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Parigi sarà il nuovo centro finanziario europeo, Catalogna, Accordo Usa-Canada per il NAFTA

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Brexit, Parigi si avvia a diventare il principale centro finanziario dell’Europa continentale

01 ott 10:54 – (Agenzia Nova) – Parigi sta emergendo come lo “hub” favorito per le transazioni finanziarie nell’Europa continentale, mentre alcune delle piu’ grandi banche e societa’ globali di gestione capitali si preparano alla “vita dopo la Brexit” trasferendo via da Londra e verso la capitale francese le loro attivita’ di investimento nei paesi Ue: a questa tendenza il quotidiano economico britannico “The Financial Times” dedica titolo ed articolo di apertura della sua prima pagina in edicola oggi lunedi’ 1° ottobre. Avanguardia di questa tendenza sono i colossi statunitensi Bank of America e Citigroup: nel corso dell’estate Bank of America ha accelerato i suoi preparativi in vista della Brexit, annunciando i dettagli della sua nuova sala contrattazioni parigina che ospitera’ mille operatori. Anche i rivali di JPMorgan Chase sono sempre piu’ attratti dalla capitale francese, anche se il gigante di Wall Street non ha ancora reso noto ufficialmente quanto grandi saranno le proprie strutture operative che installera’ a Parigi: “Con il tempo, ed a seconda di come si sviluppera’ il nuovo centro finanziario in Europa, noi faremo quello che facemmo 20 anni fa a Londra e svilupperemo i nostri uffici nella capitale francese”, ha dichiarato al “Financial Times” Daniel Pinto, il capo del settore investimenti di JPMorgan. Fino a pochissimo tempo fa, ricorda il quotidiano economico britannico, era ancora tutta aperta la competizione tra le varie piazze finanziarie dell’Eurozona per convincere ed attrarre i maggiori attori internazionali: banchieri, assicuratori e gestori di capitali infatti si stavano affrettando a creare nuove strutture in varie citta’, adattandole ai diversi requisiti legali e regolamentari, per non farsi cogliere impreparati nel caso che la Brexit dovesse impedire di poter continuare ad operare da Londra nei 27 paesi dell’Unione Europea; Francoforte e Dublino sembravano dominare la battaglia. Ma ora i protagonisti dell’industria finanziaria sono concordi nell’indicare Parigi come “scelta numero 1”: la capitale francese sembra ormai avviata a trionfare nell’attrarre soprattutto le attivita’ di trading, il premio piu’ ambito grazie al volume di tasse ed al numero di posti di lavoro che esse portano con se’ in dote al paese che le ospita. I capi delle grandi banche d’investimento e delle maggiori societa’ di gestione capitali si stanno rendendo conto che l’opzione piu’ conveniente e’ quella di scegliere un unico centro dominante, in cui concentrare la liquidita’ di mercato e le migliori professionalita’; e i progetti delle banche mondiali sono giocoforza spinti a seguire le orme dei loro clienti: verso Parigi appunto, dove almeno 70 societa’ di gestione, dai gruppi piu’ grandi ai piccoli hedge fund, hanno gia’ avviato gli iter burocratici necessari ad ottenere le licenze per operare in Francia. Capofila su questa strada e’ BlackRock: lo hanno assicurato al giornale fonti definite “vicine ai livelli decisionali” del piu’ grande fondo d’investimento del mondo, che amministra capitali e risparmi per 6.300 miliardi di dollari Usa (5.400 miliardi di euro, ndr) e starebbe persino considerando l’idea di designare Parigi come il proprio quartier generale pan-europeo. I suoi uffici parigini entro un anno potrebbero espandersi di 5-6 volte, arrivando a contare su uno staff tra i 200 ed i 300 dipendenti. Ne seguono l’esempio Morgan Stanley, che progetta di ampliare di 80 unita’ il suo personale nella citta’; e Goldman Sachs, che ha fatto sapere di considerare la Francia prioritaria nel suo piano di raddoppiare i suoi dipendenti in Europa; a sua volta la banca HSBC, che ha gia’ un grande ufficio francese, sta per trasferirvi da Londra almeno mille posti di lavoro. Paris Europlace, il gruppo lobbistico messo in piedi dal governo francese per perorare la causa di Parigi, prevede che almeno 3.500 posti di lavoro ben remunerati nel settore finanziario saranno regalati alla citta’ dalla Brexit. All’espansione parigina la Gran Bretagna sta cercando di opporre “ogni mezzo necessario” per difendere la posizione di Londra come centro finanziario globale: per il momento, ha detto al “Financial Times” John Glen, il sottosegretario britannico alle Attivita’ economiche con la delega sulla City, i numeri “soffiati” a Londra sono ancora limitati: “I dati concreti sono in totale contrasto con la straordinaria fioritura di retorica dei leader europei”, sulla falsariga del marketinfg francese basato sullo slogan “Come to Paris”. Ma Christian Noyer, l’ex governatore della Banca di Francia che attualmente coordina l’offensiva di seduzione di Parigi, e’ convinto che “banche ed asset manager cercheranno di concentrae le operazioni di trading in una sola localita’ dell’Ue: questo non significa che Londra non sara’ piu’ il pricipale centro finanziario”, ammette; “ma Parigi puo’ ben diventare il piu’ grande hub di contrattazioni dell’Europa continentale, grazie all’elezione del presidente Emmanuel Macron ed al ripristino da lui guidato in Francia di un atteggiamento favorevole agli affari reso evidente dalle nuove politiche in materia di tasse e di mercato del lavoro”.

