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Patuelli (ABI): “Arginare disordine criptovalute e costituzionalizzare il web”

Criptovalute

L’illegalità ed il crimine organizzato hanno fin dall’inizio salutato l’era digitale come un nuovo tempo dell’oro, un nuovo far west dove fare una montagna di affari e guadagnare in maniera illecita grandi quantità di denaro.

È sicuramente andata così, ma le autorità di polizia e le forze dell’ordine in generale sono riuscite nel tempo a contrastare tali attività illegali e porre un freno ai loro guadagni criminali. Un duro lavoro che però necessita di maggiore supporto istituzionale e regolatorio per ottenere risultati duraturi nel tempo.

Ci sono settori che per loro natura sono in prima fila in questa battaglia per la legalità, il rispetto delle regole e la massima trasparenza operativa, tra cui il sistema bancario, finanziario e del credito, spesso al centro di attività ambigue, che vedono proprio l’impiego di strumenti digitali innovativi.

Un esempio ne sono le criptovalute e la tecnologia blockchain.

Oggi, in occasione dell’assemblea annuale dell’Associazione bancaria italiana (Abi), il Presidente Antonio Patuelli, ha dichiarato nel suo intervento: “Bisogna porre argini al disordine delle criptovalute, che valute non sono, e ai fortissimi rischi di illegalità che nascondono”, si legge in un articolo del Sole 24 Ore.

Abbiamo ottimi motivi per ospitare l’Autorità europea antiriciclaggio”, ha precisato Patuelli, perché il settore bancario e finanziario sono “sempre più esposti a conflittualità e rischi insiti nelle potenzialità tecnologiche”.

A riguardo, è di ieri la notizia diffusa dall’Ansa che un gruppo di investitori italiani ed esteri ha avviato un’azione legale nei confronti della piattaforma Binance, attiva nelle criptovalute, per ottenere il rimborso dei capitali investiti.

Occorre inoltre “costituzionalizzare il web, per combatterne costantemente gli abusi e garantirne la sicurezza dagli infiniti rischi di illegalita, sopraffazioni e disuguaglianze”, ha aggiunto Patuelli.

Serve più equità innanzitutto, correggendo i privilegi fiscali dei grandi gruppi tecnologici internazionali“, ha affermato il presidente dell’Abi, secondo cui è ormai “indispensabile proseguire sulla strade della riduzione delle emissioni, della rapida crescita delle energie rinnovabili e dell’economia sostenibile“.

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