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Parental control, il governo fa “copia e incolla” della norma esistente. Meloni: “Su blocco siti porno per minori e verifica età online intervenga Parlamento”

Alla fine nessuna novità. Rispetto alla promessa dei giorni scorsi “stop porno ai minori”, il governo Meloni, nel Consiglio dei ministri di ieri, non ha indicato una nuova soluzione tecnologica per contrastare l’accesso ai siti porno da parte dei minori. Né il blocco ai siti con contenuto porno per i giovanissimi né l’uso di app di terze parti per verificare l’età degli utenti online. Quello che è stato annunciato sul parental control è una misura che esiste già. 

Cosa ha deciso il governo Meloni sul parental control

Si prevede l’obbligo, ha deciso ieri il Governo, per i fornitori dei servizi di comunicazione elettronica, di assicurare la disponibilità delle applicazioni di controllo parentale gratuite nell’ambito dei contratti di fornitura di tali servizi. A regime, si prevede inoltre l’obbligo per i produttori di dispositivi di telefonia mobile (e simili) di assicurare l’installazione di default di tali applicazioni nei nuovi dispositivi immessi sul mercato.

In gran parte questo è già contenuto nella legge 30 aprile 2020, n. 28 in materia di “sistemi di protezione dei minori dai rischi del cyberspazio”, che prevede, nei contratti per i semplici consumatori, l’implementazione di sistemi di parental control da parte degli operatori sia sugli smartphone sia sui siti web. Sono esclusi dall’ambito di applicazione i contratti rivolti ad una clientela di tipo business.

E, come anticipato da Key4biz, il parental control previsto dalla legge di più di 3 anni fa – nata dalla ‘norma Pillon’ – sarà operativo dal 21 novembre prossimo, grazie alle linee guida di AGCom.

Ora con la norma del governo Meloni AGCom dovrà rifare lo stesso lavoro?

Il parental control previsto dalla precedente legge potrà comunque scattare? 

O ancora “va dato tempo ai produttori di inserire l’app del parental control”, come ha detto la ministra per la Famiglia Eugenia Roccella in conferenza stampa?

“Il parental control è la misura minima”, ha affermato Giorgia Meloni. La premier ha anche spiegato perché il governo, alla fine, non ha deciso con un decreto legge il blocco dei siti porno per i minori né il ricorso alle app per l’age verification.

Meloni: “Il blocco dell’accesso dei minori ai siti porno e la certificazione dell’età online dei minori è una materia molto complessa. Spera intervenga il Parlamento”

“Il blocco dell’accesso dei minori ai siti porno e la certificazione dell’età online dei minori è una materia molto complessa, sulla quale si sta interrogando mezzo mondo e non considero giusto intervenire per decreto”. “Spero”, ha continuato Meloni, “le forze politiche, qualcuna ha già presentato delle proposte (il riferimento è a quella di Azione n.d.r.), e il Parlamento possano rafforzare il decreto in sede di conversione o con altri provvedimenti”. 

Anche stop a smartphone e altri device gli under 14 più pericolosi

Infine, sul rapporto baby-gang e nuove tecnologie, il Consiglio dei ministri ha previsto che il Questore possa proporre all’Autorità giudiziaria di vietare, a determinati soggetti di età superiore ai 14 anni, di possedere o utilizzare telefoni cellulari e altri dispositivi per le comunicazioni dati e voce quando il loro uso è servito per la realizzazione o la divulgazione delle condotte che hanno determinato l’avviso orale.
Come si realizza, concretamente?
Basta poi chiedere a un amico di 15 anni, età minima richiesta, di farsi intestare la SIM e farsi poi anche comprare lo smartphone?

“Questa singola misura non è risolutiva”, ha concluso Meloni, “non va vista singolarmente, ma insieme alle altre misure adottate” in materia di sicurezza e di prevenzione della criminalità minorile. Eccole tutte.

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