la Francia’”. Quello della migrazione, secondo il politico monacense, e’ il primo argomento per i Cristiano sociali. Chiunque lo ignori verra’ ignorato dagli elettori e si creera’ in questo modo “terreno fertile per il populismo”, sostiene Blume. La Csu, insomma, vuole combattere il populismo mutuandone battaglie e contenuti. Anche l’Spd, sostiene il politico, “si convincera’ della giustezza delle motivazioni dell’accordo”: “Se non ci si vuole ridurre come gli standard italiani di politica”, sostiene Blume, ci si deve rendere conto che “occorre affrontare problemi seri, anche se non erano previsti nell’accordo di coalizione”. La moderazione porta all’emarginazione, ammonisce Blume. “Le persone vogliono piu’ controllo, piu’ sicurezza. Vogliono che lo Stato ordini le cose”, prosegue l’esponente della Csu. I bavaresi, se necessario, devono essere, “oltre che gli ultimi prussiani, come sosteneva Franz Josef Strauss, anche gli ultimi europei”. Il linguaggio usato “non conta, anzi: bisogna parlare alla gente in modo da essere compresi”. In merito alla crescita nei sondaggi di Alternativa per la Germania (AfD), il politico bavarese ostenta tranquillita’: “L’AfD imparera’ quanto velocemente la popolarita’ basata sulla protesta si disperda di fronte alla soluzione dei problemi”. I toni duri usati contro il cancelliere Angela Merkel, conclude Blume, sono serviti per evitare che la Germania cadesse nelle mani dei populisti.

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Tria a “Bloomberg”, governo non verra’ meno al suo programma economico

05 lug 10:57 – (Agenzia Nova) – Il nuovo governo italiano intende includere misure per l’adozione della flat tax e di un reddito minimo di cittadinanza nella sua prima legge di bilancio, e dimostrare cosi’ ai mercati che l’Esecutivo non intende venir meno alle sue promesse ai cittadini nonostante le ristrettezze di bilancio. Lo ha dichiarato il ministro delle Finanze, Giovanni Tria, nel corso di una intervista concessa a “Bloomberg”. Il reddito di cittadinanza, ricorda l’agenzia economica Usa, e’ in cima all’agenda del Movimento 5 stelle, principale azionista del governo in carica; la flat tax, invece, e’ promossa dalla Lega, che trae una parte consistente del proprio sostegno elettorale dall’imprenditoria del Settentrione d’Italia. Le due misure “devono procedere di pari passo, in quanto necessarie a cambiare il sistema e sostenere la crescita economica”, ha dichiarato Tria nel corso dell’intervista. “L’incremento della crescita economica deve giungere dalla graduale attuazione del programma di governo”, ha aggiunto il ministro. “Questo cammino ci imporra’ di agire sia nella composizione degli introiti fiscali, sia sul fronte della spesa”. La discontinuita’ rispetto ai precedenti governi, afferma Tria, “non riguardera’ il livello di deficit, ma piuttosto il mix delle politiche”. Secondo il ministro delle Finanze, i dati e le simulazioni presentati dall’Italia a livello internazionale rendono “ingiustificabile” un eventuale declassamento del paese da parte delle agenzie di rating. Nel corso dell’intervista, Tria torna a ribadire che il governo italiano non ha alcuna intenzione di lasciare l’euro, e che intende rallentare, ma non interrompere, il cammino di riduzione del deficit. Il ministro si e’ anche detto convinto che il paese possa chiudere il 2018 rispettando gli obiettivi tracciati dal precedente governo senza il bisogno di una manovra aggiuntiva.

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