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Argentina, per il governatore Banca centrale servono almeno due settimane per normalizzare il panorama finanziario

01 ott 10:54 – (Agenzia Nova) – Serviranno almeno un paio di settimane perche’ il nuovo sistema di controllo della valuta deciso dalla Banca centrale argentina (Bcra) possa dispiegare i suoi effetti restituendo stabilita’ e serenita’ al clima finanziario del paese. Lo ha detto il nuovo governatore della Bcra, Guido Sandleris, in una lunga intervista concessa al quotidiano “La Nacion”. Da oggi, lunedi’ 1 ottobre, esordisce il meccanismo elaborato dalle autorita’ monetarie e di governo per riportare sotto controllo le fluttuazioni del dollaro. Un’azione che verra’ accompagnata da una frenata decisa all’emissione di valuta, elemento necessario per arginare l’inflazione e impedire che la moneta in eccesso possa scaricarsi in acquisti del biglietto verde. “Ogni volta che si mette in moto un nuovo schema c’e’ un periodo di transizione e adattamento del mercato”, ha spiegato Sandleris fissando in “un paio di settimane” la fase fisiologica di transizione. Da lunedi’, l’autorita’ monetaria interverra’ sul valore del cambio, ogni volta che il peso uscira’ da una fascia compresa tra le 44 e le 34 unita’ per ogni biglietto verde scambiato. Nel caso si dovesse superare il tetto massimo, la Bcra potra’ in automatico vendere fino a 150 milioni di dollari al giorno per dare liquidita’ al mercato e “prevenire oscillazioni ingiustificate”. In caso di calo sotto la soglia minima di 34 pesos, si interverra’ ritirando moneta internazionale per rimpinguare le riserve. Negli ultimi giorni della settimana, nonostante la chiusura di un accordo col Fondo monetario internazionale (Fmi) che garantisce ulteriori prestiti a Buenos Aires e l’annuncio dell’entrata in vigore del nuovo schema sui cambi, i mercati hanno continuato a penalizzare il peso e la Borsa. Una dinamica che Sandleris intende sconfiggere con un comportamento “molto diverso” da quello sin qui dispiegato dalla Bcra: le regole chiare fissate per l’intervento della banca sul cambio, pur rispettando un ampio margine di fluttuazione, dovranno nel tempo abituare i mercati a un comportamento privo di sostanziali imprevisti. E inoltre, “l’obiettivo dell’aumento zero nella base monetaria significa che si cerchera’ di evitare che ci siano soldi liquidi in eccesso nell’economia che possano alimentare la domanda di dollari”. Al tempo stesso, la banca non interverra’ sul tasso di interesse, “che verra’ rimesso alla domanda e offerta di pesos. Non si puo’ controllare sia la quantita’ di un bene sia il suo prezzo. L’unica cosa che vogliamo fare e’ rendere chiara la quantita’ di solri che dobbiamo assorbire ogni giorno”.

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Stati Uniti, nomina Kavanaugh, Democratici insoddisfatti nonostante il via libera di Trump a una nuova indagine dell’Fbi

01 ott 10:54 – (Agenzia Nova) – Il presidente degli Stati Uniti, Donald Trump, ha acconsentito a richiedere una nuova indagine del Federal Bureau of Investigation (Fbi) – la settima – sul suo candidato alla Corte Suprema Brett Kavanaugh, dopo le richieste dei Democratici seguite alle accuse non circostanziate di violenza sessuale piovute sul giudice al culmine del processo di nomina. La concessione del presidente, pero’, non ha fatto altro che innescare nuove polemiche da parte dei Democratici, che contestano a Trump di aver imposto alla nuova indagine un limite temporale e di averla limitata al solo caso oggetto dell’audizione al Senato, la scorsa settimana. Due funzionari dell’amministrazione Trump hanno detto domenica che la Casa Bianca non ha posto alcun limite all’indagine dell’Fbi sulle accuse di violenza sessuale nei confronti di Kavanaugh, ma si e’ anche opposta a una “spedizione di pesca” che potrebbe portare a protrarre l’indagine indefinitamente, danneggiando ulteriormente la famiglia del giudice e rendendo impossibile il completamento del processo di nomina. Le dichiarazioni, rilasciate dalla portavoce della Casa Bianca, Sarah Huckabee Sanders, e dal consigliere del presidente Dnald Trump, Kellyanne Conway, in alcune interviste televisive, hanno fatto seguito alla notizia che gli investigatori federali stanno inseguendo accuse fatte da due donne ma non da una terza, Julie Swetnick, che ha firmato una dichiarazione giurata del tutto inverosimile, accusando Kavanaugh di aver assistito e partecipato a molteplici stupri di gruppo con l’usco di droga decenni fa, una circostanza di cui non esistono testimoni, denunce ne’ alcuna traccia nei verbali delle forze dell’ordine. Un Alto funzionario degli Stati Uniti, che ha chiesto di rimanere anonimo, ha confermato domenica che Swetnick non dovrebbe essere interrogata e le interviste relative alle altre accuse saranno limitate a Kavanaugh, i primi due accusatori e le persone che sono state identificate come presenti agli incidenti.

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Usa-Canada, accordo in extremis per la riscrittura del Nafta, nasce l’Usmca

01 ott 10:54 – (Agenzia Nova) – Autorita’ statunitensi e canadesi hanno raggiunto un accordo alla mezzanotte di ieri per riscrivere l’Accordo nordamericano di libero scambio (Nafta), preservando cosi’ un’area di libero scambio del valore di 1.200 miliardi di dollari. Il nuovo accordo trilaterale, battezzato United States-Mexico-Canada Agreement (Usmca) evita l’imposizione di dazi, ma rendera’ meno conveniente per le aziende spostare la produzione di auto e altre merci dagli Usa a Canada e Messico. Dopo un mese di difficili negoziati tra Washington e Ottawa, ricorda il quotidiano “Wall Street Journal”, che sembravano vicini al fallimento la scorsa settimana, i due paesi sono riusciti a superare le divisioni, in particolare sulla richiesta degli Stati Uniti di un maggiore accesso al mercato lattiero-caseario del Canada, un tasto politicamente delicato per il Canada. Gli Stati Uniti e il Messico hanno raggiunto il loro accordo di revisione un mese fa e avevano chiesto al Canada di firmare entro il 30 settembre. L’intensa attivita’ diplomatica degli ultimi quattro giorni aveva rinnovato le prospettive di un imminente accordo trilaterale. Per i negoziatori canadesi, uno dei maggiori problemi lasciati sul tavolo sabato sera era la richiesta di ottenere una qualche forma di protezione dalle nuove tariffe automobilistiche statunitensi. Altre questioni controverse comprendono l’accesso ai mercati caseari canadesi per le merci Usa e l’insistenza del Canada a mantenere nel nuovo trattato un meccanismo di risoluzione delle controversie che rende piu’ facile per Ottawa sfidare le barriere commerciali degli Stati Uniti. L’amministrazione Trump ha fatto pressione per abbandonare questa disposizione nel nuovo trattato. La scadenza del 30 settembre era stata fissata a causa di una combinazione di fattori. I messicani hanno detto che preferiscono che l’accordo sia firmato dal presidente uscente Enrique Pena Nieto, il cui mandato scade il 30 novembre. A Washington, invece, la legge impone a un presidente di rendere pubblico il testo di un accordo commerciale 60 giorni prima che lui o lei possa firmarlo. I collaboratori della Casa Bianca hanno detto nei giorni scorsi che avevano in programma di divulgare il testo del nuovo accordo domenica per rispettare quella scadenza, con o senza l’adesione del Canada. Il Congresso deve inoltre ratificare qualsiasi trattato rinegoziato prima che possa entrare in vigore, un processo che potrebbe richiedere mesi.

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La Catalogna celebra il primo anniversario del referendum del 1-O

01 ott 10:54 – (Agenzia Nova) – Massima tensione in Catalogna dove gli indipendentisti hanno chiamato in piazza la popolazione per celebrare il primo anniversario del referendum illegale del 1 ottobre. Nella giornata di oggi sono previste diverse manifestazioni a Barcellona e in altri punti della Generalitat dopo lo scontro che si e’ aperto sabato fra il governo e i separatisti di sinistra a causa delle accuse lanciate dai Mossos d’Esquadra. Lo scrive il quotidiano “El Pais”, aggiungendo che a seguito dei nuovi contrasti, Candidatura di unita’ popolare (Cup) e altre organizzazioni a sostegno dell’autodeterminazione hanno chiesto le dimissioni del ministro dell’Interno, Miquel Buch, e minacciano ora di bloccare le principali arterie della Comunita’ in segno di protesta. Il presidente della Generalitat, Quim Torra, e gli altri membri del governo commemoreranno il primo anniversario a Sant Julia’ de Ramis (Girona) ricordando le centinaia di persone che avrebbero voluto votare il referendum ma non ci riuscirono a causa delle cariche della polizia. Intanto, secondo il quotidiano “El Mundo”, tre giorni prima del voto del 2017, i comandanti dei Mossos d’Esquadra ebbero l’opportunita’ di cambiare il destino del corpo. Il 28 settembre, infatti, i vertici della polizia locale provarono a convincere l’allora presidente Carles Puigdemont, il suo braccio destro Oriol Junqueras e il ministro dell’Interno, Joaquim Forn, a fare un passo indietro e revocare la consultazione per “motivi di sicurezza”. Fallirono. Lasciando il vertice, i dirigenti dei Mossos decisero di prendere le distanze dal governo e di spiegarne pubblicamente i motivi ma alla fine, invece, non fecero nulla di tutto cio’ e non rilasciarono alcuna dichiarazione. “Siamo stati ingenui perche’ non abbiamo spiegato la nostra opinione, e’ stato un errore”, ha ammesso un’alta carica a un anno di distanza. La nuova cupola della polizia, diretta da luglio dal commissario capo Miquel Esquius, non vuole ora ripetere lo stesso sbaglio e ha lasciato intendere che se la polizia sara’ chiamata in causa nuovamente, non si mostrera’ neutrale e passiva.

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Francia, Macron cerca di correggere la sua immagine durante la visita nella Antille francesi

01 ott 10:54 – (Agenzia Nova) – Durante la visita di quattro giorni nelle Antille francesi il 29 settembre scorso, il presidente della Francia Emmanuel Macron ha cercato di correggere la sua immagine, mostrandosi vicino alle realta’ in difficolta’. A un anno dal passaggio dell’uragano Irma sull’arcipelago, il capo dello Stato francese e’ tornato sui luoghi colpiti dal cataclisma per accertarsi di persona dello stato di avanzamento dei lavori ricostruzione e incontrare la popolazione locali. Al disastro naturale si aggiungono una serie di problemi sociali ed economici che colpiscono i territori dell’Oltremare francese, come l’alto tasso di disoccupazione, l’inquinamento da clordecone e la proliferazione di alghe tossiche. Macron ha chiesto agli abitanti locali del tempo per vedere gli effetti delle riforme intraprese dal governo. “E’ necessario che le persone vedano dei cambiamenti ne loro quotidiano, dei piccoli segnali”, spiega un consigliere. Il capo dell’Eliseo ha voluto allontanare le critiche che spesso lo dipingono come un presidente arrogante e distante dai problemi dei cittadini. “Continuero’ ad essere naturale, rispondere alle persone in modo molto diretto come mi vedete fare”, ha detto Macron al settimanale “Le Journal de Dimanche”. Gli incontri con gli abitanti del posto sono stati un’occasione per spiegare le riforme intraprese, in un momento in cui la popolarita’ e’ scesa ai minimi.

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Francia, ricomincia il duello tra il presidente Macron e Marine le Pen in vista delle prossime elezioni europee

01 ott 10:54 – (Agenzia Nova) – Il presidente francese Emmanuel Macron, e la leader del Rassemblement National (ex Front National), Marine Le Pen, tornano rivali in vista delle prossime elezioni europee, che si terranno a maggio del 2019. Lo scrive il quotidiano francese “Le Monde”, che considera il voto di maggio come “la partita di ritorno” dopo le elezioni presidenziali tenute in Francia nello scorso anno. Secondo il capo dello Stato francese, le europee saranno un confronto dove si opporranno “progressisti contro conservatori”, mentre Marine Le Pen preferisce la formula “nazionalisti contro mondialisti”. La leader dell’estrema destra francese conta di far leva sul successo del suo alleato italiano, il ministro dell’Interno Matteo Salvini, denunciando la “alluvione migratoria” che sta travolgendo la Francia. La strategia di Le Pen punta a raccogliere tutti i delusi sotto un’unica bandiera. A sua volta, Macron cerca di risollevare l’immagine nei sondaggi ammettendo le proprie colpe e spiegando ai francesi le riforme attuate dal governo. Il presidente francese deve evitare una frattura con l’elettorato popolare. “Il mio mandato dura cinque anni” ha detto Macron, ricordando che al di la’ de risultati delle europee di maggio la vera sfida si giochera’ alle prossime presidenziali.

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Germania, Gauland (AfD), possibile coalizione con Cdu conservatrice

01 ott 10:54 – (Agenzia Nova) – Il partito di destra Alternativa per la Germania (AfD), all’opposizione al Bundestag, potrebbe formare una coalizione con l’Unione cristiano-democratica (Cdu), attualmente al governo a Berlino con Unione cristiano-sociale (Csu) e Partito socialdemocratico (Spd). E’ quanto affermato da Alexander Gauland, capogruppo di AfD al Bundestag, il parlamento federale della Germania. Secondo quanto rifierto dal quotidiano tedesco “Handelsblatt”, Gauland ha affermato: “Non credo che AfD possa raggiungere il 50 per cento alle elezioni, pertanto abbiamo bisogno di un alleato con cui formare una coalizione”. Dicendosi “scettico” circa un’alleanza con il Partito liberaldemocratico (Fdp), l’esponente di AfD ha evidenziato che una coalizione co Verdi, Sinistra e Spd e’ “impossibile”. Pertanto, ha aggiunto Gauland, “rimane soltanto un’alleanza con la Cdu trasformata in maniera ragionevole” ossia in senso conservatore. Il cancelliere tedesco Angela Merkel, che guida la Cdu, e altri esponenti del partito hanno immediatamente respinto l’ipotesi avanzata da Gauland.

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Italia, con manovra bilancio populisti al governo sfidano Eurozona e mercati finanziari

01 ott 10:54 – (Agenzia Nova) – Nonostante sia l’Italia sia “rapidamente crollata politicamente ed economicamente negli ultimi anni”, i populisti al governo del paese “sfidano non soltanto l’Eurozona, ma anche i mercati finanziari” con la manovra di bilancio. E’ quanto scrive il quotidiano tedesco “Handelsblatt” commentando la nota di aggiornamento al documento di economia e finanza approvata a palazzo Chigi il 28 settembre scorso. Il provvedimento dispone un rapporto tra deficit e Pil pari al 2,4 per cento per i prossimi tre anni, che per “Handelsblatt” potrebbe aggravare ulteriormente il debito dell’Italia. In particolare, “i populisti di Roma fingono che la montagna del debito da due miliardi di euro non esista e possano andare a tutto gas indebitandosi ancora”. Un simile “gioco di potere”, si legge su “Handelsblatt”, e’ “pericoloso sia per l’Italia sia per l’Eurozona”. Diversamente da Germania e Francia, l’Italia come “terza economia tra gli Stati che adottano l’euro non e’ riuscita a superare le sfide della globalizzazione”. Inoltre, gli investitori non operano in Italia a causa di un “apparato statale ingombrante con la sua eccessiva burocrazia” e di “infrastrutture in parte miserevoli” che fungono “da sistematico deterrente”.Intanto, “i premi al rischio sui titoli di Stato italiani stanno aumentando, le banche sono sotto pressione ed e’ iniziata la fuga dei capitali”. Il crollo del mercato italiano, avverte “Handelsblatt”, potrebbe essere “ingestibile” in caso di recessione o di netto aumento dei tassi di interesse”. In tal caso, “l’Eurozona dovrebbe affrontare una prova senza precedenti: forse, dovrebbe gestire per la prima volta l’uscita di un paese”. Secondo “Handelsblatt”, l’Unione monetaria “non e’ in grado di assorbire l’Italia dal punto di vista finanziario, se non altro per le sue dimensioni”. Inoltre, il Fondo di salvataggio europeo “sarebbe oberato dalla montagna del debito italiano ed e’ difficile immaginare membri dell’Eurozona virtuosi come la Germania, i Paesi Bassi e la Finlandia garantire miliardi di crediti per gli irresponsabili populisti italiani”. L’Eurozona “non avrebbe altra scelta, quindi, che isolarsi: deve proteggere gli altri Stati membri e le loro banche dal partecipare alla tendenza negativa dell’Italia”. Per l’Italia stessa “non vi sarebbe piu’ alcuna ancora di salvezza nell’unione monetaria”. Il paese rischia dunque di trovarsi in una situazione paragonabile a quella dell’Argentina, conclude “Handelsblatt”: iperinflazione, disoccupazione, impoverimento”. Tutto dimostra come “il prezzo del rifiuto politico della realta’ e’ pagato da tutti, non solo dai suoi responsabili”.

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